Del: 7 Marzo 2018 Di: Sheila Khan Commenti: 1

Foto in copertina di Duilio Piaggesi/Fotogramma

Ieri 6 marzo 2018 il Senato Accademico si è riunito per deliberare definitivamente sullo spostamento di Città Studi al polo di Expo, rimasto deserto dal 2015. Per lo stesso giorno il collettivo studentesco ILight sostenuto da Studenti Indipendenti, Unisì, Sinistra Universitaria  UdU, Casc Lambrate e LUMe  Laboratorio Universitario Metropolitano hanno organizzato una mobilitazione per ribadire ancora una volta il proprio dissenso.

Il Senato delibera intorno alle 18.30 con 25 voti favorevoli e 7 contrari, nessun astenuto, approvando in via definitiva il trasferimento di Città Studi ad Expo.

Hanno votato contro: Laura Grechi (rappresentante degli studenti, lista Unisì), Elio Franzini (Dipartimento di Filosofia, e candidato Rettore), Nicoletta Vallorani (Dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Interculturali), Dario Bambusi (Dipartimento di Matematica) e tre rappresentanti del personale tecnico-amministrativo (Andrea Cerini, Fabio Naldi e Giuseppe Martelli).

Hanno votato a favore: Filippo Fleishhacker (rappresentante degli studenti, lista Unisì), Tommaso Galeotto (rappresentante degli studenti, lista Ateneo Studenti – Obiettivo Studenti), Riccardo Rogliani (rappresentante degli studenti, lista Unilab Unimi), Andrea Stecconi (rappresentante degli studenti, lista Ateneo Studenti – Obiettivo Studenti), Silvana Castano (Direttore di Dipartimento), Giovanni Onida (Direttore di Dipartimento), Paola Viani (Direttore di Dipartimento), Paolo Corradini (Direttore di Dipartimento), Francesco Auxilia (Direttore di Dipartimento), Mauro Di Giancamillo (Direttore di Dipartimento), Marisa Porrini (Direttore di Dipartimento), Alfonso D’Agostino (Direttore di Dipartimento), Lorenza Violini (Direttore di Dipartimento), Antonio Maria Chiesi (Direttore di Dipartimento), Cesari Gennari (Rappresentante professori e ricercatori Gruppo 2 – Scienze fisiche, Scienze chimiche, Scienze della Terra), Marco Masetti (Rappresentanti professori e ricercatori Gruppo 2 – Scienze fisiche, Scienze chimiche, Scienze della Terra), Claudia Moscheni (Rappresentante professori e ricercatori Gruppo 3 – Scienze biologiche), Massimiliano Corsi Romanelli (Rappresentanti professori e ricercatori Gruppo 4 – Scienze mediche), Raffaella Chiaramonte (Rappresentante professori e ricercatori Gruppo 4 – Scienze mediche), Laura Soldani (Rappresentante professori e ricercatori Gruppo 4 – Scienze mediche), Giulia Maria Chiesa (Rappresentante professori e ricercatori Gruppo 5 – Scienze agrarie, Scienze veterinarie e Scienze del farmaco), Letizia Mancini (Rappresentante professori e ricercatori Gruppo 7 – Scienze giuridiche), Luisa Anderloni (Rappresentante professori e ricercatori Gruppo 8 – Scienze economiche e statistiche, Scienze politiche e sociali), Giulio Formenti (rappresentante personale tecnico-amministrativo). E naturalmente il Magnifico Rettore Gianluca Vago.

Il presidio inizia alle 13.30 nell’atrio dell’aula Magna in Festa del Perdono: i primi studenti a intervenire sono Camillo Villagran di Studenti Indipendenti, che definisce l’investimento che la Statale sta per fare, «un investimento in cemento, non nella didattica, non nel miglioramento dell’insegnamento»; e Jacopo Ciccoianni di ILight, che si chiede se quello che sta venendo fuori è «un progetto per l’università o se siamo solo uno strumento per far sì che si crei un modello universitario e di istruzione diverso, in cui l’università pubblica serve soltanto a portare degli studenti che consentono agli enti privati di ricerca di svilupparsi». E continua: «Non contestiamo solo il trasferimento ad Expo, ma contestiamo una trasformazione radicale di quello che è il modo di fare università, di quello che è il modo di fare ricerca».

Seguono altri interventi degli studenti, per poi decidere di muoversi in corteo verso il rettorato: e qui si trova la prima sorpresa della giornata. Il Rettore Vago ha infatti spostato la seduta dalla sede di Festa del Perdono alla Sala Napoleonica, che si trova in via Sant’Antonio. Il motivo è presto detto: quando il corteo giunge all’imbocco della via un cordone di polizia blocca la strada da entrambe le parti. Via Sant’Antonio è impenetrabile e la Sala Napoleonica inespugnabile.

Vago ha paura e chiama la Questura.

È probabile che il rettore, temendo un’altra irruzione alla seduta da parte degli studenti come era precedentemente accaduto durante l’iter per l’approvazione del numero chiuso, abbia deciso di chiamare la Questura per dispiegare un certo numero di poliziotti che gli consentissero di svolgere il suo lavoro regolarmente e senza inutili interruzioni. L’intervento della Questura segna una delegazione di responsabilità nel voler tenere lontano gli studenti da ogni tipo di partecipazione.

 

La manifestazione continua: gli studenti in corteo si avvicinano all’ingresso della via, si fermano davanti al cordone della polizia e tutti con le mani alzate chiedono di poter passare. Ovviamente senza successo. La polizia carica gli studenti, prima spingendoli con gli scudi antisommossa e poi passando direttamente alle manganellate, colpendo indistintamente studenti, giornalisti e cittadini di città studi. Il corteo arretra, gli studenti si rialzano e si spostano ancora, tentando di entrare anche dall’altra parte della via. Lo scenario è lo stesso: studenti a mani alzate e polizia a manganello levato in tutta risposta.

 

Il tentativo degli studenti era quello di cercare un dialogo con il Rettore, dialogo che ancora una volta non solo è stato negato, ma persino punito.

Ma forse da un Rettore capace di dire Basta con questa democrazia! non ci si poteva aspettare di meglio.

L’unico tentativo di mediazione è la proposta di far entrare solo una delegazione di studenti dentro la sede di Sant’Antonio, proposta che viene rifiutata per non snaturare la natura della protesta che è collettiva: “O tutti o nessuno”, scandisce la voce di Jacopo Tonetto di ILight al megafono. Dopo qualche ora la barriera della polizia arretra, facendoci arrivare a metà via Sant’Antonio, non un passo di più. Il corteo torna allora in Festa del Perdono, dove si scioglie con il progetto di organizzare una nuova assemblea pubblica.

La violenza usata contro gli studenti è inaccettabile e gratuita, allarmante se inscritta nella ricerca di confronto dentro l’università.

La libertà di manifestare non dovrebbe essere limitata in nessun modo, a maggior ragione davanti alle ripetute richieste negate di dialogo costruttivo. E un rettore che tollera che gli studenti della sua università siano manganellati dalla polizia mostra poca serietà e scarso interesse. In una parola: menefreghismo.

Sheila Khan

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