Del: 6 Novembre 2019 Di: Arianna Preite Commenti: 0
La festa senza perdono: una polemica (in)utile?

I recenti fatti del 31 ottobre hanno portato all’esplosione di una tempesta mediatica che ha coinvolto studenti e non, accendendo una polemica che si sta scaldando sempre di più con il passare delle ore.

Al di là delle posizioni prese dai singoli, dai gruppi universitari e dalle varie autorità, è forse necessario condurre una riflessione più ampia sul significato della vicenda.

È sicuramente giusto esprimere la propria opinione riguardo ai fatti accaduti, ciò non toglie che puntare il dito a posteriori su vicende che hanno avuto lo stesso svolgimento degli anni scorsi rivela grande disinteresse in merito alle questioni che si consumano quotidianamente in ambito universitario.

In vari post sui gruppi studenteschi e anche in molte delle voci che si sentono correre in questi giorni tra i chiostri della Statale, si fa riferimento a come il Rettore avrebbe dovuto avvisare tutti gli studenti della natura illegale della festa.

Ma cosa dice questo di noi studenti?

Queste posizioni riassumono in maniera piuttosto emblematica quello che è l’approccio generale, non soltanto a questa vicenda in particolare, ma più ampiamente a tutte le problematiche interne, da parte sia degli studenti che dell’ateneo in sé. In particolare riflettendo sul fatto che molti di coloro che si schierano adesso con convinzione contro le dinamiche relative all’organizzazione dell’evento vi hanno spesso partecipato, senza indagarne assolutamente la natura, di conseguenza nascondersi ora dietro il fatto che non se ne conoscessero le dietrologie è piuttosto futile come pretesto.

Si continua a spostare il problema, rimbalzando la palla da una parte all’altra e cercando qualcuno da additare come colpevole.

Una riflessione sull’agire di tutte le parti va senza dubbio fatta, ma forse sarebbe ancor più importante che l’attenzione ricadesse sull’agire di noi studenti più in generale, sull’approccio passivo alle vicende che abbiamo continuamente sotto il naso; su come, ancora una volta, l’unico modo per far alzare la testa di tutti sia stata l’eco mediatica, la risonanza a livello pubblico e nazionale di una vicenda che di per sé non ha avuto nulla di differente rispetto agli altri anni.

Se pensiamo che l’università sia un bene pubblico e prezioso, come stiamo tutti affermando con forza e convinzione in questi giorni, forse dovrebbe essere premura di tutti interessarsi durante l’arco dell’anno di ciò che avviene al suo interno e delle dinamiche che portano allo sviluppo di certi eventi. 

È comunque importante sottolineare come tutta la polemica che è venuta a configurarsi non è senz’altro sterile, ma è bensì un momento importante di riflessione e dialogo che potrebbe magari aprire in futuro nuove strade e maggiori possibilità di comunicazione sia da parte degli studenti che da parte dell’amministrazione.

Arianna Preite
Studentessa di Lettere Moderne.
Mi appassionano le conversazioni stimolanti, ma non le chiacchiere di prima mattina.

Commenta