
Attraverso le parole di Jonathan Safran Foer si continua a parlare di cambiamenti climatici e di ambiente.
Lo scrittore americano, che ha raggiunto un successo a livello mondiale grazie a due magnifici best seller come Ogni cosa è illuminata e Molto forte, incredibilmente vicino (entrambi romanzi editi in Italia dalla casa editrice Guanda e che hanno dato vita a due omonime e fortunate trasposizioni cinematografiche), torna a parlarci di cibo, a dieci anni di distanza dall’uscita del suo ultimo saggio Se niente importa, in cui spiega le motivazioni della sua scelta di diventare vegetariano.
Ma allora si parla di clima o di cibo?
Il titolo del nuovo libro, sia nella traduzione italiana sia nella sua versione originale, può forse cominciare a darci un’idea di come i due elementi siano collegati. In Italia il libro è uscito lo scorso 26 agosto (sempre edito da Guanda) con il titolo di Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi. We Are the Weather: Saving the Planet Begins at Breakfast invece è il titolo originale.
Foer ci offre il punto di vista di chi ha una grande consapevolezza di cosa sta accadendo al nostro pianeta, e il libro è costellato di dati scientifici, di informazioni precise.
Allo stesso tempo però a parlarci è anche chi sa di non star facendo ciò che è necessario per evitarlo, o perlomeno non sta facendo abbastanza, non sta facendo qualcosa che abbia un impatto effettivo.
Lunedì 9 settembre in occasione della manifestazione organizzata dal Corriere della sera, Il Tempo delle donne, al cinema Anteo a Milano ha avuto luogo un evento dal titolo “Possiamo salvare il mondo. Adesso” in cui è intervenuto lo scrittore, in Italia per presentare il nuovo libro. Qui si è parlato di emergenza climatica anche in presenza di una rappresentanza italiana del movimento Fridays for Future – che sta organizzando il nuovo sciopero per l’ambiente del 27 settembre –.
A Foer è stato subito chiesto perché, nonostante ormai tutti siamo d’accordo sul fatto che il cambiamento climatico sia un fenomeno reale e confermato dalla scienza, tendenzialmente facciamo poco o nulla? Cosa ci impedisce di agire? Probabilmente se dovessimo solo smettere di darci pugni sulla testa tutto sarebbe più facile, afferma lo scrittore.
Ciò a cui dobbiamo rinunciare, o perlomeno ciò di cui dovremmo ridurne l’uso e il consumo, è qualcosa che consideriamo meraviglioso, come viaggiare, vedere altre culture e assaggiare nuovi cibi.
È stato infatti dimostrato scientificamente che dovremmo prendere meno aerei. Consideriamo meraviglioso consumare un buon pasto, ma proprio alcuni dei pasti più importanti e piacevoli che consumiamo includono la carne come cibo principale – basti pensare al ragù della nonna della domenica, alla cotoletta alla milanese, all’amatriciana [n.d.r.] –.
Foer però ci fa notare come abbiamo a disposizione due modi di vedere la questione: uno è tener conto che non dobbiamo per forza rinunciare del tutto alla carne o ai viaggi in aereo, ma basterebbe ridurne l’uso e il consumo così da permettere alle generazioni future, per esempio, di provare queste esperienze che finora noi abbiamo avuto, e in larga misura; il secondo è considerare che se diamo importanza ai nostri viaggi e ai nostri pranzi e cene con le persone che amiamo, allora diamo valore al fatto di essere vivi, di vivere sul nostro pianeta, che è la nostra casa e l’unica che avremo a disposizione. Vorremmo averne ancora molte di queste esperienze, ma è necessario prendere coscienza del fatto che non potremo, perlomeno non nella quantità in cui finora ne abbiamo goduto.
Non possiamo continuare a dare per scontato la nostra esistenza.
Non possiamo dare per scontato il fatto di uscire a fare una passeggiata al parco in primavera perché, quando le temperature saranno molto più alte di quanto dovrebbero, il caldo eccessivo ci impedirà di farlo. Allora Foer ci dice di partiamo da una considerazione: tutti continuiamo a dire che dobbiamo fare qualcosa, ma perché continuiamo a dirlo e comunque non facciamo nulla?
Bisogna forse cercare di capire cosa effettivamente come individui possiamo fare noi, che abbia un impatto ma che al tempo stesso sia possibile per noi. Ci sarebbero molte cose che sarebbe giusto che ognuno di noi facesse ma che sentiamo di non poter fare effettivamente, come potrebbe essere per esempio diventare vegetariani, o andare in America in nave piuttosto che in aereo. Ed ecco che il cibo, la nostra dieta, è forse l’unico elemento della nostra vita su cui possiamo intervenire, noi come individui, quotidianamente, e che può avere un impatto effettivo sull’ambiente. E questa, ci tiene a sottolineare Foer, non è un’opinione, ma un fatto stabilito dalla scienza.
Ma qual è questo legame tra il riscaldamento globale e il consumo di carne? È impossibile infatti parlare della prima questione senza tenere in considerazione il secondo elemento. L’allevamento intensivo è infatti una delle cause principali di ogni problema ambientale del pianeta, a livello locale e globale: che sia l’inquinamento terrestre o marino, la biodiversità o il riscaldamento globale, e lo scrittore nel suo libro ce lo spiega molto bene, con dati scientifici alla mano.
Siamo tutti d’accordo sul fatto che non possiamo risolvere il problema noi da soli, come individui. È vero che servirebbero anche leader politici che facciano approvare leggi per rendere più difficile distruggere il pianeta. Ma non abbiamo più tempo.
Lo scrittore americano allora si chiede: perché non iniziare a fare qualcosa questa sera a cena? È un fatto che non tutti diventeremo vegetariani, ma tutti abbiamo invece la possibilità e si spera anche la forza d’animo e la razionalità per provare a vedere se è possibile ridurre il nostro consumo di carne.
Se iniziamo a fare noi stessi i primi passi, il mondo potrebbe cambiare in risposta.
Photo credit: School Strike 4 Climate Australia.