Quanto conta l’immagine che si trasmette agli altri?
Un indizio sulla risposta potrebbe arrivare dal sito Family Romance, ideatore di un servizio che ha nello squallore il suo cavallo di battaglia. Si chiama Real Appeal, e consiste nell’affittare amici fasulli da noleggiare al bisogno, con il solo scopo di scattare selfie e foto destinate ai social network. Come in un rispettabilissimo ristorante, dall’apposito catalogo si possono scegliere le persone con cui amabilmente fingere di divertirsi e scattare selfie, destinati poi ai propri account social. Fine.
Non è difficile immaginare, sarcasticamente, quanta invidia potrà suscitare colui che usufruirà di Real Appeal, mostrando al popolo dei social momenti giocondi assieme a persone pagate 32 euro all’ora di cui non conoscerà nemmeno il nome, dedite solo a qualche foto e nient’altro. L’agghiacciante invenzione proviene dal Giappone, paese dove si è già ampiamente discusso sulle relazioni sociali sempre più critiche, se non inesistenti.
Ciononostante, se Atene piange Sparta non ride, poiché quello della solitudine è un problema che avanza inesorabile anche in Italia.
Secondo i dati Istat del 2018, sono 3 milioni le persone che dichiarano di “non avere una rete di amici, né una rete di sostegno, né partecipano a una rete di volontari organizzati”. Le responsabilità possono essere ricondotte sia nella personalità individuale (problemi debilitanti personali dell’individuo, come la timidezza, la depressione, la mancanza di senso critico, disturbi paranoici ecc…), sia nella struttura della società. Ed è riguardo a quest’ultima che la psicoterapeuta Marta Tibaldi ha posto l’accento, identificando anche la sua connessione con la prima causa sopracitata:
«Il mondo è diventato molto demanding, richiede performance sempre più alte e di conseguenza è aumentata a dismisura la paura del giudizio altrui, il senso di inadeguatezza, che produce come conseguenza proprio l’isolamento, il rifiuto della relazione, la perdita del contatto».
Una paura che, per quanto possa sembrare infondata e innocua, può risultare debilitante, come in un effetto domino, andando a lesionare felicità e personalità dell’individuo. Riconducendoci alle affermazioni della Tibaldi, un elemento mancante sembrerebbe essere quello della spontaneità, ovvero dell’agire come meglio crediamo davanti ad un’altra persona, allegato dalla consapevolezza di mantenere un comportamento civile ed educato.
«Rinunciare alla spontaneità e all’individualità significa soffocare la vita», affermava Erich Fromm.
E le sue parole sarebbero esplose in una escalation di improperi verso il nuovo millennio, a giudicare dall’immensa quantità presente sul web di ciarlatanerie come articoli, guide, tutorial, su come comportarsi per stringere legami affettivi. Al pari di un dotto manuale d’istruzioni dell’Ikea, si può imparare come approcciare con una persona nel giusto modo, ma anche come gestire le amicizie sul lavoro. Il contatto umano e lo stringere amicizie vengono considerate, all’interno di queste guide, al pari di una partita a scacchi, dove ogni mossa dev’essere fatta nel modo giusto al momento giusto, pena la consapevolezza che non si ricaverà un ragno dal buco dalla persona a cui ci stiamo rivolgendo.
Spostandoci dalla diagnosi al trattamento, purtroppo fornire una soluzione complessiva è impensabile, poiché ogni caso è unico a sé. Con certezza sappiamo che la solitudine, nella stragrande maggioranza dei casi, comporta inesorabilmente un disturbo depressivo, totalmente in grado di mettere alle corde ogni ambito della vita del malcapitato. Il rivolgersi ad uno psicanalista sembrerebbe la soluzione più opportuna; e proprio riguardo ad un più stretto rapporto paziente-terapeuta, ci sono stati dei passi avanti. I membri di Laboratorio Cesena, un think-tank presente nella città romagnola, hanno proposto l’istituzione dello psicologo di base. “Sempre più persone affrontano nella propria vita momenti in cui il proprio benessere psicologico viene meno. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 la Depressione diventerà la seconda causa mondiale di disabilità, dopo le cardiopatie”. Il progetto avrebbe il via a Cesena, dove l’intento sarebbe quello di affiancare lo psicologo al medico di base.
Voltandoci verso una situazione meno fatalista, una risposta incoraggiante (con tanto di dati alla mano), arriva dall’Istat, e riguarda il volontariato. “Più della metà delle persone attive in associazioni o gruppi di volontariato si dichiara molto soddisfatta della propria vita (contro il 40% dei non volontari) e la relazione positiva tra benessere e associazionismo aumenta con l’avanzare dell’età, con effetti positivi su diversi ambiti di vita”.