
La città di Milano negli ultimi anni sta conoscendo uno straordinario sviluppo demografico e una pubblicità e notorietà crescenti.
Sempre più persone (lavoratori, studenti, famiglie…) sbarcano nella città più internazionale della penisola in cerca di lavoro, studio, affari.
Qualche giorno fa Milano ha raggiunto quasi un milione e mezzo di residenti, senza contare tutti coloro che studiano o lavorano nel cuore palpitante della Lombardia mantenendo la propria residenza altrove.
La categoria in questione (lavoratori e studenti fuorisede), trasferendosi nella città meneghina, di solito si accorge molto presto che insieme alla vita autonoma e tutte le sue grane, dovrà intraprendere una lunga lotta anche contro il denaro; o per meglio dire contro gli eccessivi costi della vita milanese.
Volendo tracciare una scala di priorità all’interno del registro spese, si può porre in cima alla lista l’affitto della stanza – o dell’appartamento – necessaria per non dormire senza un tetto sulla testa. Volgendo uno sguardo a volo d’uccello sul centro abitato, troviamo brulichio di persone, frenesia, lavori in corso, costruzioni, auto e mezzi continuamente in movimento;
Milano richiama da vicino l’immagine di un efficiente formicaio. Ma a che prezzo?
Ci si metta nei panni di un ragazzo o di una ragazza che ha terminato gli studi superiori e che decide, magari influenzato da amici e parenti, nonché dalle voci positive inneggianti alle opportunità milanesi, di trasferirsi finalmente a Milano per gli studi, cercando magari di trovare una stanza in affitto tutta per sé. La posizione della casa, o i suoi comfort, in fondo non sono molto rilevanti; l’importante è trovare una buona sistemazione per poter iniziare gli studi con serietà. Un pizzico di attenzione al prezzo degli annunci e ai supermercati vicini all’abitazione e il cauto studente può ritenersi tranquillo.
Ma in cosa si imbatte l’aspirante studente universitario sulle bacheche di facoltà, su internet e sui muri dei palazzi milanesi in bella vista? I suoi occhi si posano su annunci come questo: Affittasi stanza singola a studenti in appartamento nuovo e ordinato. Prezzo: 650 € mensili più spese da dividere con altri inquilini. Oppure: Affittasi stanza singola in stabile d’epoca in condivisione a 710 € mensili comprensivi di spese.
Di solito l’attenzione indugia sul valore numerico presente negli annunci, cioè sul prezzo della stanza.
È ormai assodato che Milano sia la città più costosa d’Italia, sia in termini di costo della vita sia più specificamente per quanto riguarda gli affitti e le vendite immobiliari. Rispetto al terzo trimestre 2018 il canone di una stanza singola è aumentato quasi del 4%, così come il costo di un bilocale, salito ai 1200 € mensili. Le cause di questi aumenti sono sì da ricercare all’interno del circuito di affari ben consolidatosi nella città che attira sempre più investimenti e finanzieri; ma, in realtà, i locatori stabiliscono i loro canoni in base a due criteri: i costi medi previsti dagli altri appartamenti in città e il numero sempre crescente di studenti provenienti da ogni parte d’Italia (circa 110 mila), che verso la fine del mese di agosto ‒ ma soprattutto nel mese di settembre ‒ sbarcano da treni, aerei e automobili per immatricolarsi in diversi poli universitari.
L’amministratore delegato di Immobiliare.it Carlo Giordano spiega che la crescita dei costi delle stanze in affitto non si arresta da diversi anni e che ciò è dovuto “all’ampliamento del mercato a nuovi soggetti, dai lavoratori fuori sede alla più recente diffusione degli affitti brevi, in particolare nelle città d’arte. Una domanda così ampia e diversificata ha portato l’offerta immobiliare a ridursi e, di conseguenza, continua a trascinare i costi verso l’alto”.
Questo esercito di persone marcianti alla volta di Milano porta ricchezza, conoscenze e beni, tutti investiti all’interno della città.
L’aumento esponenziale della domanda d’affitto non riesce però a essere soddisfatta dall’offerta, causando l’impennata dei canoni affittuari e la frustrazione dei fuorisede. Negli altri capoluoghi italiani gli affitti rimangono abbastanza stabili e le domande sono continuamente coperte senza eccessive variazioni.
Milano invece è sempre più affollata e popolata e molti continuano a preferire l’affitto di una stanza piuttosto che l’acquisto di una casa, poiché la situazione precaria di molti giovani studenti e lavoratori under 30, spesso non sposati, non consente loro ancora di stabilirsi definitivamente in una città.
Si può dedurre che l’aumento degli affitti a Milano sia dovuto a cause diverse e incrociate.
Se si fa un quadro generale della situazione economica di un fuorisede nella nostra città si possono capire varie cose: il costo di una stanza singola si aggira intorno ai 550-600 euro mensili da aggiungere alle spese (cibo, igiene personale, tassa dei rifiuti, spese condominiali e così via); bisogna tener conto delle spese universitarie (libri e cancelleria); l’abbonamento ai mezzi pubblici spesso indispensabile; in fondo si trovano i capitoli di spesa considerati più superflui, quali sport, svago, attività culturali.
Quindi, un fuorisede, per poter vivere bene a Milano, spende in media 950 euro al mese, un numero decisamente più alto rispetto alle altre città italiane, prima su tutte Catania coi suoi 150 € mensili richiesti per una stanza singola.
Il problema dunque non sembra tanto il recente caso isolato di una locatrice che si rifiuta di affittare il proprio immobile a una ragazza di origini meridionali, quanto l’eccessivo costo d’affitto per chiunque rientri nella categoria fuorisede, ma anche per i residenti che vorrebbero vivere da soli e non più sotto il tetto dei genitori.
Se a livello individuale risulta difficile guidare il mercato immobiliare che aleggia enorme sulle nostre teste, si può però cercare di far economia in modo da vincere la lotta contro il denaro. Ma in che modo?
Sul piano del mercato si intende ridurre la tassazione sul settore immobiliare in modo da alleggerire i prezzi finali degli affitti a vantaggio di vari soggetti abitatori (i sempiterni studenti e lavoratori, nonché anziani e famiglie a basso reddito); mentre sul piano individuale la soluzione, stando alle interviste di un campione di studenti, sembra purtroppo risparmiare sulle uscite fuori e sugli svaghi.
Parlando di studenti, quasi tutti si concedono almeno una uscita a settimana in giro per la città; più della metà porta il pranzo da casa (la famosa schiscetta) in modo da risparmiare sui costi del cibo; e una buona fetta rinuncia a praticare sport o altri svaghi per questioni di tempo, ma soprattutto di budget mensile.
Questo può suscitare amarezza; ma è interessante notare come invece buona parte di studenti milanesi non intende rinunciare agli abbonamenti di streaming online (come Netflix, Amazon Prime, DAZN) i cui costi sono spesso divisi con amici.
In conclusione, la lotta del fuorisede contro il mostro dei Costi di Milano può essere vinta?
Forse sì, visto l’afflusso continuo e crescente di persone in città, ma per ora si può solo ribadire – ancora una volta – che Milano è la città più costosa d’Italia.