
Dopo tutti questi anni il quadro della Venere più famosa del mondo ancora ci sorprende. Quando sembrava che non ci fosse più niente da svelare, la celebre tela del Botticelli torna alla ribalta per via di un elemento tutto particolare, un peculiare simbolo legato alla filosofia neoplatonica: un polmone.
Il disegno è stato rinvenuto all’interno del drappeggio del mantello in mano alla dea Flora, che cerca di coprire la dea appena nata, e si ispira alla dottrina neoplatonica che in quel periodo circolava nella corte dei Medici; il simbolo raffigura l’allegoria del ciclo della vita generato dal respiro divino. Sopra il braccio sinistro di Flora è visibile infatti un drappeggio che ritrarrebbe l’ilo polmonare, da cui passano bronchi, vasi sanguigni e nervi.
La notizia è arrivata dagli studi dal chirurgo plastico Davide Lazzeri, ricercatore della medicina nell’arte, lo stesso studioso che congetturò l’artrosi di Michelangelo da alcuni dettagli pittorici.
Lo studioso ha preso spunto da una ricerca di due americani, Blech e Doliner, diffusa nel 2009. Lazzeri poi, per conferire valenza scientifica alla sua ipotesi, è andato a riprendere e analizzare tutti i documenti e le attestazioni sulla vita di Botticelli e l’operato dell’artista. Dopo aver osservato i colori e lo strano movimento che il mantello assume nel quadro egli si ritiene convinto della simbologia quasi ossessiva dell’autore per quel particolare dettaglio.
Ha inoltre ipotizzato che la rappresentazione di quel particolare organo sia legato alla figura della modella che aveva ispirato il volto della dea, Simonetta Cattaneo Vespucci, morta di tubercolosi.
Grazie a questa intuizione il dibattito nel mondo dell’arte si apre: i segni e le metafore così sottili sono intenzionali o solo frutto di un’ampia fantasia dei critici? Sarà vero che gli artisti abbiano consapevolmente lasciato indizi nelle loro opere capaci di reindirizzarci verso tematiche filosofiche e mistiche? Questo problema attanaglia critici ed estimatori dell’arte: cercare di essere il più obbiettivi possibile, senza però cadere eccessivamente nelle seduzioni di teorie affascinanti, che spesso si insinuano nell’oggettività dei fatti.