Green Book è l’ultimo tra i film candidati all’Oscar 2019 come miglior film ad approdare nei cinema italiani.
Si avvicina, infatti, l’evento più atteso dai cinefili di tutto il mondo, e qualche giorno fa si è ritornati a parlarne perché l’Academy of Motion Pictures Arts and Science ha ufficialmente annunciato che la cerimonia di quest’anno, per la prima volta in trent’anni, non avrà un conduttore. Questo dopo che Kevin Hart ha rinunciato alla conduzione per via di alcuni commenti omofobi che avrebbe scritto tra il 2009 e il 2011, di cui si è pubblicamente scusato ma che hanno portato comunque alla sua dipartita.
In ogni caso, la fatidica data quest’anno è il 24 febbraio, e abbiamo giusto il tempo di andare al cinema a guardare i film concorrenti quest’anno. Facciamo un ripasso breve delle candidature al miglior film:
- Black Panther, di Ryan Coogler
- BlacKkKlansman, di Spike Lee
- Bohemian Rhapsody, di Bryan Singer
- La favorita — The Favourite, di Yorgos Lanthimos
- Green Book, di Peter Farrelly
- Roma, di Alfonso Cuarón
- A Star Is Born, di Bradley Cooper
- Vice — L’uomo nell’ombra, di Adam McKay
Green Book, diretto da Peter Farrely, vede la partecipazione del ben tre volte candidato all’Oscar (di cui una proprio quest’anno per la sua interpretazione in Green Book) Viggo Mortensen, noto ai più per il suo ruolo di Aragorn ne Il signore degli anelli, che recita accanto al premio Oscar (conquistato per la sua interpretazione in Moonlight nel 2016) Mahersala Ali.
La vicenda narrata nel film è ispirata alla vera storia di Tony “Lip” Vallelonga, attore di origine italoamericana che prima di iniziare la sua carriera lavorò in alcuni dei più famosi nightclub di New York e al contempo fu sempre alla ricerca di impieghi che potessero fruttargli almeno i soldi dell’affitto, e Donald Shirley, famoso pianista afroamericano quasi dimenticato dal pubblico statunitense e mondiale e di cui si è ritornato a parlare proprio grazie al film di Farrely.
Nel 1962 il musicista assunse Vallelonga come autista e collaboratore durante il suo tour negli Stati del Sud. A scontrarsi sono due culture differenti in un periodo, come gli anni Sessanta, in cui episodi di razzismo nei confronti degli afroamericani, e a dirla tutta anche nei confronti degli italoamericani, erano all’ordine del giorno. La tematica viene affrontata in maniera decisamente leggera, per quanto profonda. Si ride molto grazie agli scambi di battute tra i due, e ci si commuove.
Fa sorridere, inoltre, e questo almeno dal punto di vista di un italiano, il fatto che i vari personaggi italoamericani (in particolare gli amici e familiari di Tony) utilizzino una gestualità tipicamente italiana quanto stereotipata, unita allo stereotipo dell’italiano che mangia costantemente polpette al sugo e pizza.
In circa due ore di film, infatti, vediamo Viggo Mortensen ingurgitare hot-dog, ali di pollo, pizza, e chi più ne ha più ne metta! e in una maniera quasi nauseante per un qualsiasi spettatore che prima di andare al cinema avesse deciso di andare a cena. Il tutto accompagnato da una quantità indecifrabile di sigarette fumate, anche durante i pasti perché no!
Al contrario, la figura di Don Shirley è rappresentata in maniera tutt’altro che stereotipata, e interpretata da un Mahersala Ali elegante e composto, seduto con la sua copertina sulle gambe sul retro della macchina, nei suoi completi accuratamente selezionati dalla costume designer Betsy Heimann. La costumista, infatti, ha dichiarato di aver voluto rappresentare Don Shirley come un uomo che ha utilizzato il suo guardaroba per esprimere la sua posizione, make a statement (che in inglese fa più effetto):
I wanted Don Shirley to maintain his elegance throughout the entire trip, no matter how he was treated”, “His clothes are kind of a shield, where he’s thinking ‘I don’t care how you feel about black people, look at me. I’m beautifully attired, I’m well educated, I’ve got good taste and you can tell that from a mile away.’
Heimann si è già fatta notare per le sue scelte stilistiche per Pulp Fiction e Quasi Famosi — Almost Famous, per cui ha ricevuto anche due candidature all’Oscar, oltre ad aver lavorato per più di una cinquantina tra film e serie tv.
Centrale e accuratamente selezionata è la musica, e per tutta la durata del film non si può fare a meno di muovere il piede al ritmo di una straordinaria colonna sonora, in cui accanto a pezzi dello stesso Don Shirley, e a canzoni di quegli anni come A letter from my baby di Timmy Shaw, solo per citarne una, si pongono pezzi originali creati dal compositore Kristopher Bowers, già noto per il suo lavoro in Dear White People, una serie originale Netflix.
Ma che cos’è questo “Green Book” che dà il titolo al film?
The Negro Motorist Green Book è il titolo originale della guida annuale, ideata da un impiegato in una posta di Harlem a New York, Victor Hugo Green, e destinata ai viaggiatori afroamericani. Fu edita e pubblicata per ben trent’anni, dal 1936 al 1966. Infatti, nonostante le leggi vigenti e le condizioni di vita in cui viveva la comunità afroamericana in quegli anni, qualcuno riusciva a permettersi di possedere una macchina, ma allo stesso tempo doveva fronteggiare i pericoli dovuti al razzismo dilagante (e legalizzato dalla Jim Crow Law, una serie di leggi in vigore negli Stati del Sud dalla fine dell’Ottocento almeno fino al passaggio al Civil Rights Act del 1964). In maniera molto amichevole, Victor Green redasse questa guida proprio per facilitare i viaggi in macchina degli afroamericani.
Questo stesso Green Book, nel film, viene utilizzato da Tony durante il suo viaggio in compagnia di Don Shirley e diventa simbolo della protezione che l’italoamericano offrirà al musicista, presagio di una grande amicizia che nonostante le differenze culturali si instaurerà tra i due.
Oltre alla candidatura al miglior film, e a quella al miglior attore protagonista a Mortensen, il film ha fatto ottenere la candidatura anche ad Ali come miglior attore non protagonista, alla miglior sceneggiatura originale a Nick Vallelonga (figlio di Tony “Lip” Vallelonga), Brian Currie e Peter Farrelly, e al miglior montaggio a Patrick J. Don Vito.
Green Book inoltre è stato il vincitore di ben tre Golden Globe nelle categorie: miglior film commedia o musicale, miglior attore non protagonista e migliore sceneggiatura.
Chissà che questa magistrale interpretazione non frutti anche il secondo Oscar a Mahersala Ali!
Staremo a vedere.
Immagini tratte da www.eaglepictures.com