Del: 8 Aprile 2018 Di: Redazione Commenti: 0

Gabriella La Marra

Foto di Sanne Peper

Arriva per la prima volta in Italia The Year of Cancer di Luk Perceval, adattamento teatrale dell’omonimo romanzo di Hugo Claus (1972). Lo spettacolo, in scena al Piccolo Teatro Strehler dal 5 all’8 aprile (in lingua olandese con sovratitoli), porta sul palcoscenico la storia di un amore travagliato. Come afferma il regista in riferimento al romanzo: «È un racconto spietato. Spietato perché mostra l’amore nella sua provvisorietà. La vicenda mostra come, dopo le prime gioie, l’amore muta in fretta in false aspettative e disillusioni insopportabili.»

I due protagonisti, interpretati da Maria Kraakman e Gijs Scholten van Aschat, vengono investiti da una passione travolgente, che li consuma fino a quando non è la passione stessa ad esaurirsi, anche se mai del tutto. Prima come amanti e poi come coppia, i due sperimentano l’iniziale incanto dell’innamoramento e in seguito la logorante battaglia dopo la rottura. Lui, uomo di mezza età, esaltato (seppur quasi incredulo) per aver finalmente trovato “l’anima gemella”. Lei, donna già sposata e con una figlia, non riesce a lasciarsi andare completamente perché consapevole del deterioramento dei rapporti; come se non volesse arrendersi all’amore, cerca in tutti i modi di negarlo: «L’infatuazione mi dura sempre due settimane, passerà a breve.» Le due settimane passano, ma l’attrazione no. Così la loro storia va avanti per un anno: lei lascia il marito per stare con lui, ponendo fine a quel matrimonio ormai terminato da tempo; nel corso della vicenda i due si lasciano e si riprendono più volte, frequentano altre persone, ma senza che nessuno dei due sia disposto a mettere la parola fine.

La loro diventa la storia tra due persone che non possono vivere né insieme né separate.

Componente fondamentale della rappresentazione è la fisicità – in primis intesa come attrazione sessuale tra i due protagonisti, che continuano a cercarsi fino alla fine nonostante il loro rapporto si sia ormai indebolito – che acquisisce un valore scenico molto più d’impatto rispetto all’espressione verbale, fin dalla prima scena. Sul palco gli attori saltano, ballano, si scontrano e si amano, spesso senza proferire parola. La gestualità e l’espressività sono particolarmente messe in risalto dalle musiche che accompagnano la rappresentazione, eseguite “live” dal maestro Jeroen van Veen che, con il suo pianoforte, sembra diventare parte integrante della scenografia. Una scenografia di per sé vuota – se non fosse per le sex dolls appese al soffitto, simbolo della nevrosi che accompagna gli amanti per tutta la vicenda – che rappresenta il vuoto interiore dei due protagonisti, incastrati in una relazione priva di senso che solo la vita (o la morte) sarà in grado di spezzare.

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