Del: 12 Dicembre 2018 Di: Elena Cirla Commenti: 0

Ieri, 11 dicembre, intorno alle 20 sono stati esplosi colpi di arma da fuoco in rue des Orfèvres, nel centro storico di Strasburgo. La via, che collega rue du Temple Neuf a Place Kleber, il cuore della città, era gremita, come ogni anno, di turisti e abitanti che in questo periodo si godono le luminarie della capitale del Natale.

Da molti anni i controlli sono serratissimi: il centro della città, la Grand’Île, viene completamente transennata e ogni ingresso e uscita vengono controllati dalle forze dell’ordine, dal mattino fino alla chiusura dei mercatini, alle 20.
È a quest’ora che un uomo apre il fuoco.

Viene confermata la pista terroristica, l’attentatore è Chérif C., di origine marocchina, nato a Strasburgo 29 anni fa e cresciuto qui, residente in rue d’Épinard e già inserito da anni nella banca dati dell’intelligence francese con la “fiche S”, riservata agli individui sospettati di minacciare la sicurezza nazionale.

Spara alla Grande Rue, poi in Place Kleber, poi scappa di corsa e sale su un taxi, diretto a Neudorf, quartiere periferico. Il tassista, illeso, dice di averlo visto ferito alla mano. Alle 22.27 lo scontro con i poliziotti è aperto, Neudorf è asserragliata. Nel frattempo, Macron invia Christophe Castaner, ministro dell’interno, nella capitale alsaziana.

Strasburgo diventa una città fantasma, tutte le strade si svuotano, il vicesindaco di Strasburgo, il primo a confermare la sparatoria, consiglia a tutti di stare in casa e rimanere in luoghi sicuri. Moltissimi si chiudono nei ristoranti e nei pub. In uno di questi, un eurodeputato, in collegamento telefonico con Rai 2, testimonia la presenza di un cadavere nel ristorante in cui stava cenando.
Anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani rilascia la sua dichiarazione:

Strasburgo è il cuore dell’Europa, città simbolo della libertà e della democrazia. La seduta del Parlamento, che in questa settimana è plenaria – cioè sono presenti tutti i 751 deputati – continuerà, a dimostrazione che la democrazia non verrà scalfita da questi attacchi né minacciata dal terrorismo.

L’europarlamentare dei Verdi Marco Affronte racconta di aver scampato l’attentato:
«Erano circa le 20, poco più, e stavo tornando a piedi all’hotel. Mi trovavo fra Place Kleber e la cattedrale quando ho sentito 6/7 colpi ravvicinati (ho capito dopo che fossero spari). Ho visto gente gridare, e scappare, e ho accelerato il passo. Senza volerlo però sono andato proprio nella direzione dove stavano accadendo i fatti. Ho visto due persone a terra, sembravano completamente immobili. C’erano piccoli capannelli di persone attorno. Più avanti la polizia ci ha bloccato il passo e costretti a restare in un androne. Mi sono trovato con una giovane coppia, e assieme abbiamo deciso di suonare per cercare un miglior riparo. Ci hanno fatto entrare nel cortile, poi in casa. I ragazzi erano davvero molto scossi, e hanno pianto parecchio. Abbiamo solo aspettato, cercando notizie e sperando che là fuori meno persone possibili stessero soffrendo. Pochi minuti fa sono riuscito a rientrare. Andiamo tutti a dormire col cuore più pesante».

L’unico italiano coinvolto è Antonio Megalizzi, il giornalista italiano originario di Trento, che era a Strasburgo per seguire la sessione plenaria con Europhonica, un progetto radio legato al mondo universitario. Le sue condizioni, secondo quanto rilasciato dalla Farnesina, sono di ferito “non lieve”. A dare notizia del suo ferimento l’europarlamentare Pd Brando Benifei, che è stato informato dalla redazione dove il giornalista lavora.
Un punto di primo soccorso fisico e psicologico è situato su Pont du Corbeau, nella zona della Douane, e resterà attivo anche nelle prossime ore.
Nel frattempo, la caccia al fuggitivo continua e tutti gli ingressi alle autostrade, soprattutto quella a Kehl, al confine con la Germania, sono monitorati a vista.

Elena Cirla
Studentessa di Lettere Moderne, classe 1994.
Amante dell'autunno, dei viaggi e del vino rosso.

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