
In Italia i terremoti sono una realtà con cui siamo chiamati a confrontarci spesso e sono molti i disastri avvenuti negli ultimi anni. Di fronte alla necessità di recuperare i beni culturali come si agisce?
Davanti ad una calamità naturale quale il sisma, il patrimonio culturale è vittima e la sua protezione è difesa dell’identità della comunità che viene colpita.
Il paese scosso dal terremoto è un paese diverso che desidera riallacciarsi al passato cercando di ripristinare una certa continuità, cominciando a partire dai beni artistici.
Le opere d’arte recuperate, vengono destinate al paese di appartenenza solo dopo il restauro, mentre la ricomposizione degli edifici, avvenendo sul luogo, comporta il coinvolgimento della collettività. Di norma, gli edifici più fragili e che crollano più rapidamente sono le chiese, sia per la loro struttura che per l’alto numero di restauri precedenti che le rende particolarmente vulnerabili.
Dopo il terremoto del 1997 a Norcia è stato creato un deposito di opere d’arte in cui sono affluite anche quelle recuperate dal sisma del 30 ottobre del 2016 (magnitudo 6.5). Simili disposizioni si trovano anche presso Sassuolo (colpita nel maggio del 2012) a Palazzo Ducale.
Il terremoto del 1976 in Friuli Venezia Giulia ha distrutto il Duomo di Venzone che è stato ricostruito con la tecnica dell’anastilosi (riutilizzo dei materiali originali) mentre il Duomo di Gemona (terremoto del 1972) è stato riedificato con criteri antisismici.
Nel momento in cui l’opera torna a prendere il suo posto originario ha il valore aggiunto del ricordo del disastro e della volontà di ricrescita. L’Aquila è stata parzialmente ricostruita dopo il 6 aprile 2009, come sempre a partire dal 1300 per la sua alta sismicità. Ed è solo un esempio tra le molte città italiane che fanno dell’Italia un paese in continua ricostruzione.
Per il recupero dei beni colpiti dai terremoti hanno avuto particolare successo i progetti a cura di Lucio Amelio e Ludovico Corrao. Terrae Motus di Amelio nacque dopo il terremoto in Irpinia del 1989 ed è una collezione monotematica ospitata in modo permanente dalla Reggia di Caserta sull’arte contemporanea degli anni ’80 a cui presero parte, tra gli altri, Palladino, Beuys, Kounellis, Wharol, Pistoletto. Corrao invece si impegnò nella ricostruzione di Gibellina Vecchia (terremoto del 1986) coinvolgendo Alberto Burri che creò il clebre “Cretto’’ per mantenere in vita le macerie. Se Caserta e Gibellina sono rinate grazie all’opera di recupero del patrimonio culturale e ambientale, anche Assisi non è da meno. Il restauro della Basilica, avviato dopo il terremoto del 26 settembre 1997, venne definito ‘’il restauro dell’utopia’’ a causa del disastroso crollo delle volte su cui avevano affrescato Giotto e Cimabue. Grazie all’impegno di volontari e di restauratori dell’Iscr in due anni venne riaperta al pubblico la Basilica superiore di San Francesco, ristrutturata attraverso lo studio delle macerie per il recupero del materiale originale.