Del: 30 Marzo 2019 Di: Rossana Merli Commenti: 0
Severn Cullis-Suzuki, la bambina che zittì il mondo per sei minuti -Vulcano Statale

Di fronte al clamore suscitato dalla figura della giovane Greta Thunberg, non si può fare a meno di guardare al passato e rendersi conto di trovarsi ad ammirare una sorta di déjà-vu.

Quasi trent’anni fa, infatti, in occasione del Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, già un’altra ragazza aveva catalizzato l’attenzione di politici e media. Figlia di un ecologista, aveva solo dodici anni quando salì sul palco come rappresentate di una delegazione di ragazzi che lottavano per l’ambiente: l’Environmental Children Organisation. Il suo nome era Severn Cullis-Suzuki, ma i più la ricordano come la bambina che zittì il mondo per sei minuti tenendo un incredibile discorso di fronte alle Nazioni Unite in cui reclamò, per la sua e le future generazioni, il diritto inalienabile alla vita.

Severn pose l’accento sui drammatici effetti che l’azione dell’uomo stava causando all’ambiente: il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità, la trasformazione della nostra stessa biosfera e il costante inquinamento. Chiamò in causa i presenti accusandoli di non aver veramente tentato di arginare o risolvere il problema, di aver anteposto obiettivi politici ed economici al bene dei loro stessi figli.

Severn riuscì a commuovere i potenti della terra con un discorso di soli sei minuti, un discorso che negli ultimi anni è nuovamente affiorato su YouTube raggiungendo milioni di visualizzazioni.

Nel 2012, invitata nuovamente a parlare in veste di ambientalista al Summit Rio+20, la Cullis-Suzuki si domandò per quale motivo in anni recenti il video avesse subìto una tale rinascita. Stando alle sue parole, due erano le motivazioni: da una parte, il mondo si ritrovava a essere, forse ancor più che nel 1992, bisognoso di una voce che si sollevasse per raccontare la verità, per dipanare la nube di razionalismo dietro cui il mondo si era nascosto per giustificare la distruzione del proprio pianeta e perpetrare quelli che lei stessa definì “crimini intergenerazionali”. La seconda motivazione è più sentimentale, ma altrettanto significativa: ciò che fa commuovere ora, come trent’anni fa, è il fatto che a parlare fosse una ragazza, quasi una bambina, che si preoccupava per il proprio futuro suscitando negli ascoltatori il sentimento dell’amore intergenerazionale, quello dei genitori per i propri figli, di nonni e zii per i propri nipoti.

È proprio in virtù di questo amore che Severn Cullis-Suzuki si mostrò fiduciosa e ottimista in occasione di Rio+20.

Questa volta in qualità di madre, fece nuovamente appello ai presenti affinché agissero per il bene di coloro che sarebbero venuti, per amore dei loro stessi figli:

L’imperativo morale più forte che abbiamo per cambiare e agire sono i nostri figli. È per i nostri figli che recupereremo le connessioni fra causa ed effetto, fra le nostre scelte e l’attuale situazione globale, tra il privilegio e la responsabilità. È nel riconoscere questo imperativo morale che giace la nostra speranza. La nostra speranza è l’amore, l’amore per i nostri figli.

L’appello di Severn sembrò tuttavia rimanere nuovamente disatteso, con le stesse parole con cui aveva aperto il suo discorso nel 2012, si potrebbe commentare la situazione attuale: non siamo arrivati neppure vicini alla transizione sostenibile della quale sapevamo di aver bisogno già nel 1992. I cittadini che la Cullis-Suzuki sperava di coinvolgere nel cambiamento, affinché convincessero i propri governi ad agire in modo risoluto e tempestivo, non si sollevarono.

Eppure, sette anni dopo, quando è forse già troppo tardi per fermare il cambiamento che sta avvenendo, le parole di questa donna sembrano aver finalmente trovato degli ascoltatori.

Si tratta nuovamente di una giovane ragazza, Greta Thunberg, che a soli 16 anni è riuscita a ispirare i giovani di 98 paesi a prendere posizione, invitandoli a manifestare lo scorso venerdì 15 marzo in occasione dell’iniziativa Fridays For Future.

Il coinvolgimento voluto da Severn è finalmente avvenuto, forse grazie ai moderni mezzi di comunicazione che hanno permesso a una ragazza di far sentire la propria voce in tutto il mondo e a altri giovani di rispondere al suo richiamo.

La call to action di Greta, quindi, si è rivelata essere molto più efficace di quella lanciata da Severn nel 1992 e nuovamente nel 2012, forse perché indirizzata ai giovani, ossia coloro che più di tutti hanno da perdere con le moderne politiche ambientaliste.

Tuttavia, spetterebbe agli adulti di oggi agire e se le parole di Cullis-Suzuki sono vere, se davvero l’amore intergenerazionale è l’unica speranza di cambiamento, allora il sollevamento di tutti questi giovani rappresenta finalmente la spinta di cui il mondo aveva bisogno.

Quando i figli lottano per il proprio futuro, come possono i genitori ignorare le loro voci?

 

Rossana Merli
Mi affascina la creatività declinata in ogni sua espressione e forse è per questo che non so sceglierne una preferita. Unici punti fermi nella mia vita sono il nuoto e la scrittura.