Del: 21 Ottobre 2019 Di: Giulia Ghirardi Commenti: 0

Alessandro Baricco al festival della letteratura di Mantova riflette su una sfaccettatura nascosta all’interno di una vicenda legata alla cartina dei treni metropolitani di Londra, costruendo un’arguta riflessione su come molte delle più rivoluzionarie invenzioni della storia abbiano avuto come filo conduttore un processo di riduzione e semplificazione dalla straordinaria potenza comunicativa.

Nel 1863 nasce “The tube”, la metropolitana di Londra, la più antica del mondo e la più estesa d’Europa. Figlia del progresso scientifico, una rivoluzione, tanto accessibile quanto incomprensibile. Viene mostrata al pubblico naturalmente, così come si presenta al mondo, portatrice di tutta l’incomprensibilità del reale. Sui cartelloni pubblicitari appaiono i disegni di George Dow, sono linee geografiche, spesso sovrapposte alle strade cittadine ed ogni fermata viene collocata ad una distanza differente. Lo stesso disordine che l’uomo aveva creato nel mondo viene riportato con esatta precisione anche su carta. È un caos.

Solo con l’arrivo del 1930 e l’aspirazione d’assunzione di Harry Beck, ingegnere e collaboratore esterno dell’azienda Transport for London, c’è una svolta. Harry si presenta al colloquio con un’idea, un’innovazione: una nuova cartina raffigurante i percorsi dei treni metropolitani. Una proposta rivoluzionaria e di sorprendente chiarezza rispetto alle sue antecedenti. Colori base, caratteri tipografici di facile lettura. Un semplice schema che ammette solo angoli di 45 e 90 gradi, solo linee rette e oblique. Un piano cartesiano del mondo che esclude ogni riferimento alla topografia della città: parchi, monumenti, palazzi storici, che confondevano la vista di turisti e londinesi indaffarati con la loro pesantezza, si fanno ora invisibili. Rimane solo un dettaglio, come promemoria del trovarsi ancora nella stessa città: il Tamigi, sagoma identitaria di Londra.

Solo nel 1932 i vertici dell’azienda vengono convinti ad approvare quello strano progetto che si presentava, con la sua disorientante semplicità e riduzione, come strumento verso il progresso, verso la velocità, l’immediatezza.

Le cartine entrano allora in distribuzione ed è un successo straordinario, tutti vengono conquistati dalla nitidezza di quelle informazioni. La cartina di Harry diventa un modello, un prototipo che tutte le nascite delle future metropolitane del mondo adotteranno come progenitore.

Harry Beck viene assunto e l’azienda, con uno stipendio modesto, lo incorona genio rifondatore.

Harry Beck, il rivoluzionario ingegnere definito genio rifondatore però non è altro che un falsario: per rendere infatti comprensibile e fruibile quel labirinto sotterraneo sconosciuto non fa altro che allontanarsi dalla realtà geografica della città. Modella il reale che lo circonda per ammorbidirlo, semplificarlo e renderlo immediato.

Perché, come sostiene Baricco, il caos che regna nel mondo può essere trasformato in una realtà vivibile e comprensibile, a misura d’uomo, solo grazie all’artificio della semplificazione: un ordinato schema di riduzione.

Proviamo allora ad uscire dalla Londra di inizio ‘900 per inoltrarci un po’ più indietro nel tempo; dalla creazione di Harry che ancora oggi accompagna la vita di migliaia di persone giungiamo alla composizione di un sonetto amoroso di Dante, una creazione, dentro cui scorre la vita stessa.

Un sonetto si compone di un numero rigoroso ed immutabile di sillabe e di accenti che scandiscono i versi, così come le rette scandiscono il tragitto della metropolitana di Beck. Entrambi seguono delle regole precise, degli schemi che aiutino lo spettatore, o gli uomini, a comprendere quello a cui si trovano di fronte.

E così anche ha fatto Kant con le categorie di spazio e tempo: ha cercato di spiegare, riducendolo, quello che altrimenti sarebbe rimasto incomprensibile, ha cercato di dare un’interpretazione del mondo semplificandolo ai minimi termini, per poi partire da lì per girovagare in cerca di risposte nel mondo.

E la stessa semplicità si ritrova tra le note del pianoforte romantico di Beethoven che racchiude nella Quinta Sinfonia, tra le righe di un pentagramma e sette note, la musica del reale, scandita seconde regole precise, semplici ed immediate.

Così tutti questi uomini rivoluzionari, anche se in modi diversi, Harry Beck attraverso delle linee orizzontali, Dante con l’aiuto di sillabe e accenti, Kant con le categorie e Beethoven con l’utilizzo delle note, non hanno fatto altro, tutti, che operare una riduzione. Sono riusciti a racchiudere in queste poche regole le difficoltà del reale e renderle umane, fruibili, e attraverso questo ordine rigoroso sperimentare la realtà e il terribile caos nel quale, altrimenti, ci perderemmo irrimediabilmente. Hanno “semplificato” la vita per trovare delle linee guida che potessero aiutare l’uomo a comprendere la disorientante bellezza dispersa per il mondo.

Un’idea. Una rivoluzione folgorante.

Giulia Ghirardi
Scrivo quello che non riesco a dire a parole. Amo camminare sotto la pioggia, i tulipani ed essere sorpresa. Sono attratta da chi ha qualcosa da dire, dall'arte e dalle emozioni fuori luogo. Sogno di vedere il mondo e di fare della mia vita un capolavoro.