Del: 17 Novembre 2017 Di: Lucia De Angelis Commenti: 0

Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi è uno degli ultimi saggi del notissimo teorico della società liquida, Zygmunt Bauman. I protagonisti di questo libro “senza trama né epilogo”, sono le donne e gli uomini del nostro tempo, immersi in una condizione di totale precarietà emotiva e relazionale.

L’uomo contemporaneo è, secondo Bauman, ansioso di instaurare rapporti poiché ricerca affannosamente un rimedio alla propria solitudine, ma è allo stesso tempo terrorizzato di rimanere impigliato in relazioni stabili o, peggio, definitive, perché questo limiterebbe la tanto agognata libertà di instaurare altre possibili relazioni. Impegnarsi “seriamente” vuol dire rinunciare al diritto di togliersi innumerevoli sfizi erotici nel momento stesso in cui si presentano.

La logica di questo atteggiamento schizofrenico e contraddittorio è da ricercarsi nello stile di vita più influente dell’uomo contemporaneo: il consumismo. La logica consumistica ci ha abituato a prodotti pronti all’uso, a soluzioni rapide, alla soddisfazione immediata, a risultati senza troppa fatica. L’esperienza dell’amore si assimila così ad un prodotto da acquistare, con tutte le aspettative che l’acquisto comporta: risposte immediate (di piacere) ad una voglia, senza l’impiego di tempo e fatica. E, in effetti, se le merci non soddisfano possono essere immediatamente sostituite e, anche se mantengono le promesse di funzionare, nessuno si aspetta che durino a lungo. Come gettiamo via telefoni cellulari, pc e televisori ancora perfettamente funzionanti, solo perché non soddisfano più la nostra esigenza di novità assoluta, così tendiamo a fare con le relazioni, a pretenderne versioni sempre nuove e aggiornate. La nostra condizione è, per Bauman, simile al «marinaio inesperto su una zattera rotta che, nell’epoca dei pezzi di ricambio, non ha mai imparato l’arte della riparazione. Nessuno oggi perderebbe tempo a riparare la parte danneggiata ma la sostituirebbe con un’altra identica.»

Quello a cui, inconsapevolmente, aneliamo sono relazioni tascabili, istantanee e smaltibili, perché gli abitanti del mondo liquido-moderno rifuggono tutto ciò che è solido e durevole.

“Andiamo a convivere e vediamo come va”, “non definiamo la nostra relazione perché vogliamo viverla come viene” sono frasi che esprimono il tentativo di gestire una rapporto allentando, però, i legami della serietà e diluendoli in una situazione, appunto, mai definitiva. Perché il definitivo soffoca.

Dal lessico della relazione, della parentela, dell’alleanza che sottendono un impegno, un obbligo reciproco si è imposto con successo il lessico della rete, che fa riferimento a un contesto digitale in cui è possibile entrare e uscire facilmente. I contatti avvengono su richiesta e possono essere interrotti a proprio piacimento, cioè spesso quando sorgono i problemi, gli aspetti indesiderati, i difetti, le difficoltà. In questo modo, le possibilità romantiche si susseguono a ritmo crescente: le relazioni virtuali sono facili, frizzanti, allegre e leggere e, soprattutto, facilmente interrompibili senza particolari strascichi emotivi.

A questo punto il discorso di Bauman da relazionale in senso stretto, cioè dall’analisi della dualità di coppia, si amplia e ingloba le relazioni sociali, ridotte o per la maggior parte trasformate, appunto, a rete digitale, a navigazione in rete. Chattando, ciò che importa non è il contenuto ma lo scambio continuo e incessante di messaggi; il senso di appartenenza sta quindi nel flusso di parole inarrestabili. Il silenzio (=disconnettersi) equivale all’esclusione dall’unione con la socialità digitalizzata. Questa situazione comporta, come è facilmente intuibile, delle forti limitazioni interazionali e, soprattutto, compromette la possibilità di costruire un dialogo, sia in una coppia che in una comunità.

Amore liquido non è un libro facile, perché incorpora continue citazioni di studiosi, sociologi, filosofi e linguisti, rimandi così fitti da disorientare il lettore dal reale filo del discorso. Spesso, infine, si ha la nitida percezione che Bauman voglia farci la morale, una morale dura e anche un po’ paternalistica. Rigettare la sua tesi solo per questo però, senza soppesare ciò che contiene di vero e di illuminante, non fa che auto-avverare continuamente la tesi dello studioso: e cioè che nella società liquido-moderna il confronto sociale si sia annichilito del tutto, che le posizioni altrui non vengano mai ascoltate a fondo, ma anticipate, interrotte, completate a nostro arbitrio e infine bollate come mere opinioni solo perché non coincidenti con le nostre, in un eterno fluire di egoistica autoaffermazione.
Terminare il saggio, comprenderlo, meditarlo, al di là dei suoi limiti, diventa così una sfida e un impegno, allo stesso tempo intellettuale e sociale.

Lucia De Angelis
Mi entusiasmano i temi sociali, i filosofi greci, le persone intelligenti e le cose difficili.

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