Del: 6 Giugno 2018 Di: Valentina Testa Commenti: 0

Unbreakable Kimmy Schmidt, la sit-com targata Netflix e prodotta da Tina Fey e Robert Carlock, si sta avviando a una conclusione: la quarta (e ultima) stagione è stata divisa in due parti, la prima delle quali disponibile sulla piattaforma di streaming dal 30 maggio scorso, mentre la seconda sarà rilasciata dal 25 gennaio 2019.

La storia di Kimmy (interpretata da Ellie Kemper), la ventinovenne che ha passato quindici anni della sua vita in un bunker alla mercé del reverendo Richard Wayne (Jon Hamm) con le altre donne-talpa, inizia quindi ad assestarsi, portando Kimmy ad essere sempre più donna e sempre meno ragazzina, con una crescita costante che la porta prima al college e poi ad avere un lavoro, senza mai perdere quel lato di ingenua solarità che la caratterizza.

La prima parte della quarta stagione si sviluppa su un continuo parallelo tra le situazioni ordinarie della vita e il bunker in cui Kimmy ha vissuto, a volte portandola a rendersi conto di come lei stessa assuma degli atteggiamenti “da reverendo”, e a volte riconoscendoli, invece, in chi le sta intorno. Il tema centrale, sull’onda dello scandalo sexgate, sono le molestie sessuali e l’ottica patriarcale interiorizzata dalla società, senza dimenticare il white privilege.

Quello che fa spiccare Unbreakable Kimmy Schmidt è, però, la capacità di trattare di temi così delicati e bollenti con leggera ironia, pur non dimenticando mai di lanciare il messaggio necessario.

Puntata chiave è la terza, cuore del prima blocco di soli sei episodi. È concentrata interamente sul reverendo, che racconta il suo punto di vista della storia, palesemente distorto, a due suoi fan sfegatati. Partendo dalle clip di Donald Trump che parla di donne come se fossero pezzi di carne, passando da file che contengono informazioni su un fantomatico complotto contro la razza maschile (cartelle e cartelle che presentano i nomi, tra gli altri, di Weinstein e Lord Voldemort), al grido di “Men are under attack!”, si mettono in ridicolo le posizioni di chi, ancora oggi, cerca di screditare in tutti i modi le posizioni femministe.

Kimmy, insieme con i suoi soliti compagni Titus (Tituss Bugess), Jacqueline (Jane Krakowski) e Lillian (Carol Kane), smonta, pezzo dopo pezzo, nel suo piccolo mondo, le ingiustizie che si trova ad affrontare; e, ognuno al momento giusto, trova la battuta giusta per sdrammatizzare le situazione.

Con un cliffhanger da estrema suspance a chiudere la prima parte, ciò che resta da fare è, con pazienza, aspettare gennaio, e attendere una conclusione che non mancherà di portare freschezza comica anche a una situazione che sembra strizzi l’occhio al thriller, lasciando, come sempre, in sottofondo il motto della vita di Kimmy: non cedere, non buttarsi giù, resistere.

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Valentina Testa
Guardo serie tv, a volte anche qualche bel film, leggo libri, scrivo. Da grande voglio diventare Vincenzo Mollica.