
Ricordare è un dovere. Nel nostro paese sono numerosissimi gli interventi per tenere viva la memoria della Shoah che pian piano pare sbiadirsi. Non sembrano bastare film, documentari, libri addirittura testimonianze dirette dei sopravvissuti ai campi di sterminio. Pare infatti che tra i numerosissimi turisti che visitano le vecchie strutture dei campi di prigionia o dei memoriali, ci sia una parte a cui le sei milioni di vittime lasciano una certa indifferenza: lo testimoniano le numerose foto che compaiono su Facebook e su Instagram scattate proprio in quei luoghi, come ad esempio, selfie in cui si fanno boccacce o addirittura ci si esercita in pose yoga, scattate e postate sui social taggando il Memoriale dell’Olocausto di Berlino, un campo composto da quasi 3000 steli a cui fanno visita circa 500mila persone all’anno. Evidentemente è servita la provocazione di Shahak Shapira, giovane artista ebreo cresciuto in Germania trasferitosi a Berlino quando aveva 14 anni, che per tutto il 2016 si è adoperato per raccogliere molte di queste fotografie trovate sui social per tentare di dare un buon senso a scatti tanto ridicoli quanto inappropriati.
Con un fotomontaggio i soggetti delle foto vengono trascinati in brutali scatti storici e quindi raccolti nella pagina web YOLOCAUST ,aperta settimana scorsa che ironizza usando l’ hashtag “You Only Live Once”, uno dei più usati dai giovani. Le foto trovate sui vari social sono state prese e ritoccate senza chiedere alcun permesso ai proprietari i quali però nella maggior parte dei casi pare abbiano capito la lezione, come il ragazzo utilizzato da Shapira per il primo fotomontaggio.
Il ragazzo ha contattato l’artista presentandosi come «il tizio che ha ispirato YOLOCAUST, quello che salta sulla testa dei…» dicendosi molto addolorato per quello che aveva scritto e che dopo aver visto se stesso saltare non più tra steli commemorative, non ha più trovato il coraggio di riscrivere.
«Non mancano di rispetto ai morti: il Memoriale non è lì per gli ebrei o per le vittime del nazismo. È un monito morale per le future generazioni. Queste immagini dimostrano quanto facilmente si possano dimenticare le tragedie del passato»
ha spiegato Shapira che racconta di aver ricevuto solo una richiesta per la rimozione delle fotografie, prontamente esaudita. YOLOCAUST ha raggiunto moltissimi internauti che hanno commentato nelle maniere più diverse, da chi rivolge all’artista insulti antisemiti a chi invece si pente degli scatti e invita a una riflessione più profonda quando si visitano i luoghi dedicati alla Shoa e più in generale, delle tragedie.
YOLOCAUST ha superato le 12 milioni di visite e sono in molti, tra cui anche il personale e i responsabili del Memoriale di Berlino o insegnanti che hanno ringraziato l’artista per il suo lavoro definendolo ideale per i giovani ai quali va tramandata questa pesante e dolorosa tradizione