Del: 12 Maggio 2017 Di: Sheila Khan Commenti: 0

Con il termine “popoli mostruosi” nella mitologia greco-latina e medievale si indicava un gruppo di popoli sconosciuti che abitavano terre lontane e inesplorate. Questi popoli erano schematizzati e descritti in corpus, simili ai bestiari medievali, che indicavano le caratteristiche degli abitanti misteriosi, accompagnandosi con miniature. Ognuno di questi aveva una precisa deformità fisica, che si manifestava poi in deviazioni comportamentali o morali.

Di questi popoli era segnata anche la collocazione geografica, anche se a quei tempi la concezione delle terra era ancora lontana dal definirsi esatta: c’erano intere zone inesplorate, che i latini designavano con la dicitura hic sunt leones, che suona come un ammonimento a non superare i confini già esplorati, perché al di là si trova il pericolo. E i popoli mostruosi, ovviamente.

Questi corpus si avvicinano più alla mitologia che a una ricerca antropologica ante litteram sui popoli sconosciuti. Alcuni personaggi che si possono incontrare sono gli Agipani, uomini con le corna e le zampe caprine; i Fomori, uomini con la testa di capra; i Naga, uomini serpente; i Panozi, uomini con grandi orecchie; o le Gorille, popolo composto esclusivamente di donne con il corpo ricoperto di peli.

Da destra a sinistra: un monopodo, un ciclope, un bambino a due testa, un blemmo e un cinocefalo conversano amabilmente.
Da destra a sinistra: un monopodo, un ciclope, un bambino a due teste, un blemmo e un cinocefalo conversano amabilmente.

Chi ha scritto questi corpus non ha mai visto queste popolazioni fantastiche, le ha solo immaginate mostruose perché lontane da sé e dal lettore e perché sconosciute.

In altre parole questo si chiama pregiudizio.

Perché il pregiudizio è un giudicare prima di conoscere, un comportamento a cui si può rimediare facilmente cercando il più possibile di pensare e informarsi prima di dire o scrivere qualsiasi cosa.

I greci, i latini, gli uomini medievali avevano paura, ma, d’altra parte, non gli si può dar torto: non avevano i mezzi sufficienti per esplorare, e quindi comprendere; non c’era istruzione se non per gli uomini e per i ricchi; la Chiesa dominava il pensiero dell’uomo.

Ma oggi che scusa abbiamo? Oggi che ci sono i voli low cost per esplorare il mondo, oggi che le informazioni girano su internet in maniera immediata, oggi che l’istruzione è (bene o male) accessibile a tutti, oggi che vige la libera circolazione di idee e saperi?

La paura del diverso e dello sconosciuto aleggia ancora su di noi. Ma diverso non significa migliore o peggiore di noi; e l’ignoto è il trampolino di lancio verso la conoscenza e l’arricchimento personale. Non conoscere tutto è una grande fortuna, perché significa che siamo dei vasi vuoti, delle spugne, pronti a (ac)cogliere nuovi stimoli.
Epitteto, filosofo della Grecia antica, ha scritto nel Manuale«Dio ci ha dato due orecchie e una bocca per ascoltare il doppio e parlare la metà». Tenere le orecchie tese è il modo migliore per superare la paura, valicare il confine e raggiungere le terre segnate da hic sunt leones, per scoprire (finalmente!) che non c’è nulla da temere e che i leoni in realtà sono solo grossi gatti a cui piace fare le fusa se non hai paura di accarezzarli.

Quando pensiamo di essere evoluti, lontani dal quel periodo oscuro chiamato Medioevo, ricordiamoci dei popoli mostruosi.

Sheila Khan

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