Del: 16 Marzo 2017 Di: Barbara Venneri Commenti: 0

Si è tenuta ieri, mercoledì 15 marzo, nell’aula 208 “Falcone Borsellino” dell’Università degli Studi di Milano, la quarta edizione della Giornata della Giustizia, durante la quale si è espresso Raffaele Cantone, magistrato in aspettativa e presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, sul tema “La corruzione in Italia oggi: tra prevenzione e repressione”. Introdotto dai saluti del Rettore Gianluca Vago e con la partecipazione di Edmondo Bruti Liberati – Procuratore della Repubblica di Milano – dei professori Fernando Dalla Chiesa e Gian Luigi Gatta e le giornaliste Serena Uccello e Raffaella Calandra, l’incontro ha messo in luce un fenomeno per molti anni discusso, ma ben lungi dall’essere risolto.

Se da un lato il tema della corruzione è sempre stato attuale e ha sempre riempito le pagine dei giornali, dall’altro la sua percezione da parte dell’opinione pubblica non è mai stata costante. Infatti, dopo la prima reazione di indignazione nei confronti dello scandalo di Tangentopoli svelato dall’inchiesta Mani Pulite, già alla fine degli anni ‘90 l’atteggiamento era cambiato, soprattutto nel momento in cui le indagini cominciarono a riguardare i cittadini singoli. «Si è anche cominciato a pensare che tutto sommato la corruzione non fosse neanche un danno. Addirittura un Ministro della Repubblica all’inizio degli anni 2000 disse che con il malaffare bisognava trovare il modo di convivere, persino in riferimento alle organizzazioni mafiose», ricorda Cantone.

In aggiunta a questo adattamento al fenomeno, è necessario anche sottolineare una sua progressiva sottovalutazione, che ha portato l’opinione pubblica a dimenticarsene.

Significative per quest’ultima considerazione, spiega il magistrato, sono le recenti indagini nell’ambito di Expo, dalle quali era emerso che «alcuni imputati erano già stati coinvolti in Tangentopoli, ma hanno continuato ad occuparsi di appalti, avere contatti con le segreterie dei partiti e incontrare uomini delle istituzioni, senza che nessuno avesse nulla da dire».

Riguardo alla lotta alla corruzione, Cantone specifica che la repressione è necessaria, sebbene faccia emergere solo una parte del sistema corruttivo, mentre le leggi circa la prevenzione sono in buona parte da modificare. Queste ultime, infatti, hanno cominciato il loro rodaggio dal 2012 con l’approvazione della legge Severino, che comprende misure principalmente rivolte alla responsabilizzazione, la trasparenza delle amministrazioni pubbliche e i conflitti di interesse, «ma non ha detto nulla sulla politica. Non c’è nessuna regola di trasparenza riguardo gli organismi che ogni giorno si occupano di gestire indirettamente la cosa pubblica».

Ma secondo il magistrato è proprio la sottovalutazione ciò che più ostacola la lotta alla corruzione ed è quindi di più di tutto è fondamentale il «momento educativo», ossia «quello di far capire quanto la corruzione sia un danno per tutto il paese, un furto del futuro dei ragazzi, un meccanismo non solo eticamente imputabile ma anche un meccanismo che fa male».

L’incontro è stato anche dedicato alla memoria di Guido Galli, magistrato e docente di Criminologia della Statale, ucciso il 19 marzo 1980 davanti all’aula 308 di via Festa del Perdono in seguito alle sue inchieste contro organizzazioni terroristiche italiane.

Barbara Venneri
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