Il legame tra uno scrittore e i personaggi delle sue opere quasi sempre risulta estremamente stretto. Se si parla di uno scrittore di ampia fama, poi, il legame si fortifica ancor di più e i personaggi diventano emblemi difficilmente separabili dal loro creatore.
Talvolta, però, assistiti dall’immaginazione del lettore, quest’ultimi possono cambiare ‘abitazione’.
Alla luce della narrativa moderna forse sono stati i personaggi di Gogol a voler traslocare. In particolare, le donne presenti nei suoi racconti, verso le quali lo scrittore russo assume un atteggiamento assai complesso, hanno voluto insediarsi tra le righe di Haruki Murakami.
Di seguito un tentativo di decifrare le donne gogoliane, per intenderci meglio.
Per riuscirci, occorre innanzitutto tenere in mente che l’evoluzione delle loro caratteristiche è analoga dell’evoluzione dello stesso scrittore. Il giovane Gogol, affascinato dalla femminilità, è lirico e romantico e plasma alla perfezione donne-statuine, dotate di estrema bellezza esteriore, cura di sé, eleganza. Occasionalmente devia dal suo cammino e disegna streghe ambigue che, per quanto possano sembrare ripugnanti, ammaliano con un erotismo demoniaco. Entrambe sono frivole e superficiali, con poco spessore. Ad esempio, nel racconto La notte prima di Natale, tratto dalla raccolta Veglie nella fattoria presso Dinan’ka (una delle prime opere dello scrittore), oltre a Oksana, una bella fanciulla che fa perdere la testa al fabbro, troviamo Solocha, una strega che nonostante abbia un’aspetto orrido fa innamorare quasi tutto il villaggio!
Verso la maturità lo scrittore comincia a percepire una spiritualità nella bellezza femminile e i suoi personaggi si trasformano in donne complesse e sovrumane, oggetti di interpretazione soggettiva. Altre volte nemmeno esistono. Nel racconto Il Cappotto è proprio il cappotto ad assumere il ruolo di una moglie per il protagonista.
Anche in questo caso, come succede spesso in Gogol, il valore elegiaco attribuito ad un certo soggetto riesce a sgonfiarsi senza un motivo apparente. Le sue creature femminili subiscono questo cambiamento nelle ultime opere: da sirene acquisiscono caratteri comico-grotteschi, finendo così per assomigliare alle più svariate caricature.
Sicuramente non si può applicare lo stesso schema per esaminare le figure femminili di Murakami, sia perché la sua produzione letteraria non è ancora finita sia per evitare un confronto senza meta.
Con tanta fantasia, le donne di Murakami potrebbero essere le figure femminili gogoliane fuggite dal passato (forse con le loro scope volanti) e atterrate sui racconti dello scrittore giapponese.
Così, le giapponesi di Murakami appaiono come la reincarnazione delle russe di Gogol. Ciò che si trasforma è l’aspetto esteriore e le proprietà, che — a loro volta — si adattano all’epoca. Non si parla più di streghe ma di donne al lavoro; non più di prostitute ma di studentesse; non più di sguardi fatali che possano uccidere ma di vere armi che uccidono.
E se la figura più conosciuta dai lettori di Murakami, Aomame, la protagonista del celebre romanzo 1Q84, fosse proprio una strega gogoliana moderna?
Lavora in una compagnia piuttosto enigmatica e ogni volta assume figure diverse per imbrogliare e uccidere uomini che sono stati autori di brutali violenze contro altre donne.
Nella raccolta Uomini senza Donne sempre di Murakami, è possibile identificare anche delle affinità. Come accade ai personaggi gogoliani, anche gli uomini sono rimasti soli, perché le loro donne li hanno abbandonati, talvolta volontariamente, in modi misteriosi o comunque indefinibili.
In particolare, nel racconto Gregor Samsa in Love il protagonista prova un forte sentimento di attrazione verso una ragazza apparsa dal nulla per aggiustare la serratura della porta. Alla fine questa lo abbandona, come la prostituta aveva abbandonato Piskarëv nel La Prospettiva Nevskij. Entrambi i protagonisti si sono infatuati dalla bellezza vanitosa e ne hanno pagato il prezzo.
Esiste quindi un vero collegamento tra i due scrittori?
Apparentemente no. Epoca, ideale, stile: è tutto assai distante. Eppure, la nostra curiosità ci rimanda alle rispettive biografie e i conti, alla fine, tornano. Gogol ha sempre nutrito una grande passione per il teatro, pur avendo abbandonato la carriera dell’attore per intraprendere quella lavorativa del burocrate. Mantenne, però, una forte passione per la letteratura. Successivamente andò ad insegnare all’università. La madre, fanatica religiosa, gli trasmise l’interesse per la religione e la spiritualità. Dall’altra parte Murakami studiò drammaturgia, suo nonno era un prete buddista e i suoi genitori insegnanti di letteratura. Probabilmente è proprio per questo che i temi religiosi non sono rari nelle sue opere. Lo scrittore per un periodo ha gestito un bar con sua moglie e ha lavorato presso un negozio di dischi. Attualmente insegna all’università di Princeton. Entrambi hanno vissuto in vari paesi e sono nati in epoche di grandi avvenimenti politici.
Per questo, non è difficile immaginare che le donne di Gogol vivano ancora nella letteratura di Murakami.