“È possibile combattere attraverso le nostre scelte di lettura?”, John Freeman pone quest’interrogativo nell’introduzione del primo numero tradotto in italiano della rivista letteraria “Freeman’s” (2018), riflettendo su come sia indispensabile considerare la lettura letteraria come un’esperienza più ampia, dalla connotazione politica e dalla capacità d’esplorazione del diverso e del nuovo, al di là di ogni confine.
Si riflette spesso sulle numerose debolezze dei flussi di notizie, in particolare tra Oriente e Occidente o tra “paesi di serie A e paesi di serie B”. All’interno di queste critiche si manca sempre di dare un’importanza meritevole allo strumento d’informazione della letteratura, altrettanto prezioso seppur in modo differente rispetto al giornalismo, per permettere un’immersione più profonda e consapevole in realtà distanti e spesso sconosciute, per venire in contatto con problematiche di carattere politico e sociale che attraverso meccanismi narrativi possono giungere al lettore con un impatto ancora più potente.
Leggere è un atto politico, una questione etica; lo è sempre stata, ma più che mai adesso che i governi sfoderano la violenza contro chi non rientra nella definizione più pura di cittadino e la democrazia liberale è minacciata nel suo nucleo originario, l’Europa e gli Stati Uniti. È in atto una vera e propria guerra culturale contro le moltitudini, l’ibridazione, la globalità. (Introduzione, Freeman’s)
Il progetto di Freeman’s è capitanato da John Freeman, scrittore e critico letterario americano, precedentemente direttore di Granta, celebre rivista che ha suggellato la popolarità di molti dei più importanti autori anglo-americani del nostro secolo.
I numeri precedentemente pubblicati della rivista davano alla luce piccole antologie, in cui si riunivano contenuti inediti di autori già noti e di altri più sconosciuti, seguendo la scia di un tema specifico. In questo primo numero tradotto anche in italiano Freeman segue le opinioni di editor, critici, traduttori e autori internazionali, aprendoci una lista di 29 scrittori di vari generi, uniti dalla capacità di guardare oltre, e dall’idea che la scrittura debba necessariamente essere uno strumento di comunicazione globale. Freeman’s assume così più l’aspetto di una raccolta di racconti e scritti di vario tipo, che di una rivista vera e propria, consentendoci un viaggio alla scoperta di trame e vicende incastonate nelle realtà più differenti: l’universo malfamato della prostituzione a Lima, i viaggi in misteriose isole greche e il grigiore delle fabbriche petrolchimiche cinesi…
John Freeman cerca così di cantare attraverso la raccolta una vera e propria ode alla multiculturalità, perché “la bellezza non ha mai avuto passaporto, si presenta senza invito, è un’imbucata”, il coro si armonizza così grazie alle voci di scrittori che vanno in cerca di un pubblico che esula da qualsiasi operazione selettiva.