Del: 10 Febbraio 2017 Di: Elena Cirla Commenti: 0

La notte del 2 febbraio 2016 Théo, un ragazzo francese 22enne, è stato seviziato da quattro poliziotti nella banlieue parigina di Aulnay-sous-Bois. È stato immobilizzato da tre agenti, che l’hanno picchiato, mentre uno lo violentava con un manganello. Le ferite riportate sono gravissime.

Dal suo letto d’ospedale la vittima ha espresso la propria gratitudine nei confronti di Hollande – dopo che il presidente gli ha fatto visita – e la preoccupazione per la sua città, da tempo lacerata da scontri nelle periferie. “Spero che sappiate che amo molto la mia città, per favore ragazzi, vorrei davvero ritrovarla come l’ho lasciata” ha detto, aggiungendo “dunque ragazzi, fermate la guerra. Restiamo uniti, ho fiducia nella giustizia. Giustizia sarà fatta”.

Anche se questa giustizia in cui Théo crede tanto sta tardando ad arrivare. La polizia, dopo una settimana di indagini, ha definito “accidentali” le ferite inferte al giovane e l’atto “non volontario”. La ricostruzione ufficiale è che il ragazzo, “a cui i pantaloni erano scivolati a terra da soli”, è stato picchiato con un manganello “sulla schiena, in senso orizzontale”. Non sussisterebbe, per l’IGPN – l’ispezione generale della polizia nazionale – una “volontà deliberata di stupro”.

Anche se risulta davvero difficile comprendere come quattro agenti abbiano lacerato lo sfintere di un ragazzo con un manganello, provocandogli una ferita di 10 centimetri, senza intenzionalità.

Intanto, le proteste non mancano. Mercoledì sera si è tenuta, a Parigi, una manifestazione di protesta contro le violenze della polizia. In piazza più di 200 persone, unite dallo slogan “Justice pour Théo“. I parigini – e, in generale, i francesi – non sono contenti dell’accaduto. “È bene che ci sia una manifestazione a Parigi. L’obiettivo non è quello di infiammare la strada, ma abbiamo bisogno che la giustizia faccia il suo lavoro bene.” A Nantes e a Rennes, invece, le persone che hanno marciato per Théo sono rispettivamente 300 e 400.

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A chiedere che la giustizia faccia il suo lavoro è anche la famiglia del giovane. In un video per Le Parisien TV  la sorella di Théo, Elénoire, dice vedo chiaramente che non è stato un incidente. Spero che la situazione si calmi presto e che la gente comprenda che la polizia sta facendo il suo lavoro e continuerà a farlo. Perché quando succedono queste cose, non si può fare altro che agire. Non è Théo che aspetta. Non è la sua famiglia. E’ tutta la Francia che attende che le persone che portano l’uniforme rispettino e onorino il proprio mestiere.

A sostegno della famiglia, anche Jean-Luc Mélenchon, politico francese candidato all’Eliseo per il Partito Socialista, che chiede una giusta punizione per i poliziotti sotto accusa. Agli antipodi, invece, Marine Le Pen, che, in solidarietà degli agenti di polizia, ha visitato una serie di commissariati della banlieue. La leader del Front National ha elogiato il lavoro dei poliziotti e condannando le “sommosse”.

Elena Cirla
Studentessa di Lettere Moderne, classe 1994.
Amante dell'autunno, dei viaggi e del vino rosso.

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