Del: 4 Marzo 2017 Di: Barbara Venneri Commenti: 0

Il 2 marzo del 2016 veniva siglato l’accordo di fusione tra il gruppo Espresso-Repubblica e La Stampa-Secolo XIX che avrebbe portato ad una svolta nel panorama del mercato dell’editoria e, di conseguenza, nel giornalismo. L’operazione è ancora in attesa del risultato dall’istruttoria aperta dall’Antitrust, secondo la quale questa fusione potrebbe portare ad un monopolio del settore, oltre che ad una drastica riduzione del pluralismo informativo. Nonostante ciò, si pensa che l’accordo dovrebbe raggiungere la propria conclusione entro il marzo dell’anno corrente.

Secondo un comunicato stampa congiunto dello scorso anno, la fusione avverrebbe tramite l’incorporazione di ITEDI, la società editrice dei periodici La Stampa e Il Secolo XIX, con il Gruppo Editoriale Espresso, che permette pubblicazioni importanti come quella de L’ Espresso e La Repubblica. Al termine dell’operazione, che manterrà l’indipendenza delle testate, la CIR (Compagnie Industriali Riunite S.p.A), holding della famiglia De Benedetti – che oggi controlla il Gruppo Espresso – andrebbe a detenere circa il 43% del nuovo gruppo, mentre alla FCA (Fiat Chrysler Automobiles), che attualmente possiede il 77% di ITEDI, toccherebbe il 16% del capitale.

Il nuovo aggregato risultante da questi due gruppi, che insieme contano almeno 5,8 milioni di lettori ed un fatturato che raggiunge 750 milioni di euro, andrebbe così a controllare il 20% del mercato italiano della carta stampata.

A questo si aggiungono i 2,5 milioni di utenti dei siti online delle testate pubblicate dai succitati gruppi editoriali, facendo assumere alla nuova aggregazione una posizione importante anche nel mercato digitale.

Inoltre, con l’incorporazione di ITEDI a GELE, anche le attività delle loro concessionarie di pubblicità, rispettivamente Publikompass e Manzoni, andrebbero a cooperare. A causa della loro elevata importanza a livello locale, soprattutto per quanto riguarda le province di Torino e Genova, l’Antitrust ha aperto l’11 gennaio 2017 un’istruttoria da concludersi entro 45 giorni a partire dalla suddetta data per decidere se la fusione “porterà alla costituzione di posizioni di monopolio o quasi monopolio. Pertanto l’istruttoria è volta ad accertare se in tali mercati l’operazione di concentrazione è suscettibile di pregiudicare in maniera sostanziale e durevole le dinamiche concorrenziali.”.

Nonostante il gruppo Espresso abbia già venduto l’anno passato Il Centro di Pescara e La Città di Salerno per rispettare la legge sull’editoria del 1981 che stabilisce che ogni gruppo editoriale può avere al massimo il 20% delle tirature nazionali, il pluralismo informativo sembra essere comunque a rischio. In primo luogo, ogni qualvolta che nel campo dell’informazione si verifica una concentrazione, allora si riscontrerà sempre un calo del pluralismo.

In questo caso la criticità della situazione riguarda il fatto che la fusione coinvolga due tra i più diffusi giornali generalisti, La Stampa e La Repubblica. Inoltre diventa ancora più delicata se si pensa che essa si concluderebbe all’alba di un nuovo referendum riguardante il Jobs Act, delle primarie ed in vista di possibili elezioni, momenti nei quali per antonomasia i giornali dovrebbero diversificarsi maggiormente, proprio per salvaguardare la democrazia.

Barbara Venneri
Non chiamatemi Vènneri.

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