Foto e video di Federico Arduini
«Per me essere qui è come partecipare a una festa» ha detto Iole Siena, presidente del gruppo Arthemisia, che ha portato la mostra Chagall. Sogno di una notte d’estate nella cornice della Permanente a Milano, in esposizione dal 14 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018. «Non è una mostra, è difficile definirla, la chiamerei “mostra-spettacolo”, sì, uno spettacolo in cui i fruitori possano essere anche attori». L’opera del maestro Chagall prende forma grazie alla tecnologia, che permette allo spettatore di volgersi a tutta la produzione dell’autore in maniera originale e del tutto nuova. Siena, infatti, durante la conferenza stampa ha sottolineato come questa esposizione non abbia molto da spartire con altre “mostre immersive”. Al progetto ha lavorato un gruppo di artisti che si è assunto la responsabilità di creare un percorso narrativo del mondo creato da Chagall, senza escludere le sue diverse ispirazioni: le proprie radici, l’amore, la fiaba, la musica e tutto quello che l’artista ha ricreato ad arte nel corso della sua vita.
A presentare questo percorso è stato Gianfranco Iannuzzi che ha innanzitutto ringraziato i suoi colleghi, Renato Gatto, attore teatrale e docente di tecnica vocale, Massimiliano Siccardi, un artista a tutto tondo e performer, e Ginevra Napoleoni che ha curato e diretto lo splendido omaggio a Carrol con il corto su Alice, e ultimo ma non ultimo Luca Longobardi, compositore e curatore di tutta la colonna sonora della mostra. Il gruppo, ha spiegato Iannuzzi, è collaudato e affiatato da tempo, tanto che l’organizzazione del lavoro viene ormai naturale e ciascuno di loro porta un particolare sguardo artistico secondo la loro specifica formazione (in Francia, infatti, Arthemisia aveva già tenuto questo genere di spettacoli).
Il sogno è stato il tema che hanno seguito per trasporre l’arte di Chagall in quest’esperienza audio-visiva inedita.
Al team di artisti è stato affidato il non banale compito di adattare il contenuto alla sala della Permanente disegnata da Achille Castiglione, di cui Iannuzzi ha esaltato il carattere moderno. Per loro il pubblico deve essere al centro dell’esperienza: non è come osservare un film, perché lo spettatore riempie lo spazio interagendoci e quasi integrandosi con l’arte (anche grazie agli specchi). Ha parlato anche il musicista e compositore Luca Longobardi, che ha spiegato brevemente come si sia fatto ispirare per la composizione della colonna sonora, parte fondamentale della mostra, e trasportare dal percorso che la regia ha immaginato per riordinare e reinterpretare le opere dell’artista bielorusso, utilizzando brani di generi diversi e aggiungendo dei pezzi originali: «Non è un percorso solo della musica, è il percorso della storia e delle immagini».
Infine ha partecipato alla conferenza stampa anche la nipote di Chagall, Meret Meyer, che non ha potuto non ringraziare gli artisti e il responsabile del progetto espositivo Corrado Anselmi e dirsi emozionata dal lavoro realizzato dal gruppo di Arthemisia.La Meyer ha anche evidenziato quanto le opere del nonno siano alquanto versatili ancora oggi e quanto si prestino all’arte cinematografica. Si è poi soffermata sull’aspetto moderno del rapporto tra arte e tecnologia, molto più complicato di quanto sembri. Risulta infatti spesso ambivalente l’utilizzo, nell’arte, di tecnologie di avanguardia: a volte queste ultime producono dei totali fallimenti artistici ma talvolta costituiscono, invece, un valido supporto a servizio dell’arte stessa, come si è realizzato alla Permante: Chagall, a detta della nipote, si sarebbe compiaciuto del risultato.