È di un paio di giorni fa la notizia di un Pietro Grasso, intervistato a Sky, risentito rispetto alle dichiarazioni fatte da Laura Boldrini in merito ad una possibile alleanza con il Movimento 5 Stelle. Alla totale chiusura in proposito dimostrata dalla presidente della Camera, il leader di Liberi e uguali ha risposto così:
Posso comprendere che la presidente Boldrini la pensi così, però poi decide qualcun altro, mi pare.
Del parere che il dialogo coi cinque stelle sia possibile, è anche Nicola Fratoianni che, sul Corriere della sera di ieri insiste sulla volontà di contenere in Leu sia i “vecchi padri” della sinistra, sia i giovani. Fratoianni sottolinea che Leu non può essere solo un “prolungamento con altre modalità del congresso PD, ma deve rivolgersi oltre al centro sinistra. Avere come unica prospettiva quella di affossare Renzi, significherebbe avere una prospettiva molto provinciale”.
Sicuramente ad una sinistra già acciaccata, ma desiderosa di intercettare i voti dei delusi dal PD, dimostrare ulteriori conflitti interni non giova. Questa frase però avrebbe senso in un contesto politico chiaro, quale il nostro non è. Pochi giorni fa a Piazzapulita, Pierluigi Bersani ha definito il Movimento come un partito di centro, riequilibrante tra i due poli. Purtroppo però, i toni che il Movimento 5 stelle ha ed ha sempre avuto, l’inaccessibilità della piattaforma Rousseau — che dovrebbe essere uno strumento di democrazia, ma funziona in maniera opposta — le opinioni espresse dai suoi leader su temi come Ius Soli e migranti, fanno pensare che siano tutt’altro che innocui riequilibratori.
L’altro ieri Di Maio ha dichiarato che il Movimento “hai già vinto e triplicherá i propri parlamentari.” Agli albori della costituzione della lista Leu , gli stessi pentastellati avevano dichiarato che sarebbero stati pronti a dialogare con tutti, tranne che, non si capisce perché, proprio con Liberi e uguali. Le ultime dichiarazioni del Movimento invece, descrivono il partito di Grasso, come migliore della Lega di Salvini. Da tempo Civati si è fatto pioniere di questa “apertura da sinistra”, sostenendo ora che Leu per il Movimento “è un osso duro, perché attraiamo molti loro elettori. Per chi fa dell’onestá un marchio, diciamo che anche Grasso può dire la sua.” Anche Zoggia fa notare che, “su alcuni temi è indubbio che siamo più vicini al M5S che al PD renziano. Penso alla tutela dei consumatori, ma anche sui diritti del lavoro alla fine i grillini sono più sensibili dei dem.” Per ultimo, Speranza è convinto che, specialmente su temi come Ius Soli e ong, ma anche sul rapporto coi sindacati, ci siano “distanze enormi”.
Una piccola parentesi la merita Silvio Berlusconi, più in forma che mai, avendo trovato il nuovo “grande nemico”. Prima erano i comunisti, ora la “setta grillina”, per citare le sue parole. Su questo, che ormai sembra folklore, non vale la pena spendere troppo parole. Spaventa senza dubbio di più l’allusione alla “difesa della razza bianca” di Fontana, candidato regionale per la Lombardia in quota centrodestra, unita a “Mussolini è quanto di più lontano c’è dal mio pensiero,ma in Italia nessuno ha fatto più di quello che ha fatto lui in vent’anni» direttamente dal PD fiorentino.
Tutto questo a cosa porta? Ad un’inevitabile incomprensione su cosa sia realmente il Movimento 5 Stelle, nato con la retorica anti-casta e onestà innanzitutto, proponendosi di procedere, non seguendo un’agenda politica, ma valutando caso per caso.
È il privilegio di non avere un elettorato uniforme da accontentare, visto che la mancata adesione a destra o a sinistra del movimento, ha permesso a quest’ultimo di raccogliere i voti dei “delusi” provenienti da ambo le parti. Fermo restando che a chi scrive i pentastallati paiono tutto fuorché di sinistra (nei toni, più che nei temi, anche se la vaghezza su temi come l’ius soli qualche sospetto lo provoca. E no, non sempre basta ricorrere al benaltrismo del “ma prima pensiamo al lavoro degli”, una cosa non esclude l’altra e, di fatto, lo ius soli ancora non c’e, anche se non certo solo per colpa dei grillini), se la sinistra non trova in fretta una compattezza in merito a tale questione, rischia di perdere elettori. In molti sono scontenti del PD, ma scontenti anche di questa disomogeneità interna, per certi versi favorita dalla coltre di indecifrabilità che avvolge il Movimento, sulla quale molte domande e dubbi ancora pesano, nonostante ci si trovi a soli due mesi dal voto.