La sinistra americana sta risorgendo e lo sta facendo cambiando radicalmente gli ideali su cui si fonda il suo partito. Se infatti dopo il 2016 sembrava chiaro che il liberalismo promosso da Obama e dalla Clinton stesse sempre più stretto alle nuove generazioni, ad oggi, l’ideologia più solida da cui ripartire sembra essere quella socialista.
Il socialismo negli stati uniti non è mai stato la principale filosofia politica, anzi, sin dal dopoguerra è sempre stato considerato un tabù al pari del comunismo, un problema che avrebbe potuto minare la sacra democrazia americana e, proprio per questo, nel corso degli anni, si è limitato a sopravvivere nelle zone d’ombra del Partito Democratico con il quale ha avuto un rapporto conflittuale e problematico. Uno dei suoi storici portavoce, Bernie Sanders, sessantottino membro del Congresso americano fin dagli inizi degli anni Novanta, nel 2016 aveva tentato di portare questa nuova forma di governo alle sfere più alte del partito, sfidando una voce della sinistra tradizionale, Hillary Clinton, perdendo, sì, ma creando un vero e proprio terremoto nella politica americana.
Tantissimi da allora si sono resi conto di non voler più esser rappresentati da una sinistra liberale.
Per questo hanno iniziato a muoversi verso una linea di pensiero più vicina alla socialdemocrazia europea, creando campagne e slogan che fino ad allora erano di fatto escluse dal dibattito politico.
Dimostrazione di questo lo si è visto lo scorso giugno, quando una giovane sconosciuta di origini portoricane ha battuto alle primarie un membro del congresso, rappresentante dell’establishment, in carica dal ’99. Quella giovane donna è Alexandria Ocasio-Cortez, che in pochi mesi è passata dal servire tacos in un locale di New York all’essere la più giovane donna di sempre ad essere eletta al Congresso. 28 anni, intelligente e bella, si era distinta durante le elezioni del 2016 per aver organizzato la campagna elettorale dello stesso Sanders, dal quale ha ereditato la passione per temi che son diventati i suoi cavalli di battaglia.
Reddito minimo a 15 dollari l’ora, con pensione e indennità garantite, l’idea della casa come diritto umano e la riforma della legge sul finanziamento delle campagne elettorali.
Senza contare ovviamente l’assistenza sanitaria universale e la rimozione delle tasse universitarie, un programma progressista che si scontra con ogni singolo precetto su cui si basa la democrazia americana. Andando a dividere ulteriormente una nazione spaccata letteralmente in due.
Una proposta composta da empatia politica e da giustizia sociale che fa gola ai più giovani. La media dell’età delle persone che stanno iniziando ad appoggiare questo socialismo americano infatti è 33 anni. La generazione dei Millennials infatti sembra essere quella che più ha fiducia in questo modo di far politica. Molti arrivano anche a candidarsi in prima persona, come nel caso della Cortez, che ha deciso di mettersi in gioco ponendosi come nuovo antagonista di Trump.
Questo deriva anche, da una poca conoscenza che si ha del tema. I giovani sono più vicini ad una idea di socialismo “gentile” – caratterizzato dal welfare generoso, come ad esempio quello dei paesi scandinavi – ma se si dovesse pensare invece ai risvolti reali che un controllo dei mezzi di produzione da parte dello Stato comporterebbe sulla nostra economia e sulle nostre vite, non saremmo pronti al cambiamento.