Si è svolta ieri, 20 maggio, a Milano, la manifestazione Insieme Senza Muri organizzata da Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche Sociali, Salute e Diritti del Comune di Milano. Seguendo le orme della manifestazione di Barcellona del 18 febbraio, la mobilitazione antirazzista milanese ha avuto lo scopo di promuovere una giusta accoglienza in favore dei migranti.
Il corteo, partito da Porta Venezia poco dopo le 14.30, ha visto la partecipazione di almeno 100.000 mila persone. Alla mobilitazione nazionale avevano anche aderito un cospicuo numero di enti e associazioni di svariata natura, da Legambiente ad ANPI, dalle sigle sindacali alle ONG. Non è infatti mancato lo striscione “ONG a testa alta”, in chiaro riferimento ai recenti scandali che hanno attaccato le organizzazioni che operano al largo delle coste libiche con l’obiettivo di prestare primo soccorso ai migranti che tentano di attraversare il mare.
Tra slogan come “Qui nessuno è straniero” o “Nessuna persona è illegale”, la manifestazione ha sostenuto l’importanza dei principi “dell’integrazione e della convivenza”.
Come si legge dall’appello ufficiale, questi principi si raggiungono attraverso tre principali azioni: l’effettivo superamento della Legge Bossi Fini, che, indirettamente, limita i canali legali di immigrazione; l’approvazione della Legge sulla Cittadinanza, ancora ferma in Senato e lacunosa secondo alcune associazioni, che permetterebbe ai figli di stranieri, il cui permesso di soggiorno è illimitato e a coloro che abitano in Italia dal dodicesimo anno di età e abbiano frequentato regolari percorsi di formazione, di ottenere la cittadinanza italiana; infine il rafforzamento di un sistema di accoglienza dei migranti.
Nonostante non fosse contenuto all’interno dell’appello degli organizzatori, il recentemente approvato decreto Minniti-Orlando non è passato inosservato dai manifestanti e in molti sostenevano lo striscione “No Minniti Orlando”. Questo, infatti, rappresenta una grave riduzione dei diritti dei richiedenti asilo, i quali si sono visti togliere sia il ricorso in secondo grado di appello che il diritto al contraddittorio, come anche un ostacolo all’accoglienza e integrazione con la riapertura dei Cie.
Il corteo sembra essersi dispiegato senza particolari disordini, nonostante alcune testate riportino che dei gruppi abbiano chiesto l’allontanamento dalla marcia degli esponenti del PD presenti – come Beppe Sala e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori -proprio perché sostenitori del contestato decreto Minniti-Orlando.
Non era certo che l’evento sarebbe proceduto con tranquillità: erano infatti previste delle tensioni, a causa delle polemiche sollevate attorno alla manifestazione e diventate più accese dopo l’aggressione avuta luogo in Stazione Centrale, dove Ismail Tomaso Hosni – un ragazzo italiano, il cui padre era originario della Tunisia – ha accoltellato due militari e un poliziotto. Che non ci sia alcun collegamento tra una mera notizia di cronaca nera e la richiesta di una migliore accoglienza di profughi e immigrati – a meno che non si voglia insinuare che una persona possa essere un potenziale “criminale” se figlio di un immigrato-, non ha impedito a Matteo Salvini di perpetrare l’ennesima campagna d’odio e di manipolazione dei fatti. Nemmeno ha impedito a Roberto Maroni di chiedere l’annullamento dell’evento “per rispetto dei feriti”.
La marcia è terminata poco prima delle 17.00 al Parco Sempione, dove è stato allestito un palco dedicato ai concerti e alle parole di alcune figure, tra le quali Emma Bonino, Pietro Grasso e il sindaco Beppe Sala, il quale promette di non far prevalere “un cinismo che non è la nostra città”.