Del: 12 Febbraio 2018 Di: Francesco Porta Commenti: 1

Il 9 febbraio tutto il mondo dello sport ha potuto ammirare la cerimonia d’apertura dei ventitreesimi giochi olimpici invernali, che si stanno tenendo in Corea. I giochi invernali non godono della stessa risonanza dell’edizione classica, eppure nelle Olimpiadi invernali troviamo discipline davvero notevoli e di grande fascino. Ad esempio, per chi ama l’agonismo e l’adrenalina c’è l’hockey;  per chi, invece, cerca uno sport più tranquillo ma ugualmente emozionante c’è il pattinaggio di figura. Alcune discipline piuttosto improbabili distinguono le Olimpiadi invernali da quelle tradizionali: il Biathlon che unisce due discipline, lo sci di fondo e il tiro a segno con la carabina.

La presenza di discipline curiose rende bellissime le Olimpiadi invernali, ma viene da domandarsi: «Perché?»

La stessa domanda si pone ogni volta che si osservano dei giocatori di curling “scopazzare” il ghiaccio come dei forsennati. Forse, però, a quel punto la risposta diventa del tutto secondaria: guardare il curling è un’esperienza inspiegabilmente appagante nonostante nessuno conosca bene le regole.

A primo impatto, il curling può sembrare un mix tra il gioco delle bocce e il bowling giocato però a squadre di quattro giocatori. In realtà, si tratta di un gioco molto complesso, tanto da essere stato definito “scacchi sul ghiaccio”. Di ogni team fanno parte un lanciatore, due spazzatori e il capitano, che guarda e dà ordini su quando e come pulire la pista; infine, una riserva.

Questa disciplina oggi è molto praticata in Canada e in Norvegia, così come in Svezia ma anche in Svizzera e Regno Unito nel quale affonda le sue origini, in particolare in Scozia nella prima metà del XVI secolo.

La testimonianza più antica dell’esistenza del curling risale al 1511 ed è costituita da una roccia levigata su cui fu incisa la data di quell’anno.

La pietra fu ritrovata in un bacino di uno stagno prosciugato presso la cittadina di Dunblane dove fu rinvenuta una seconda pietra risalente al 1551. Il gioco doveva essere molto apprezzato tra i cittadini più abbienti, tanto che i primi circoli di curling spesso utilizzavano delle dighe per creare laghi poco profondi che si ghiacciassero anche a temperature relativamente meno basse. Era, però, sicuramente molto diffuso anche tra i ceti più bassi: si racconta che alcuni operai della città di Darvel si svagassero giocando con gli strumenti da lavoro come i ontrappesi dei macchinari (che spesso e volentieri erano pietre rimuovibili).

Inizialmente le stone (ossia gli oggetti che i giocatori lanciano sulla pista) erano pietre di fiume ben levigate e il controllo sul lancio era molto limitato. Oggi, invece, la stone è un disco di pietra che pesa tra i 17 e 19 kg con la circonferenza massima di 91 cm e un’altezza di non meno di 11 (compreso il manico). La parte a contatto col ghiaccio è detta corona ed è un anello posto alla base della stone, che permette alla stessa di ruotare con più facilità. Infatti, anche se spesso non si nota, il gioco del curling è basato principalmente sulla rotazione delle pietre che dettano delle traiettorie storte, dette curl. Spazzare il ghiaccio permette di conservare più a lungo la velocità del lancio e la velocità è essenziale per la curvatura: tanto la pietra è veloce meno sarà la sua curva, al contrario un lancio più lento tenderà a deviare di più. Le scope di oggi sono principalmente in fibra di carbonio o altri materiali molto resistenti ma una volta si utilizzava la scopa di saggina, comune praticamente in ogni casa dal tardo medioevo in avanti.
Quello che non è cambiato nel tempo è lo scopo del gioco, ossia ottenere più punti della squadra avversaria. I punti si ottengono lanciando le proprie stones all’interno della casa. Ci sono generalmente otto o dieci mani per partita e per ciascuna ogni squadra ha otto lanci quindi le partite sono piuttosto lunghe e sono dense di strategia: esistono strategie più incentrate sulla difesa della casa (quindi bocciando le stones avversarie) ed altre più aggressive.

Tutte le tattiche si devono adattare allo schema di gioco, che è sempre in mutamento lancio dopo lancio: la miglior tattica consiste nel costringere la squadra che ha l’ultimo lancio della mano (col quale è più semplice fare punti) a forzare l’ultimo tiro, in modo da rendergli difficile portare il martello (così è chiamato l’ultimo tiro) lontano dalla casa. Il curling è un gioco in cui fare previsioni è praticamente impossibile e occorrono grandi capacità di adattamento.

Per quanto sia seguito e apprezzato tra il pubblico canadese, neppure in Canada i migliori atleti riescono a guadagnarsi da vivere con solo l’attività agonistica. La situazione non è cambiata neanche con  l’ammissione della disciplina tra i giochi olimpici. Per questo, anche se forse sognate ancora di  fare i calciatori, almeno potete gustarvi delle meravigliose partite di curling alla TV.

Francesco Porta
Amo il cinema, lo sport e raccontare storie: non si è mai troppo vecchi per ascoltarne una.

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