
Un caratteraccio, artigli di adamantio e un fattore rigenerante che lo rende sostanzialmente immortale: Wolverine potrebbe riassumersi così. Nel film Logan, uscito nelle sale italiane il primo marzo, torna sul grande schermo uno dei più amati x-men di sempre, ma privo di una di quelle doti che lo hanno reso tanto celebre.
Wolverine è ormai vecchio e stanco, anche se conserva ancora tutti i demoni che nella sua lunga esistenza ha tentato di domare e che in questa avventura torneranno a tormentarlo. Un uomo prima che un eroe, che non ha la vocazione da paladino insito in sé, quanto piuttosto quello di una bestia: l’istinto feroce così caratteristico è esposto nella pellicola come mai rispetto alle precedenti e viene mostrato in sequenze molto forti, tanto che le sale hanno vietato la visione del film ai minori di quattordici anni.
“Logan ” non si può dire rientri nella categoria dei cinecomics a cui ormai ci siamo abituati.
Oltre al fatto che la storia rimane piuttosto isolata rispetto alla continuity narrativa del Marvel Cinematic Univers, persiste una violenza che è un’eccezione pensando alle altre pellicole sugli avengers. Inoltre, il film affronta senza neppure tanto edulcorare temi come il razzismo – che non può mancare parlando di mutanti e x-men -, la famiglia e la vecchiaia. In più, rivela i drammi molto più umani che eroici dei propri protagonisti: Charls Xavier è ormai novantenne e malato di una malattia degenerativa al cervello; Logan è sempre più debole e costretto a portare, per leggere, degli occhiali da vista.
Molte delle sue ferite non si rimarginano più, gli altri mutanti sono o morti o scomparsi e Logan non può che rinfoderare gli artigli e cercare di aiutare come è possibile il suo vecchio mentore e amico professore. Rimasto solo e senza più un vero scopo, resta coinvolto in una sorta di missione di recupero della giovane mutante Laura, anche lei dotata di forza sovrumana, artigli adamantini e una facile tendenza a perdere il controllo.
Per lei, spinto dal professore, Logan partirà per un viaggio che gli permetterà di combattere prima di tutto contro la parte più oscura della sua natura, da cui non può più scappare e da sempre la più grave minaccia del mitico Wolverine.
Il ritmo del film è costante per tutta la durata e alterna scene di respiro e di dialogo tra i personaggi ed esaltanti scene d’azione, forti di sequenze di grande, efferato – ma spesso anche drammatico -intrattenimento e di coreografie spettacolari assistite dalla computer grafica giusto il necessario. Steward e Jackman dicono addio ai loro personaggi storici dopo undici anni da che portarono sul grande schermo per la prima volta i rispettivi personaggi.
Molto sentito l’addio dell’attore australiano, che dopo ben otto apparizioni come Wolverine abbandona gli artigli dando un’ultima grande interpretazione: gli amanti dei fumetti sicuramente saranno soddisfatti di come i loro beniamini sullo schermo corrispondano a quelli della controparte cartacea, si comportano esattamente come ci si aspetterebbe facessero.
Nel film di James Mangold, in effetti, vediamo Wolverine come molti avrebbero voluto vederlo sin dalla sua prima apparizione.
Nel complesso, Logan è un buon film, un must per chi ama i personaggi di casa Marvel e consigliatissimo a chi cerca un film d’intrattenimento. Peccato manchi di quel qualcosa in più in certe scene, che avrebbero potuto spiccare ancora di più ma alle quali non è possibile recriminare nulla per scelte di regia o di scrittura. Un unicum nel panorama dei cinecomics, che si distacca dal canone del genere.