A Bogotà, in Colombia, si scrive la storia. Per la prima volta, infatti, a salire sulla poltrona di sindaco della capitale colombiana è una donna dichiaratamente omosessuale. Stiamo parlando di Claudia Lopez Hernandez, la donna che ha fatto della lotta alla corruzione nella sua città il principio cardine del suo programma politico.
Con il 35,32% di consensi contro il 32,47% dell’avversario, il liberale Carlos Fernando Galan, Claudia Lopez ha firmato un nuovo capitolo della storia Colombiana, un capitolo che non guarda in faccia differenze di genere o di sessualità. «Essere donna non è un difetto, essere una donna di carattere non è un difetto, essere lesbica non è un difetto», aveva dichiarato la neo eletta qualche settimana fa in un’intervista rilasciata ad Afp.
Ma chi è Claudia Lopez Hernandez? Nata nel 1970 proprio nella città di cui è il nuovo sindaco, Bogotà, ha conseguito il dottorato in scienze politiche alla Northwestern University di Chicago e ha rivestito il ruolo di senatrice dello stato di Colombia. Fin dalle sue prime esperienze in politica è stata militante nelle file del partito di sinistra Alianza Verde e con esso ha vinto le elezioni amministrativi del 27 ottobre 2019.
Il primo incontro con l’amore avvenne in una biblioteca, come ci svela un post di twitter della sua compagna Angelica Lonzano Carrera, e da quel momento le due donne si sono sostenute a vicenda come si fa in qualsiasi coppia fino ad arrivare a questa storica vittoria.
Una svolta importante per una Colombia abituata a governi e amministrazioni tutti al maschile con tendenze troppo spesso elitarie e conservatrici.
E questa sferzata di aria fresca che profuma di cambiamento non si è limitata a colpire solo la capitale colombiana: le amministrative del 27 ottobre sono state, come sottolineato dal presidente Ivan Duque Marquez, le elezioni politiche con «il più alto numero di candidati nella storia», con ben 116.428 candidature, di cui il 37% donne, per la carica di primo cittadino di 1101 Comuni e i relativi 12.063 consiglieri comunali, di governatore per le 32 province del paese e di deputati per i consigli provinciali.
Inoltre questa tornata di elezioni amministrative è stata caratterizzata da una larga partecipazione di LGBT, in tutto 74, che si sono messi in gioco per rappresentare i loro ideali politici.
In Colombia queste sono le prime elezioni a seguito dell’Accordo di Pace firmato nel 24 novembre 2016 tra le Forze Armate Rivoluzionarie (Farc), ora in gran parte smobilitate, e il governo colombiano dell’allora presidente Juan Manuel Santos. Dalle urne emerge ora il ritratto di un paese che ha voglia di democrazia e di mettere un freno alla violenza e all’ingiustizia. Nel proposito di fermare i brogli, la ong Mision de Observacion electoral (Moe) si è avvalsa della collaborazione di 3340 operatori distribuiti in 566 municipi.
Purtroppo però, anche in questo clima di grande apertura culturale, non sono mancate le ombre.
Le forze armate hanno controllato le elezioni amministrative in tutto lo stato a causa delle minacce sempre attuali costituite da gruppi armati e narcotrafficanti, che nel 27% dei comuni interessati alle elezioni hanno fatto sentire la loro presenza con forti atti di violenza. La Fundacion Paz y Reconcilliacon (Pares) ha denunciato come durante le amministrative di ottobre si siano riscontrati ben 22 assassinii di candidati, 5 sequestri e due casi di desparecidos. Sono numeri che creano un doloroso gioco di chiaroscuro se paragonati alla felice vittoria di Claudia Lopez.
Ma, si sa, la strada verso il cambiamento si presenta sempre in salita e si percorre un passo alla volta: per ora Bogotà può festeggiare il suo nuovo sindaco in un clima carico di aspettative.
Articolo di Beatrice Balbinot