Del: 13 Marzo 2019 Di: Arianna Preite Commenti: 0
Lotto marzo: intervista a Giulia Pacilli -Vulcano Statale

Lo sciopero generale globale dell’8 marzo 2019, organizzato da Non una di meno, ha portato 15 mila persone a scendere in piazza a Milano per rifiutare ruoli e gerarchie di genere, per protestare contro le violenze sulle donne e le discriminazioni, ma più in generale per schierarsi contro ogni forma di violenza e molestia.

Uno sciopero che ha difeso gli attacchi alla libertà di abortire, ha rifiutato il patriarcato e il razzismo, si è schierato contro il DDL Pillon, il Reddito di cittadinanza e i soprusi in campo lavorativo che le donne sono costrette a subire in maternità.

Uno sciopero che grazie al movimento Non una di meno ha permesso alla giornata dell’8 marzo di tornare ad un significato che si ricolleghi più al senso di una protesta e meno a una festa.

Come si legge sul manifesto per lo sciopero, si parla di manifestare per inventare un tempo nuovo, una voglia di cambiamento che, considerando i dati degli scioperi di quest’anno, è stata urlata a gran voce in moltissime città del mondo. Segno chiaro di un desiderio comune, del bisogno di intraprendere una nuova direzione, che è senz’altro necessario oltre che giusto.

Non si può dire che questa sia una tendenza condivisa da tutti, come si evince dal volantino diffuso pochi giorni prima dell’8 marzo dalla Lega Giovani Salvini Premier di Crotone, dall’attitudine spiccatamente sessista. Inoltre, nel volantino si può leggere che offende la dignità della donna chi sostiene:

una cultura politica che rivendica una sempre più marcata autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell’uomo

L’autodeterminazione sui propri corpi contro le violenze era uno dei punti fondamentali dello sciopero dello scorso 8 marzo, ma in nessun caso è stato sostenuto un atteggiamento rancoroso nei confronti dell’universo maschile. Anzi, il movimento Non una di meno ha promosso anche diverse attività in piazza finalizzate proprio a un ribaltamento degli stereotipi di genere, che hanno visto l’uomo protagonista e alleato fondamentale nella lotta per la conquista della parità.

Di stereotipi di genere abbiamo parlato anche con Giulia Pacilli, la ventiduenne finita nel mirino social di Matteo Salvini per ben due volte. La prima condivisione di una sua foto da parte dell’allora eurodeputato era avvenuta in seguito al corteo antirazzista milanese dopo i fatti di Macerata, nel febbraio 2018, dove Giulia aveva manifestato alzando un cartello che portava la scritta: “Stranieri, non lasciateci soli con i fascisti”.

Il secondo episodio quest’anno, in seguito al corteo “People”. L’attuale Ministro dell’Interno a distanza di un anno dagli scorsi avvenimenti non si è smentito, e ha nuovamente sottoposto Giulia alla gogna mediatica, servendo su un piatto d’argento ai suoi sostenitori l’occasione per schernire e insultare per l’ennesima volta la ragazza.

Qui la nostra video-intervista:

Fotografie di Luca Pagani. 

 

Arianna Preite
Studentessa di Lettere Moderne.
Mi appassionano le conversazioni stimolanti, ma non le chiacchiere di prima mattina.