Del: 4 Marzo 2019 Di: Redazione Commenti: 0

Articolo di Giulia-Gloria-Candal Costa, fotografie di Chiara Sardelli

Spesso capita di imbattersi in qualcosa di nuovo e ciò capita anche nella musica, quando si scoprono nuovi autori o nuovi generi musicali. È il caso di Morgan While (pseudonimo di Federico Lovato). Nato  il 7 Febbraio del 1991, Morgan While è un compositore e autore italiano, che si appassiona alla musica all’età di 15 anni e, avvicinandosi ad artisti come Mistaman, Bassi Maestro, ATPC, One Mic, inizia per  gioco a scrivere i primi testi rap e si dedica allo studio dei software di produzione musicale e alla produzione stessa. Insieme all’amico Andrea Lucania, in arte Tukaz, scrive diversi brani, riuscendo ad arrivare ad aprire un  concerto di Bassi Maestro. Collabora in qualità di fonico con molti artisti della scena rap underground milanese, tra cui Jack the Smoker, Emis Killah, Fedez, Asher Kuno, Bat e molti altri. Iniziando il progetto Stupeficium e dopo diverse esperienze con vari artisti, si orienta su  uno stile più Pop, che porta alla nascita di “The King of the Nowhere”  e “Falling“,  insieme  a tante altre canzoni.  Grazie a questi lavori viene  conosciuto ed apprezzato, arrivando ad essere chiamato dai TJS per  entrare a far parte del loro progetto in qualità di producer/ autore/ chitarrista/ seconda voce/ tastierista/ dj. Con  loro, infatti, a marzo 2018 si esibisce a Roma per le fasi semifinali nazionali del Tour Music Fest con un inedito  scritto e prodotto insieme dal titolo #parapa. Nello  stesso anno  inizia la collaborazione  con Abacusweb che segue e  promuove il suo attuale progetto solista: Morgan While.

L’11 febbraio scorso è uscito, infatti, il suo singolo d’esordio come solista: The king of nowhere, arrangiato e composto insieme a Luca Sven Macher (Dreamsound Labs, Routing Studio). Il brano richiama diversi stili musicali, tra cui Pop EDM, Future Bass, R&B  (Martin Garrix, Madeon, Marshmellow, Chainsmokers), poiché viene utilizzata una strumentazione quasi interamente digitale, tranne che per la chitarra elettrica (Fender Stratocaster). I contenuti sono sottolineati dalla melodia e dall’arrangiamento.

La canzone parla della  storia di uno spaventoso invasore proveniente da altri mondi, spuntando nel cielo e sconvolgendo l’intera umanità al suono dei suoi cannoni, intonando il suo spietato “canto di libertà”.

In un batter d’occhio il “Re del nulla” mette a ferro e fuoco le nazioni più potenti  del mondo e minaccia morte e distruzione per tutte le generazioni a venire. Ma proprio nel momento più disperato per l’umanità, a rischio di estinzione, i pochi sopravvissuti si uniscono per organizzare una controffensiva che metta in ginocchio il nemico, dimenticando così secoli di rancori tra le diverse razze e culture: il “canto della  libertà” del nemico diventa così il canto di liberazione dall’oppressione.

La canzone quindi non è altro che una storia  fantascientifica, allegoria della società attuale, nella quale purtroppo ci sono troppo spesso odi, rancori, estremizzazione  delle differenze e delle divisioni tra popoli e persone, sulla base della diversità di etnia, cultura, credo, natura, etc.

Morgan While pone quindi un quesito per tutti su cui bisognerebbe riflettere:  “È necessaria una catastrofe per riuscire ad andare d’accordo tra popoli e persone? O neanche quella ci aiuterebbe a smettere di farci la guerra per riscoprire i valori di fratellanza e solidarietà?”

Abbiamo fatto una chiacchierata con l’artista ed ecco cosa ci ha raccontato:

[L’intervista è stata editata per brevità e chiarezza]

Come mai il nome d’arte Morgan While?

Morgan è uno dei miei nomi preferiti e While significa “mentre” in inglese, mi piace il suono che fanno queste due parole accostate. MW é uno pseudonimo che scelsi di usare a 15 anni, età in cui iniziai a fare musica, ai tempi lo usavo per giocare on-line, infatti è nato come nick-name.

 

Com’è nata la canzone e come sono nati il testo e la musica?

In una delle tante sessioni di produzione al computer, una sera mi è venuta questa idea: il motivetto, la linea melodica, la prima frase del testo (The King of The Nowhere si coming down). Sono sempre stato affascinato dalle canzoni che riuscissero a coinvolgere un gran numero di persone con cori come “la la la la” (esempio “The passengers” di Iggy Pop), per questo motivo mi sono posto come sfida l’idea di fare un testo che contenesse un coro di quel tipo, ma contestualizzato in una storia. Da lì ho pensato al canto di libertà del re del nulla. Lavorando a questo progetto con il mio collega Luca Sven Marcher è stata sviluppata la versione che potete sentire ora.  

 

A chi ti sei ispirato per questa canzone e a chi ti ispiri nella musica e nella vita reale?

The King of The Nowhere è una canzone ispirata come sonorità alla musica EDM ed alla future bass; l’idea della storia è ispirata a film come “Indipendence Day” o da libri come “Ultimatum alla Terra”; per il testo, come già citato, mi sono ispirato a Iggy Pop, David Bowie e Aiao Miazaky. Nella vita prendo molto ispirazione da una vasta eterogeneità di personaggi che toccano molte discipline: Freddy Mercury,  Siddartha Gautama, Masaru Emoto, Madeon, Kurt Cobain, Carmelo Bene, Stanley Kubrik, Hideo Koshima, Alberto Einstein, Federico II di Svevia, Pier Paolo Pasolini, Aiao Miazaky,Philip Dick, Apuleio, Justin Houkins, David Bowie, Benjamin Libet, Franco Battiato, G. I. Gurd Jeff e tanti altri. 

 

Che messaggio vuoi trasmettere con questa canzone, ma anche con la tua musica?

Questa canzone nasconde un messaggio intrinseco: quando smetteremo di ammazzarci a vicenda? Ci vuole per forza una crisi globale per mettere da parte odi e rancori ingiustificati? Per quanto riguarda la mia musica mi piace l’idea di trasmettere messaggi che facciano riflettere. Penso che ora più che mai ci sia bisogno di stimolare le menti, soprattutto le più giovani. 

Cosa ti aspetti dal futuro?

Non so cosa aspettarmi dal futuro, ma dal presente  posso aspettarmi molto lavoro in quanto sto producendo molte tracce, sia per me che per terzi, nella speranza di costruire una buon percorso in campo musicale; mi piacerebbe molto lavorare all’estero.

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