Del: 10 Febbraio 2018 Di: Giulia Giaume Commenti: 1

Un’ora e mezza. Questo il tempo che basta per vedere la macchina umana all’apice della sua meravigliosa funzionalità.

No, non è una mostra di anatomia, ma una danza, nuova anche se nata da una musica di quasi trecento anni fa. Goldberg – Variationen, balletto del celebre coreografo svizzero Heinz Spoerli sull’omonimo testo musicale di Bach, arriva per la prima volta sul palco del Teatro alla Scala.

Le variazioni sono riproposizioni continue di una stessa idea musicale, che subisce continue modifiche – anche profonde – rispetto alla sua forma originaria. Le Goldberg sono qui eseguite per pianoforte, la cui sola voce accompagna i movimenti dei ballerini. Le scenografie monocromatiche catalizzano i passaggi da una variazione all’altra, talmente essenziali da non distrarre: ad ogni variazione corrisponde un colore sugli schermi a scomparsa del fondale. Nient’altro. Così anche i costumi, semplici body integrali colorati, i cui colori cambiano insieme alle scenografie. I colori dei body sono spesso uguali per uomini e donne, riflesso dei loro movimenti: grazia ed energia sono richiesti a entrambi senza rigidi criteri di genere. Una rottura con il balletto classico, che ne identifica chiaramente i ruoli accostandoli per contrapposizione, ma anche con la concezione di genere in toto. Una variazione vede uomini in rosa e donne in azzurro, che si mescolano utilizzando gli stessi passi.

C’è sfizio, ma non c’è polemica: il balletto è dedicato interamente a un ideale artistico. Tutto quello che conta è che ogni corpo rappresenti la musica.

L’armonia dei movimenti e il trascolorare cromatico e dinamico sono del resto lo specchio dello spartito di Bach. Con il suo equilibrio perfetto, la musica resta, dopo secoli, un balsamo per le orecchie degli ascoltatori. L’effetto non è casuale: Spoerli crede fermamente nell’utilità contingente della musica da camera, affermando che “la cifra di alta dignità che contraddistingue l’opera di Bach torna a essere importante proprio oggi. Una serietà rigorosa e cristallina, su cui basarsi per costruire qualcosa di nuovo”.

Su questa crea infatti la coreografia del corpo di ballo, che prende possesso dello spazio scenico con slancio tecnico ed espressivo. Una meravigliosa unione tra corpo e musica, sì possibile grazie alla dedizione con cui ciascun movimento segue Bach, ma anche grazie alla musica stessa e al suo esecutore. Il pianista è l’ucraino Alexey Botvinov, che detiene il primato di oltre trecento esecuzioni dal vivo di questo spartito – compreso il balletto di Spoerli sin dalla sua creazione nel 1993. L’esecuzione, infatti, è ineccepibile, e attraverso contrappunto, sincopi e trilli sembra muovere gli arti dei ballerini come un filo invisibile.

L’idea dei balletti su musica da camera non è nuova, soprattutto per Spoerli, che si è dedicato per una vita intera ad arricchire la tradizione classica con insegnamenti moderni. È stato lui a portare alla Scala questo tipo di danza nel 2015, con le sempre bachiane Cello Suites. Un esperimento di successo, che ha portato ad una dedizione nei confronti di un genere artistico spesso controverso, fino all’introduzione nel repertorio delle Variazioni Goldberg. Il pubblico è maturo. In scena fino al 22 marzo, il balletto avrà la possibilità di stupire ancora molti spettatori facendoli riflettere sull’intrinseca bellezza della macchina umana, nella perfezione del suo corpo così come nel genio della sua creazione.

Giulia Giaume
Innamorata della cultura in ogni sua forma, lasciatemi in ludoteca con un barattolo di Nutella e sono a posto.

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