Del: 16 Novembre 2018 Di: Francesco Porta Commenti: 0
Jacques Lecoq e la maschera neutra -Vulcano Statale

Nel corso dei secoli il teatro ha spesso fatto uso di maschere che nel tempo si sono evolute, non solo nella forma ma anche nel loro significato.

Partendo dal teatro classico, in cui le maschere erano strumenti adottati per una migliore resa scenica, si arriva fino a Pirandello, il quale attribuiva una o più maschere a ogni personaggio —e più in generale a ogni uomo— .

Le maschere, però, non vengono utilizzate solo nella rappresentazione scenica a teatro. Esiste, infatti, un tipo di training che fa uso di una particolare maschera: la maschera neutra, ideata da Jacques Lecoq uno dei pilastri del teatro contemporaneo che ha dato tanto, e tanto ha ricevuto, anche a Milano.

Lecoq giunse in Italia nel 1948 per studiare i caratteri delle maschere del teatro classico e della commedia dell’arte. Fu proprio a contatto col patrimonio artistico del nostro Paese che sviluppò le basi della sua futura pedagogia teatrale: è da ricordare anche l’influenza di grandi maestri Italiani moderni con il quale Lecoq entrò in contatto, uno su tutti Franco Parenti con il quale fondò una compagnia teatrale.

Ma cosa è la maschera neutra? Si tratta di una maschera inespressiva che, come scritto ne Il corpo poetico Jacques Lecoq, aiuterebbe gli attori a spogliarsi delle loro caratteristiche e della loro personalità prima di entrare in quelle dei loro personaggi.    

Jacques Lecoq e la maschera neutra -Vulcano Statale

Questo oggetto che si mette sul viso deve permettere a chi lo indossa di raggiungere lo stato di neutralità che precede l’azione, uno stato di ricettività riguardante ciò che ci circonda, senza conflitti interiori. Si tratta di una maschera di riferimento, una maschera di base. Quando l’allievo avrà sperimentato questo stato neutro di partenza, il suo corpo sarà disponibile come una pagina bianca sulla quale si potrà scrivere il dramma.

Nelle intenzioni del maestro parigino, quindi, la maschera neutra è uno strumento che permette a chi la indossa di potenziare la propria gestualità, anche grazie a un annullamento dei tratti distintivi del viso dell’attore —fatto che può trasmettere un senso di inquietudine a chi osserva— , ma permette anche di neutralizzare i caratteri singolari degli attori prima di entrare senza conflitti in un altro personaggio. L’utilità di questo passaggio si rispecchia nella possibilità data agli attori di sperimentare un’espressività corporea, inibita solitamente in un personaggio già caratterizzato e —come la commedia insegna— stereotipato. Lo stato di neutralità, inoltre, risulta essere fondamentale per dare importanza all’utilizzo del corpo e alla postura, e a esercizi che mirano a potenziare l’ascolto e l’interazione libera con gli oggetti e gli altri personaggi. Si tratta, tuttavia, di un training non semplice: qualsiasi movimento eccessivo o sporco (come può essere il toccare la maschera) viene amplificato, andando a intaccare in parte la resa dell’azione.

L’insegnamento innovativo dell’artista parigino Jacques Lecoq si può dire che miri a “resettare” un attore prima che possa costruire un’azione: 

“Quando l’allievo avrà sperimentato questo stato neutro di partenza, il suo corpo sarà disponibile come una pagina bianca sulla quale si potrà scrivere il dramma”.

Un insegnamento che si potrebbe applicare anche fuori dal palcoscenico.

  

Francesco Porta
Amo il cinema, lo sport e raccontare storie: non si è mai troppo vecchi per ascoltarne una.