Posted on: 20 Settembre 2017 Posted by: Francesco Porta Comments: 0

Se siete fanatici della fantascienza non dimenticherete il 2017: il prossimo episodio VIII di Star Wars, che uscirà a dicembre, chiuderà infatti in bellezza un anno di proposte cinematografiche di assoluta qualità e reboot storici che, amati o odiati, hanno proseguito diversi brand fantascientifici. È il caso di Alien Covenant e del Pianeta delle scimmie, ma anche l’innovativo Life, o l’apprezzatissimo (da pubblico e critica) Guardiani della Galassia, una ventata d’aria fresca nell’universo cinematografico recente targato Marvel.

Ma tra i sequel più importanti di quest’anno è sicuramente il nuovo film di Villeneuve ad essere il più carico di aspettative: Blade Runner 2049, che uscirà nelle sale italiane il 5 ottobre, in anticipo rispetto a quelle americane, riporta infatti sullo schermo i personaggi nati dalla penna di Philip K. Dick, a loro volta trasposti su pellicola per la prima volta da Ridley Scott nel 1982. Un film divenuto cult e universalmente riconosciuto come pietra miliare del cinema moderno, oltre che un punto di riferimento per tutti gli amanti della fantascienza. Questo perché l’atmosfera futuristica e in generale la rappresentazione visionaria di quel mondo hanno saputo catturare e impressionare gli spettatori in una maniera indelebile. Chi ha apprezzato il primo e riuscitissimo film si è perciò chiesto, dopo i primi rumors su un sequel, che bisogno ci fosse di continuare la storia di Deckard, il cacciatore di replicanti, interpretato ancora oggi come nell’originale da Harrison Ford. E le perplessità, dettate dalla moderna tendenza a riesumare vecchie saghe per esigenze più economiche che artistiche, non si sono fatte attendere.

Il trailer però, rilasciato i primi giorni di maggio, mostra come protagonista anche uno degli attori del momento, nonché uno di quelli che ha dato prova della sua grande versatilità: Ryan Gosling è infatti l’agente K, personaggio inedito nell’universo immaginato da Dick. Oltre a lui, sono stati inseriti nel cast Dave Bautista e Jared Leto, che interpretano ruoli introdotti da due cortometraggi, rispettivamente 2048: Nowhere to run – Senza via di fuga, incentrato sull’ex wrestler, e Blade Runner 2036: Le origini del Nexus che presenta Neander Wallace, il personaggio di Leto. Entrambi i corti sono stati diretti da Luke Scott (il figlio di Ridley) e oltre a spiegare, parzialmente, le origini dei nuovi personaggi mostreranno come la razza umana e quella dei replicanti si sono evolute nel lasso di tempo che separa le due pellicole, mutamenti meglio descritti però nel terzo e ultimo cortometraggio dedicato Blade Runner: Black out 2022, diretto invece in stile manga da Shinichiro Watanabe.

Queste informazioni non hanno tuttavia dissipato tutti i dubbi dei fan, per via della scarsa quantità di notizie in circolazione sul nuovo film, almeno fino a ieri.

Il 19 settembre, infatti, Villeneuve ha mostrato a Roma venti minuti della sua ultima pellicola e ha successivamente rilasciato in esclusiva delle prime, attesissime dichiarazioni.
«Tono melanconico, molto fumo e sentimenti profondi e una colonna sonora che si avvale degli stessi strumenti di Vangelis», ha detto il regista canadese, il quale ha aggiunto che la visione di Blade Runner, quando aveva 15 anni, lo ha ispirato per la carriera da regista; nel footage proiettato nella capitale si sono visti inoltre pioggia, polvere, un mondo ancora più decadente per via di un disastro ambientale e una nuova generazione di replicanti, ossia gli essere sintetici al centro della vicenda narrata nella pellicola originale, definita da Ridley Scott “il suo quadro mai terminato”. Ancora adesso le informazioni non sono molte e anche dal trailer è, ovviamente, impossibile evincere la trama del film. Dalla scorsa notte romana non è stato possibile trarre molti elementi in più ma ciò che è stato reso pubblico rivela che il mondo (per come si era conosciuto dal libro di Dick e dal film di Scott) si è evoluto e ha subito le disastrose conseguenze di un cambiamento climatico che continua a minacciare il genere umano, che si protegge a stento dall’innalzamento degli oceani con la costruzione di dighe. Apparentemente, però, non sono solo cause naturali a minacciare la razza umana: l’agente K dovrà confrontarsi con l’ex cacciatore di replicanti Deckard per risolvere un caso che potrebbe sconvolgere il delicato equilibrio degli ultimi anni, all’emergere delle verità piuttosto scomode e controverse.

Sicuramente il legame con l’opera originale di Dick si fa sempre più flebile, non soltanto per la vicenda narrata (che nel primo film si conclude, tutto sommato, con qualche lieve differenza), ma anche per l’ambientazione che subisce una progressica e distopica evoluzione di quella iniziale. Ciò che non vuole essere cambiato è sicuramente lo stile “imposto” da Ridley Scott (che, non a caso, si è assicurato di seguire passo passo lo sviluppo del sequel come produttore esecutivo). E Villeneuve si presenta come un candidato adatto per seguire le linee guida del maestro: pochi film ma buoni, tra i quali spicca Arrival, che dimostra di come il regista canadese, vicino alla cinquantina, sia del tutto capace di dirigere un film di fantascienza. La cooperazione tra i due registi e la presenza di un direttore della fotografia come Roger Deakins, che per undici volte ha sfiorato la statuetta degli Oscar e che gode della protezione dei migliori registi di Hollywood, dovrebbero bastare per rassicurare i fan e aprire la strada a nuove possibili risposte alla domanda: siamo uomini o replicanti?.

Francesco Porta
Amo il cinema, lo sport e raccontare storie: non si è mai troppo vecchi per ascoltarne una.

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