Del: 4 Giugno 2017 Di: Susanna Causarano Commenti: 0

Il bilancio delle vittime e feriti causati dall’attentato sul London Bridge è di sette morti confermati e quarantotto feriti, quattro dei quali francesi. Le reazioni dei principali commentatori variano. In mattinata si è riunito il comitato di emergenza per la sicurezza Cobra. A vertice concluso, arriva il commento di Theresa May: «Questo è il terzo attacco in tre mesi in Gran Bretagna e da marzo la sicurezza, la polizia e l’intelligence hanno sventato cinque complotti. Ora è troppo. Gli attacchi non sono collegati, ma siamo di fronte a un nuovo trend: il terrorismo chiama il terrorismo e gli assalitori vengono ispirati da altri assalitori».

Il sindaco laburista di Londra, Sadiq Khan, ha denunciato come un atto «codardo e deliberato» l’attacco. «Ho paura – ha continuato il sindaco – ma non faremo mai vincere i terroristi». E sul tema del rinvio del voto (tema su cui molti stanno dicendo la loro usando l’hashtag #postponetheelection) dice: «Sono contrario, andiamo a votare».

«I terroristi non faranno deragliare la democrazia», ha detto il leader laburista Jeremy Corbyn. «Quelli che vogliono far del male alla gente e dividere le nostre comunità non avranno successo», ha aggiunto. Sempre sul tema elezioni che si terranno tra quattro giorni, l’Ukip, il partito degli euroscettici guidato da Paul Nuttall, afferma di non avere intenzione di sospendere la campagna elettorale: «Mi rifiuto di sospendere la campagna elettorale dell’Ukip perché distruggere la nostra democrazia è quello che vogliono gli estremisti», ha scritto su Twitter. La conferma che le elezioni dell’8 giugno si svolgeranno regolarmente arriva dalla premier Theresa May. Il primo ministro ha aggiunto che domani riprenderà anche la campagna elettorale. Nessun rinvio anche per il prossimo concerto di Ariana Grande, organizzato proprio a Manchester per dire no alla paura. Accanto a lei anche Justin Bieber e i Coldplay e altre star.

Lo stato di allerta passa da “critico”, qualche giorno dopo l’attacco a Manchester, a “grave”, allora deciso perché si temevano nuovi attacchi dei complici di Salman Abedi, l’attentatore del concerto. In soli otto minuti dalla prima chiamata i tre attentatori sono stati individuati e uccisi. Le informazioni arrivano, con estrema velocità, le opinioni anche. Quasi ci si dimentica dei morti, del fatto che le persone hanno paura. Anche chi incontriamo per strada qui, a Milano, magari ha paura, ma meno, perché sono avvenimenti “lontani”.

Anche l’Italia ieri ha avuto la sua dose di paura. Nessun attentato, lo scoppio di un petardo nella piazza dove erano tutti raccolti a vedere la finale di Champions e poi il fuggi fuggi, che ha provocato 1400 feriti, sette dei quali in codice rosso. Sono segnali che basta poco a far premere il tastino della psicosi, della paura cieca simile a quella di un topo in gabbia.

Viviamo come in mezzo al mare, al termine della tempesta, aspettando la prossima.

Paura ma anche sfiducia, apatia, rabbia che si traducono in voto di protesta. Apatia che germoglia e si traduce, magari, nel rinunciare a un viaggio o anche semplicemente a credere che si possa ancora fare qualcosa di importante per la collettività, che sia fare informazione, impegnarsi nella solidarietà, impegnarsi per studiare e/o svolgere un lavoro che per quanto piccolo sia, contribuirà allo sviluppo della società.

La società è il nido di questi mali, la gente è abbruttita e vota male, si guarda l’altro con noia e prevenzione. L’unico modo per non cedere, oltre a non chiudersi in casa, è non chiudere noi stessi agli altri, al diverso, al pensiero che scrivere un articolo o scegliere di impegnarsi serva a qualcosa.

È estremamente più difficile che continuare a viaggiare o andare ai concerti, perché significa scegliere di conoscere la paura, i motivi che la scatenano e affrontarli. Ognuno ha il proprio modo per contribuire alla società, anche quello in apparenza inutile può rivelarsi utile.

Susanna Causarano
Osservo ma non sono sempre certa di quello che vedo e tento invano di ammazzare il tempo. Ma quello resta dov'è.

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