Del: 2 Dicembre 2016 Di: Carlotta Ruocco Commenti: 0

A Pieter Paul Rubens (Siegen, 1577 – Anversa, 1640), pittore fiammingo di fama mondiale, è dedicata la mostra nel Palazzo Reale di Milano, dal 26 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017.

Dopo un esordio dal gusto classicheggiante, il viaggio in Italia conferisce all’artista l’opportunità di sviluppare un linguaggio sempre più innovativo che riporta alla mente il tocco di grandi artisti italiani, da Michelangelo Buonarroti a Caravaggio.

L’artista fiammingo è comunemente ritenuto il padre del Barocco – movimento artistico-letterario nato a Roma tra il XVII e il XVIII secolo -, nonché figura emblematica della storia dell’arte europea, in particolar modo nordica e francese. Viene sovente considerato e ricordato entro i confini della sua regione natale, nonostante il soggiorno in Italia durato otto anni e la profonda influenza esercitata dal Maestro sugli artisti italiani più giovani: tra gli altri, citiamo Gian Lorenzo Bernini e Luca Giordano, soprannominato “Luca Fapresto”, destinati a diventare i protagonisti indiscussi della stagione barocca: sono loro alcune delle realizzazioni affiancate a quelle di Rubens.

La penisola italiana è dunque fondamentale per il Maestro di Siegen: a ragion veduta, si attribuiscono a lui i primi segnali della diffusione in loco del Barocco, al punto che vi è chi ama definirlo e celebrarlo come “un pittore italiano”.

Il leit motiv della mostra, che si sviluppa attraverso l’esposizione di quaranta opere dell’artista ed altre trenta di autori a lui molto vicini e che a lui s’ispirano, per un totale di settanta lavori, è il suo singolare rapporto con l’arte greca e classica in genere e il vivo interesse che Rubens nutre per i grandi talenti del Rinascimento, quali Jacopo Robusti, noto ai più come Tintoretto ed Antonio Allegri detto il Correggio.

Leda e il cigno

Il risultato di questo percorso intriso di genio ed ispirazione è unico nel suo genere: immense figure campeggiano sulle opere, occupandole quasi interamente e lasciando chi guarda immerso in un’armonia di forme e colori intensi. Ogni dettaglio, inclinazione e sfumatura ha un fine ben preciso.

E’ solo analizzando le opere più da vicino che diventa possibile chiarire il tema complesso dell’opposizione che Anna Lo Bianco, la curatrice della mostra, riesce a esemplificare attraverso un’attenta e rigorosa selezione dei quadri esposti.

Elemento preponderante nel corpus di opere che è possibile ammirare a Palazzo Reale è senza dubbio l’antitesi fra le zone intensamente illuminate e le parti più in ombra.

Nei numerosi ritratti che si incontrano tra i corridoi di Palazzo Reale, uno dei più significativi è quello della figlia dell’artista, la piccola Clara Serena, accostato al ritratto di un “fanciullo qualunque” del Bernini, che imita l’artista protagonista. Sostanziale differenza tra le due opere è l’identità del personaggio ritratto, che nel primo caso è bene identificato e caro all’autore, mentre nel secondo caso è un perfetto sconosciuto dallo sguardo triste e malinconico. Gli occhi verdi della bambina, invece, sono accesi e vividi, grazie all’effetto reso da due precise e decise pennellate bianche.

Ritratto di Clara Serena Rubens

La “lumeggiata” – così è definita la tecnica di rendere l’effetto della luce sulla superficie di un disegno – deriva dall’esperienza del già citato Tintoretto, da cui Rubens trae spunto.

Nella stanza successiva, altri due ritratti catturano l’attenzione dello spettatore: questa volta si tratta della medesima persona raffigurata in due angolazioni differenti, un anziano signore. Nel ritrarre le cosiddette “teste di uomo”, Rubens traccia alcune linee fondamentali, i lineamenti di esemplare, che sfrutterà in numerose altre opere: l’ispirazione, spiega la guida, proviene dalla ritrattistica scultoria dell’arte greco-romana.

Sempre sull’onda della contrapposizione, un altro ritratto pare smentire quanto ammirato finora: nel quadro in cui è rappresentato l’umanista Scioppius, l’introspezione è protagonista. Rubens non si limita a comporre pose stereotipe ed esemplari, ma dà vita ad un’opera  psicologica di esame spirituale. È definito un “ritratto parlante”.

Ritratto di Kaspar Scioppius

Una delle opere esposte dalla quale emerge in modo più significativo ed evidente l’influenza dell’arte scultorea è il “Compianto su Cristo morto”: le lacrime di Maria Maddalena, a fianco di Cristo, sono riprese dalle lacrime di Proserpina nel gruppo scultoreo del “Ratto di Proserpina”, capolavoro che il Bernini eseguì tra il 1621 e il 1622.

Contrapposizione, espressioni studiate e toccanti, paesaggi lontani e figure imponenti: questi di certo i tratti predominanti in un operato artistico non trascurabile.

Compianto su Cristo morto

L’esposizione milanese, curata dall’architetto Anselmi, rappresenta un unicum, grazie anche all’apporto di prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni al mondo, tra cui il Museo del Louvre di Parigi. Tra classico e innovativo, buio ed illuminato, la mostra di Rubens offre una squisita scelta di prodotti artistici al fianco di illustri esempi scultorei e rinascimentali, per un risultato di cui vale la pena fare esperienza.

Carlotta Ruocco
Sono nata a Lecco nel 1995 e - circa da quando ne ho facoltà - scrivo. Ho iniziato con gli scarabocchi sul muro della cameretta, poi ho deciso che avrei voluto farne un mestiere. Ci sto lavorando. Nell’elenco delle mie cose preferite al mondo ci sono le colazioni all’aperto, i discorsi pieni e le copertine di Internazionale.

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