Del: 12 Novembre 2019 Di: Caterina Cerio Commenti: 0

Le Bücherverbrennungen, nella Germania nazista, consistevano letteralmente in “roghi di libri”: il più grande avvenne il 10 maggio del 1933. Pochi giorni fa, la notte tra il 6 e il 7 novembre, la libreria di Roma Est “La Pecora Elettrica” ha visto i propri libri bruciare per la seconda volta in soli sei mesi.

La prima volta è successo il 25 aprile, non una data qualunque, ma ben premeditata. Da quel giorno sono stati raccolti i fondi necessari alla riapertura, grazie alla solidarietà di privati, enti e associazioni. Finalmente si era arrivati a riporre di nuovo tutti i libri sugli scaffali e i proprietari Alessandra Artusi e Danilo Ruggeri erano pronti a ricominciare. Ma oggi, dopo la seconda aggressione, l’indignazione e l’amarezza sono talmente grandi da paralizzare ogni energia di riscatto. I nazisti incenerivano i libri considerati non attinenti ideologicamente alla cultura tedesca e nazista: Bertold Brecht, Karl Marx, Albert Einstein, Charles Darwin, Ernest Heminguay, Sigmund Freud sono solo alcuni degli intellettuali che vennero considerati dannosi per il popolo.

Dare fuoco a qualcosa o qualcuno è di per sé un atto plateale ed estremo, che si imprime nella mente e nella memoria di chi osserva o ne sente parlare. Molti regimi totalitari hanno fatto ricorso a questa modalità di censura, quasi a voler disintegrare pubblicamente la cultura e con lei la libertà di espressione. Non è della semplice carta che prende fuoco: sono i pensieri scritti all’interno, gli studi effettuati, le storie raccontate, le poesie o i preziosi appunti di studiosi che improvvisamente devono cessare di esistere. I nazisti furono maestri nel fare ciò, ma anche Mao Zedong durante la Rivoluzione Culturale cinese bruciò i libri non in linea con il suo pensiero e, andando a ritroso, la storia ci ricorda che eventi di questo genere coinvolsero sia la politica che la religione: Carlo V nel 1520 non esitò a bruciare le tesi di Lutero per evitare che si diffondesse una nuova dottrina nell’Impero. 

Il passato è ricco di esempi come questi, ma a quanto pare il presente che stiamo vivendo sembra non aver imparato ancora la lezione“La Pecora Elettrica” è (o meglio, speriamo tornerà ad essere) una libreria-bistrot, un luogo di incontro e cultura, di scambio e relazione. Si trova a Roma Est, nel quartiere Centocelle, una zona in cui lo spaccio e la delinquenza sono sempre più frequenti: la presenza di un luogo di cultura antifascista che promuove liberi scambi di idee, può solo che dare fastidio.

Il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, la sindaca di Roma Virginia Raggi, il vicesindaco Luca Bergamo e il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti hanno espresso pubblicamente il loro rammarico, promettendo di agire concretamente per combattere la criminalità nella zona interessata. 

“Combattiamo la paura, riprendiamo il quartiere” e “Siamo tutti La Pecora Elettrica” sono gli slogan che accompagnano il corteo di circa 10000 persone, che sono scese in strada appena dopo l’accaduto: i cittadini sono pronti a resistere agli attacchi degli ultimi mesi ma non possono contare solo sulle loro forze. Mentre le indagini proseguono, è necessario un vigoroso supporto politico e istituzionale per combattere episodi di questo calibro, dettati da violenza e ignoranza, che portano a compiere atti subdoli e meschini.

“Dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli esseri umani”, scriveva Heirnich Heine nel 1823.La cultura è tutto ciò che ci ha resi e ci rende esseri umani, non possiamo lasciare che diventi cenere davanti ai nostri occhi: se muore il nostro pensiero, cosa ci resta?

Caterina Cerio
Vivo a Milano ma sono innamorata di Siviglia, dove ho fatto il primo Erasmus. Amo il sole, il mare e la buona compagnia. Mi piace conoscere cose nuove e l’arte in generale con tutti gli stimoli che dà.

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