Del: 18 Marzo 2019 Di: Martina Rubini Commenti: 0

15 Marzo 2019 ed è subito Hype Aura.

I Coma Cose, a un anno dalla pubblicazione del singolo “Post Concerto”, pubblicano finalmente un disco tutto loro per la casa discografica Asian Fake.
Surreale è la parola che si potrebbe utilizzare per descrivere il primo ascolto dell’album. Eh si, perché il duo, milanese di adozione, ha confermato di ispirarsi a De Chirico, e di certo trasformare la pittura in musica non è cosa da tutti.

Nove tracce, di cui due singoli (Via Gola e Granata) rilasciati poco prima della pubblicazione dell’intero lavoro: i Coma Cose hanno già conquistato anche chi di loro non aveva mai sentito parlare e allo stesso tempo hanno soddisfatto a pieno chi sperava in un Hype Aura già da tempo.

Milano fa da sfondo ai nove brani. C’è proprio tutto: dai Navigli al Duomo, dalla Darsena alla Stazione Centrale, dalla linea verde della metropolitana della città a via gola.
Le aspettative del disco erano molto alte. Chiaroscuri e giochi di parole sono gli elementi che li contraddistinguono, rime e parole distorte. Arte che canta: e lo fa proprio bene.
“Via gola” è stato il primo singolo estratto. Il racconto di una serata che nessuno avrebbe potuto fare meglio del duo. I riferimenti alla vita notturna di una Milano che, chi conosce, sa bene. Il vetro che viene portato via durante la notte.
Rumori reali, presi e posizionati su beat che incontrano le giuste melodie. Voci in secondo piano che animano ancora di più ogni brano dei Coma Cose.
Una settimana prima del rilascio di Hype Aura ci è stato dato un altro assaggio con “Granata”, la traccia forse più ritmata e radiofonica dell’intero album.
Altre sette tracce scritte nel giro di qualche mese completano il quadro che, Fausto Lama (Fausto Zanardelli) e California (Francesca Mesiano) ci hanno presentato.
Mix di vita quotidiana e critica nei confronti della società di cui facciamo tutti parte. È proprio da qui che ci si accorge di come le tracce non siano né banali e né tanto meno pompose. Il giusto equilibrio di racconto e sentimento.

“Squali” è una delle nove canzoni che recita “anche se a Milano non c’è il mare, noi restiamo squali”, Milano è pronta ad adottare e accogliere tutti ma solo i più forti riescono a sopravvivere: la vita frenetica, la nebbia, il freddo pungente, il traffico e lo smog.
I testi che ci hanno regalato sono testi pieni di poesia, anche se non è la quella a cui siamo stati abituati tra i banchi di scuola. È la poesia del 2019, quella che non ha bisogno di troppo per dire tanto, quella a cui basta dire “mi piace solo chi è trasparente nel parlarti di problemi e desideri tipo lei che si tagliava i capelli così corti che quasi le vedevi i pensieri”.
È tutto così distorto e sorprendente che è “Intro” l’ultimo brano a chiudere l’intero l’album, quell’intro che siamo convenzionalmente abituati a vedere all’inizio a fare da introduzione alle altre tracce.

Insomma, i Coma Cosa con questa nuova uscita non hanno deluso chi li aveva già conosciuti con i loro singoli rilasciati negli scorsi anni e, con il loro “mai una gioia tranne la fermata prima di centrale”, hanno riassunto bene i “drammi” della nostra generazione. A breve avrà inizio il loro tour che si apre con la prima data a Padova per poi concludersi a Roma: noi siamo pronti ad ascoltare Hype Aura dal vivo e a cantare sotto il palco “fino a quando non accendono le luci”.

 

Martina Rubini
“La vita imita l’arte” e io ci credo. Appassionata di musica e studentessa di economia. Scrivo perché è bello, è bello perché scrivo.