Del: 16 Giugno 2019 Di: Martina Rubini Commenti: 0
Canta che ti passa: gli Zen Circus al Magnolia -Vulcano Statale

Il 14 giugno gli Zen Circus si sono esibiti al Circolo Magnolia a Segrate. Quasi due ore di show, tra emozioni, risate e soprattutto tanto casino.

L’8 febbraio scorso la band ha pubblicato l’album Vivi si muore 1999-2019 in occasione dei vent’anni di carriera. Si tratta di una raccolta di canzoni, da quelle degli esordi fino ai brani più recenti.

Il Circo Zen, dopo l’esibizione dello scorso 12 aprile al Paladozza di Bologna e dopo la sua partecipazione al Concerto del Primo Maggio a Roma, ha iniziato il tour estivo: “Canta che ti passa”, dal titolo dell’ultimo singolo uscito lo scorso 23 aprile.

La prima tappa è stata Borgorose (RI) e, dopo poco più di una settimana il trio (formato dal fondatore e voce Andrea Appino, dal bassista Massimiliano Schiavelli detto “Ufo” e dal batterista Karim Qqru), diventato ormai un quartetto dal 2016 con l’arrivo del “Maestro” Francesco Pellegrini, è approdato al Circolo Magnolia e noi di Vulcano Statale eravamo lì.

Il concerto inizia con La terza guerra mondiale, brano estratto dall’omonimo album, che ha iniziato a scaldare fin da subito il pubblico ansioso di divertirsi.

Uno degli aspetti interessanti riguarda proprio il quest’ultimo e il suo target, sorprendentemente molto variegato: i più vecchi fan della band alzavano l’età media, ma al concerto si sono presentati ragazzi di tutte le età. C’era anche qualche bambino ad accompagnare i genitori, e non il contrario (come solitamente accade)! I brani degli Zen Circus, infatti, sono senza età e fanno pensare a un tempo passato, ma anche al presente e soprattutto al futuro.

Lo show è stato intervallato dalle chiacchiere scambiate tra i componenti della band, specialmente dai racconti divertenti e un po’ particolari del bassista Ufo.

Brani più datati si sono alternati a quelli più freschi, canzoni cantate da tutti a quelle più ricercate. Nonostante il caldo e l’umidità, il pubblico ha cantato a squarciagola persino Canzone di Natale, che ci ha riportati al periodo della neve e dei parenti riuniti per le lunghe cene.

A metà esibizione arriva finalmente il pezzo che tutti stavano aspettando: Andate tutti affanculo. Circa otto minuti di salti e di pogo, di riff di chitarra e versi cantati e urlati.

C’è stato chi, emozionato, non ha risparmiato qualche lacrimuccia. Il momento più toccante è arrivato con Sono umano, quando gli Zen ci hanno ricordato davvero chi siamo: semplici e mortali esseri umani.

Non sono mancate canzoni ormai cult come L’anima non conta, uno dei brani più conosciuti della band, e il pezzo portato sul palco dello scorso Festival di Sanremo, L’amore è una dittatura.

Il circo Zen chiude il concerto con Viva, estratto dall’album Canzoni contro la paura:

Viva il re, viva gli sposi, viva la mamma, evviva i tifosi, viva la pappa col pomodoro, viva la pace, evviva il lavoro, viva la patria, la costituzione, viva la guerra, tanto vivi si muore, vivi si muore, vivi si muore.

Con queste ultime parole la band ha lasciato il palco e ringraziato umanamente tutti i presenti. Il tour continuerà con la prossima tappa al Rock in Roma, il 5 luglio, a cui ne seguiranno altre in giro per tutta Italia.

Martina Rubini
“La vita imita l’arte” e io ci credo. Appassionata di musica e studentessa di economia. Scrivo perché è bello, è bello perché scrivo.