Lo scorso 4 ottobre 2019 si è tenuta l’inaugurazione del Dipartimento di Informatica “Giovanni Degli Antoni” in via Celoria 18. Il dipartimento, fondato nel 1986, si è riunito agli altri dipartimenti di area scientifica in Città Studi. Il nostro rettore Elio Franzini è stato presente alla giornata di inaugurazione e abbiamo avuto l’occasione di rivolgergli alcune domande, durante un’intervista radiofonica organizzata in collaborazione con Radio Statale e gli speaker del programma Plug and Play.
[L’intervista è stata editata per brevità e chiarezza]
Qual è stato il percorso che ha portato all’inaugurazione di questo nuovo polo e quali sono stati i vantaggi relativi alla costruzione dell’edificio?
L’iter che ha portato all’inaugurazione di questo nuovo palazzo del Dipartimento di Informatica è stato molto lungo. Poco fa la direttrice, la professoressa Castano, ha ricordato che dal punto di vista scientifico e didattico, la scuola informatica dell’Università Statale di Milano è nata grazie al fisico Giovanni Degli Antoni, a partire dall’istituto di cibernetica. Poi si formò un vero e proprio dipartimento di Scienze dell’Informazione che venne collocato nell’edificio di via Moretto da Brescia. Poiché il numero degli studenti era molto alto (negli anni ’80 si parla di duemila matricole all’anno) anche quella sede risultò troppo piccola e il dipartimento venne trasferito nella sede, in affitto, in cui fino poco tempo fa venne ospitato, in via Comelico. Uno dei temi fondamentali di ben due rettorati divenne allora quello di dare una sede alla facoltà. Si pensò prima a un’area di proprietà dell’Università, acquistata appositamente, a Lambrate in via san Faustino, ma poi delle difficoltà di costruzione resero non funzionale questa scelta. Nel 2009, grazie all’allora direttore generale, il dottor Alberto Silvani, e all’allora rettore Enrico Decleva si riuscì a ritagliare quest’area. Il voto del consiglio d’amministrazione che diede avvio a questo nuovo progetto ci fu appunto nel 2009. Si passò poi dal progetto all’esecutivo nel 2012, con l’allora rettore, il professor Gianluca Vago. Dal 2012 si tirò avanti fino al 2018 per eventi indipendenti dall’Università Statale di Milano ma alla fine, in modo incredibile, si è arrivati fin qui.
Quali servizi verranno offerti agli studenti e alle studentesse?
La sede di via Comelico non era un bel luogo per chi lo abitava, era un luogo mal strutturato dal punto di vista dell’organizzazione e degli spazi. Questa nuova struttura offre una nuova biblioteca, delle aule belle e funzionali, laboratori, e per chi vive tutti i giorni l’università un edificio che attualmente è sicuramente il più nuovo di Città studi, ma dal punto di vista estetico anche uno dei più gradevoli di questo campus, per molti versi antico e desueto. In realtà Città studi è un pezzo di storia dell’architettura edile milanese. Abbiamo i dipartimenti di Veterinaria e Agraria che sono l’estrinsecazione perfetta di quello che può essere un campus, come era concepito nel Novecento. La funzionalità di questo palazzo è una delle caratteristiche che tutti i visitatori possono cogliere. Finalmente aule a pian terreno, spazi sufficientemente duttili, riciclabili. Spazi aperti, una struttura che unisce alla gradevolezza la funzionalità.
A proposito dei nuovi progetti, in questa settimana abbiamo visto un’installazione di transenne intorno alle colonne dei cortili della sede di Festa del Perdono, a causa dei lavori per la costruzione della nuova linea della metropolitana M4. Quali sono state le problematiche relative alla tutela dei beni culturali?
Sappiamo che la metropolitana è un elemento importante nella viabilità milanese e ogni linea metropolitana porta un vantaggio, e sicuramente anche alla nostra università, nella sua sede centrale. Avremo una fermata proprio all’interno, dove c’era il vecchio obitorio. Naturalmente io mi sono trovato, prima come membro del Senato Accademico e poi come rettore, con forti preoccupazioni per la struttura architettonica che è antica e, non in tutte le sue parti ma in alcune, sicuramente una struttura fragile. Per rassicurarci ci è stato lo stesso lavoro è stato fatto sotto il Duomo, che per certi versi è una struttura fragile, sotto il Castello Sforzesco, sotto la chiesa di Sant’Ambrogio, e che non è mai accaduto nulla. Non abbiamo avuto particolari problematiche finché non è partita la talpa. O meglio, ci sono stati dei piccoli danni alla Crociera alta, una caduta di piccoli calcinacci, che ha portato alla chiusura di qualche giorno. È stata chiusa anche la Chiesa dell’Annunciata, ma riaperta proprio in questi giorni. Direi che siamo passati indenni anche alla metropolitana milanese e potremo dimenticarcene per qualche anno. Ci è andata bene, la struttura ha retto.
Un’altra domanda riguarda un altro edificio dell’università che si trova di fianco alla sede di Santa Sofia, che al momento è inutilizzato. Sono previsti dei lavori per renderlo agibile e in funzione?
Proprio durante il Consiglio d’amministrazione di martedì scorso è stato dato avvio alla prima parte della gara che riguarda la riprogettazione dell’edificio, e fra due anni secondo le stime dovrebbe essere pronto. Questo nuovo progetto offrirà la possibilità di avere nuove aule attrezzate, e permetterà il trasferimento degli uffici attualmente in sant’Antonio andando a liberare risorse notevoli che l’Università paga all’arcivescovato che ne è proprietario, circa due milioni e tre di euro all’anno, una bella uscita.
Parlando invece della sede di via Noto, è previsto qualche lavoro di implementazione dei servizi di collegamenti con il centro?
E’ dal 2001 che mi sto coordinando con l’ATM per cercare di risolvere il problema. Il ricordo che conservo in maniera più indelebile di tutta la vicenda è la risposta di un funzionario dell’ATM, che alla mia domanda sul perché ci fossero così pochi tram 24 e se non si potessero incrementare, mi disse che il problema dei trasporti non può essere semplicemente risolto aumentando la quantità di mezzi. In particolare, essendo molto stretto il tratto di Ripamonti dopo l’ex provveditorato si crea una sorta di imbuto che rallenta il traffico. Il motivo di fondo per cui non incrementano i tram è anche Crocetta, area in cui la circolazione diventa particolarmente trafficata. Questa problematica rende via Noto una sede periferica, per certi aspetti gradevole dal punto di vista strutturale ma senz’altro non molto funzionale; paragonandola anche a sedi come quella di Sesto, in linea teorica molto più periferica ma comunque meglio collegata al centro grazie alla metropolitana. Penso comunque che purtroppo questo sia un problema difficilmente risolvibile.
In conclusione, si è registrato un notevole aumento delle iscrizioni al corso di laurea in mediazione linguistica, come si prevede di gestire questo fenomeno?
Inizio col dire che il fenomeno era senz’altro prevedibile ma non in questa misura, avevamo stimato circa 1000-1200 matricole, che sarebbero state senz’altro facilmente gestibili, invece ne avremo circa 2000, in una sede fortunatamente nuova e strutturalmente in grado di accogliere gli studenti in condizioni di piena sicurezza ma naturalmente ciò non basta. Abbiamo pensato ad alcuni provvedimenti tampone, va ringraziato il personale docente e tecnico-amministrativo che sta dimostrando doti di lavoro straordinarie, muovendosi in una direzione di estensione dell’orario di apertura fino alle 21.30 e anche il sabato mattina dalle 8.30 alle 12.30. Al momento comunque l’estensione dell’orario non si è rivelata necessaria, si sta più che altro operando un maggior uso dello spazio dell’aula magna, ma senza dubbio queste misure relative agli orari verranno messe in atto dal secondo semestre. Abbiamo inoltre autorizzato il corso di laurea in mediazione linguistica e culturale ad aumentare il numero dei contratti e si cerca anche di agevolare la tempistica della loro erogazione, cercando di snellire la burocrazia che normalmente vieta la concessione di più incarichi alla stessa persona. Per ora, nonostante i molti problemi, stiamo riuscendo a gestire la situazione anche se è dopo il 15 di ottobre, cioè dopo la chiusura definitiva delle iscrizioni che sapremo con certezza quanti studenti iscritti e frequentanti ci saranno da gestire e quali sono precisamente le loro esigenze del secondo semestre.
La redazione di Vulcano Statale ringrazia il Rettore Elio Franzini per aver concesso l’intervista.