Del: 31 Marzo 2019 Di: Laura Colombi Commenti: 0

Aria tesa a Verona, fra dibattiti e manifestazioni contro il 13° Congresso mondiale della famiglia.

Ieri a Verona hanno sfilato in migliaia alla grande manifestazione organizzata da Non una di meno per dire no al conservatorismo estremo del Family Day. Noi di Vulcano eravamo lì già dal mattino, quando un gruppo di dissidenti si è espresso in difesa dei diritti di donne, bambini e LGBT davanti a Palazzo Bra, luogo dove si è tenuto il Congresso. Abbiamo poi partecipato al coloratissimo corteo.

Interviste davanti a Palazzo Bra

Davanti a Palazzo Bra, il ginecologo Silvio Viale, convinto Radicale e contrario ai dibattiti anti-aborto, afferma:

La dinamica della legge 194 non si può schematizzare in aborto sí/no, ma ci vogliono i servizi: in Italia l’aborto medico costa il doppio che negli altri paesi europei” e lancia una frecciatina: “Qui parlano di seppellire i feti abortiti volontariamente ma non spontaneamente, perché probabilmente non sono figli di nessuno.

Poco dopo, contrari all’aborto, arrivano i militari della Brigata paracadutisti “Folgore” che, però, alle domande dei giornalisti preferiscono non replicare, andandosene velocemente. Intanto davanti a Palazzo Bra sfilano cartelli come “meglio un fallo di gomma che un feto di gomma”, in riferimento al discusso gadget diffuso al Congresso.

Nadia De Paoli, dei Sentinelli, sottolinea su una bandiera arcobaleno come invece “l’amore vero non discrimina” e dichiara: “Mi vergogno di essere veronese davanti a queste persone, per fortuna c’è chi la pensa diversamente”. E tra queste persone c’è un pastore ortodosso che insiste: “La famiglia è minacciata dai media: noi vogliamo una famiglia basata su papà e mamma; le persone hanno la libertà di fare quello che vogliono, ma la famiglia non può essere fatta da un parente A e un parente B”. Peccato che sia poi stato costretto ad andarsene tra i fischi e gli insulti, scortato dai carabinieri.

Il corteo per la difesa dei diritti

Il raduno ha invece avuto luogo presso la stazione di Porta Nuova alle 14.30 e da lì ha percorso il centro città. Presenti, tra gli altri,  i gruppi Non una di meno di varie città da tutta Italia, i comitati Arcigay, Cgil, Sentinelli, tutti uniti per dire che non esiste famiglia tradizionale, rivendicando il diritto dei singoli di costruire la propria famiglia solo sul fondamento dell’amore, senza che una “tipologia” di famiglia sia definita migliore, più naturale o più legittima delle altre. Uno dei momenti più rilevanti della manifestazione si è svolto a Porta Cittadella, dove la folla si è riunita esprimendo dissenso e reclamando l’accesso in piazza Bra, che però rimaneva blindata con barricate, camion e personale delle forze dell’ordine. Intanto l’area era sorvolata da numerosi elicotteri della Polizia di Stato, forse adibiti a controllo del corteo e al trasporto dei ministri Salvini, Fontana e Bussetti e della capo-partito di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, arrivati nel pomeriggio. Il segnale è stato forte: i cittadini italiani si impegnano per la tutela dei diritti acquisiti e per la pari dignità delle persone e dicono NO all’idea che possa esistere una famiglia più degna delle altre.

Foto di Laura Colombi

Laura Colombi
Mi pongo domande e diffondo le mie idee attraverso la scrittura e la musica, che sono le mie passioni.