Del: 16 Aprile 2018 Di: Redazione Commenti: 0

Lorenzo Rossi

La rappresaglia contro Assad era stata annunciata, e Trump ha mantenuto la parola: all’alba di Sabato scorso ben 120 missili sono piombati su tre siti di produzione di armi chimiche vicini a Damasco e appartenenti al regime del dittatore. Gli USA non sono stati i soli a compiere il raid aereo, a esso hanno partecipato pure Francia e Regno Unito.

È stata distrutta la loro capacità di produrre armi chimiche. E da parte loro non c’è stata nessuna vittima.

Così ha commentato il Presidente francese Macron.
Ma a cosa è dovuto questo massiccio attacco contro Assad? Com’è facilmente intuibile, tutto è riconducibile allultimo utilizzo di armi chimiche da parte del regime contro civili e ribelli, avvenuto il 7 Aprile a Douma, nella Ghuta orientale, in cui almeno un centinaio di persone hanno perso la vita a causa del gas sarin e di altri gas a base di cloro rilasciati.
La situazione, però, aveva generato una fuga di notizie molto contrastanti da parte di innumerevoli fonti. La Società Medica Americano-siriana (SAMS), la difesa civile siriana – i cosiddetti Caschi Bianchi – e l’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo (SOHR) sono stati i primi a rendere nota la notizia e ad accusare il dittatore di un deliberato massacro di Stato.

I media siriani, sotto il controllo del regime, avevano negato ogni coinvolgimento di quest’ultimo, accusando pure laccaduto di essere una messinscena di numerosi attori ribelli.

Queste due interpretazioni sono state trattate da numerosi media in cui spesso è facile riconoscere unaffiliazione con Stati Uniti o Russia. Inoltre, mentre le fonti di questultima confermavano lassenza di qualsiasi agente chimico, Macron riteneva di possedere la prova – che finora non è stata rivelata – per incastrare Assad.
LONU, mostratasi neutrale alle due versioni, ha mandato nei giorni scorsi alcuni membri dellOPAC – l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche – nella zona dell’accaduto per indagare.
Questa situazione complicata non ha comunque fatto desistere Trump e i suoi omologhi di Francia e Regno Unito, dallordinare il lancio di una pioggia di missili Cruise su tre siti di fabbricazione di armi chimiche già da tempo individuati.

Il tutto è terminato con un tweet del Presidente statunitense che annunciava “missione compiuta”.

Il Tycoon ha voluto così dimostrare che il suo approccio a questo genere di situazioni è ben diverso da quello del suo predecessore, Obama.
Quali saranno ora le tensioni dal punto di vista internazionale? Si prospetta un forte conflitto diplomatico e mediatico tra Stati Uniti e Russia, che è stata accusata pure dal presidente francese di aver contribuito all’attacco chimico sui civili siriani. La tensione fra le due superpotenze era già alta nei giorni scorsi, quando alcuni jet russi hanno sorvolato a bassa quota il cacciatorpediniere statunitense Donald Cook al largo delle coste siriane. In quel caso lammiraglio Viktor Kravchenko si è giustificato riducendo latto ad un gesto di intimidazione, motivato dal fatto che la nave si stava avvicinando ad un base russa.
Dopo gli avvenimenti di sabato, la Russia ha proposto delle sanzioni per gli Stati Uniti che sono state poi bocciate dal Consiglio di Sicurezza dellONU. Al contrario, Nikki Haley, ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite, ha dichiarato l’intenzione di un aumento delle sanzioni verso la Federazione Russa. Gli USA hanno inoltre invitato gli alleati – Regno Unito e Francia – ad un maggiore controllo sul territorio siriano e alladozione di un nuovo programma contro l’uso di armi chimiche che sarà presentato presso lONU oggi stesso.
Il Papa ha commentato laccaduto dicendo do essere “profondamente turbato dallattuale situazione mondiale” e pare non sia lunico a pensarla così. La speranza è che d’ora in poi la Siria rispetti gli accordi internazionali sulluso degli armamenti chimici ai quali ha aderito nel 2013. Pare, però, che attualmente Assad stia avendo la meglio sulle forze ribelli. Per ora, un punto chiave dell’amministrazione Trump e dei suoi alleati rimane quello di sconfiggere definitivamente la presenza dellISIS nel territorio.
La questione siriana è, ormai da molto tempo, un punto caldo negli scenari geopolitici internazionali. Le tensioni fra le varie potenze coinvolte nella vicenda rimangono alte ed ogni decisione futura potrà considerarsi tanto un rischio quanto una possibile soluzione.

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