Uno dei motivi per cui i Maniaci Seriali sono diventati degli effettivi maniaci seriali è sicuramente il fatto che spesso le serie tv ci stimolano a pensare e riflettere su questioni a cui altrimenti non faremmo attenzione. Dal 7 marzo è in onda su Sky Atlantic (canale 110) la quarta stagione di una fantastica serie tv dedicata al mondo della musica classica, una delle poche se non l’unica: Mozart in the Jungle, una comedy divertente che unisce la musica ai drammi personali dei musicisti, la realtà al surreale. Proprio con questa nuova stagione viene fuori una interessante questione, cioè il fatto che il numero di donne alla conduzione di un’orchestra è ancora oggi molto limitato.
Tanto per darne un’idea: nell’anno 2016, durante uno dei più importanti festival dedicati alla musica classica, il BBC Proms, su 75 concerti solo 8 sono stati diretti da una donna, e si aggiunga che ben tre di essi sono stati diretti dalla stessa direttrice d’orchestra, Marin Alsop. Un numero alquanto limitato considerando che in realtà la quantità di musiciste, nelle orchestre britanniche ad esempio, corrisponde in ugual numero a quello dei musicisti.
A Londra ci sono cinque orchestre sinfoniche permanenti in cui le musiciste non mancano, ma su venti posti da direttore solo uno è occupato da una donna.
La già citata Marin Alsop, nel 2013, è stata la prima direttrice in 118 anni di storia del Proms, e così commentò in quel momento: «I’m shocked that [in] 2013 there still can be firsts for women.»
Nel 2014, Elim Chan (28 anni) è stata la prima donna a vincere il premio Donatella Flick LSO Conducting Competition, inaugurato nel 1990, e finanziato tra gli altri dal Principe Carlo, proprio con lo scopo di aiutare i giovani, uomini e donne, nella loro carriera da direttori di orchestra.
James Murphy, l’amministratore delegato della Southbank Sinfonia, un’orchestra da camera fondata nel 2002, ha raccontato in un’intervista rilasciata al The Guardian di quando gli arrivò una lettera da parte di una direttrice d’orchestra, in cui quest’ultima dichiarava di avergli scritto perché la Southbank Sinfonia era una delle poche a considerare di avere una donna come direttore d’orchestra. È solo a questo punto che Murphy prende coscienza della questione, cominciando a guardare statistiche e arrivando ad ammettere che sì, sono stati fatti sicuramente dei progressi, ma molto lentamente.
Ci si chiede allora, quale sia il problema: se ci si trovi di fronte ad una quesitone di sessismo, o se sia solo un bias cognitivo, o semplicemente una mancanza di candidate adatte al ruolo. Su quest’ultimo punto lo stesso Murphy ha provato a dimostrare il contrario, invitando un numero uguale di donne e uomini per il ruolo di direttore, e ammettendo di averne trovate di brillanti.
Che cosa si può fare? Intanto tenere viva la discussione e parlarne, come per esempio quest’anno ha fatto la nuova stagione di Mozart in the jungle.
Alsop ha sottolineato inoltre che finché l’idea di una donna sul podio non sarà “indifferente”, finché non sarà più importante sottolineare che su quel podio ci sia una donna o un uomo, ci sarà ancora lavoro da fare.
Un’altra direttrice d’orchestra acclamata e di successo è la cinese Xian Zhang, che ha debuttato all’età di vent’anni come direttrice d’orchestra con Le Nozze di Figaro, alla Central Opera House di Beijing, ha lavorato per la New York Philarmonic, lavora regolarmente per la Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, ed è stata anche la direttrice dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi a Milano, di cui oggi è direttrice emerita. Anche lei come Marin Alsop, sottolinea come sia importante per le giovani donne avere dei modelli in cui identificarsi, per convincersi che dirigere un’orchestra è un carriera che possono intraprendere: «The more we ask these questions, the more people will get used to the idea of women conducting, and this will speed up the process of getting more women into the profession. We need to bring up the number of female of conductors. There are not enough girls doing it well as professionals. Once there are more, then we can judge how good they are.»
A rappresentare le donne italiane nel mondo della musica, Speranza Scappucci è stata la prima direttrice italiana a dirigere l’orchestra dell’Opera di Vienna: «L’arte non ha sesso. Siamo musicisti e sul podio come in buca d’orchestra, avanti a tutto c’è la gioia di far musica. La differenza non la fa quando dirigi se sei un direttore o una direttrice, ma l’autorevolezza. Quella l’hai o non l’hai. Non si improvvisa, ma nasce dallo studio, mai finito e dalla passione.» Non avremmo saputo dirlo meglio.