Del: 21 Dicembre 2019 Di: Redazione Commenti: 0
I 10 eventi sportivi più vulcanici del decennio -Vulcano Statale

Ecco che siamo giunti alla conclusione di un decennio: ricco di novità e stravolgimenti, da un punto di vista culturale, sociale e politico, e a livello nazionale e globale. 

Non è stato un lavoro facile, ma Noi della redazione di Vulcano Statale abbiamo provato a tirare le fila, stilando delle classifiche di ciò che di “vulcanico” ha segnato questi primi dieci anni del nuovo millennio.


A cura di Arianna Locatelli e Michele Campiotti.

Lo Sport è vita e passione. Chiunque lo segua o lo pratichi, a bassi o alti livelli, conosce la sua importanza e le opportunità che esso offre. Grazie allo sport si creano amicizie, si rafforzano i rapporti, pensate a un genitore che sacrifica il proprio tempo per portare il figlio alle partite o al legame che si crea andando insieme allo stadio a supportare la propria squadra.

Chi pratica sport di squadra sa cosa vuol dire avere uno scopo comune e perseguirlo insieme ai compagni con tutti gli alti e i bassi che ne derivano, chi invece lo pratica individualmente sa cosa significhi porsi dei limiti e cercare di superarli accettando sfide e cercando sempre di migliorare sé stessi. Lo sport racchiude in sé tutte le emozioni e le sfide che la vita ci può riservare, insegnandoci ad affrontare i problemi in maniera diversa o dandoci una momentanea e dolce “via di fuga” da essi.

Il 2019 è agli sgoccioli, il decennio sta finendo, e allora abbiamo cercato di scovare i dieci eventi o imprese sportive che, per un motivo o per l’altro, hanno avuto maggiore risalto e li abbiamo raccolti qui di seguito.


Brasile-Germania 1-7

La disgrazia di tutte le disgrazie”, “La più grande vergogna della storia“, “Un’umiliazione storica“, “La più umiliante sconfitta di una nazionale padrone di casa”. Questi sono solo alcuni dei titoli comparsi sui giornali all’indomani della clamorosa sconfitta in semifinale del Brasile, ai mondiali brasiliani del 2014. Per i brasiliani, che vivono il calcio in maniera spasmodica e che in esso ripongono tutte le loro speranze, fu una vera e propria tragedia nazionale. Uno scarto così grande in un mondiale il Brasile non lo subiva dal 1920 in Uruguay. El Mineraizo” è il titolo con cui i media hanno definito questa partita, in ricordo del “Maracanazo”. Per chi non lo sapesse, il “Maracanazo” fu l’ultima partita del girone finale della quarta edizione dei mondiali del 1950 disputata a Rio De Janeiro: al Brasile sarebbe bastato un pareggio per aggiudicarsi la coppa, tutto era pronto per la festa, ma qualcosa andò storto, l’Uruguay sconfisse i padroni di casa per 2-1 e vinse il titolo, gettando un’intera nazione nello sconforto più totale. Si dice che al termine del match decine di persone allo stadio furono colte da infarto, alcuni addirittura si gettarono dagli spalti non resistendo all’onta della sconfitta. I numeri parlano di 34 suicidi certificati e 56 malori. Tutto questo ci fa capire ancor di più quanto il 7-1 rifilato dai tedeschi alla nazionale brasiliana fu più di una semplice sconfitta e verrà ricordato, soprattutto in Brasile, come una delle tragedie sportive mai avvenute.


Pacquiao vs Mayweather 

Il 2 maggio 2015, all’MGM Grand Garden Arena di Las Vegas, si sfidarono Manny Pacquiao, il campione mondiale in otto divisioni di peso, e Floyd Mayweather Jr, l’imbattuto campione in cinque categorie di peso. L’incontro venne definito “the fight of the century” e vide la vittoria del campione americano ai punti. In realtà l’incontro di per sé fu deludente, non all’altezza delle aspettative: a rendere tale sfida l’incontro del secolo fu piuttosto l’attenzione mediatica che gli fu riservata e gli introiti che generò. Si calcola che il match generò un guadagno maggiore di 500 milioni di dollari, superando di gran lunga il record precedente di 150 milioni risalente alla sfida tra Mayweather e Saul Alvarez. Divenne, inoltre, l’evento in pay-per-view più acquistato della storia superando i 2.5 milioni di acquisti. Come se non bastasse, il contratto del match prevedeva una borsa garantita di 200 milioni di dollari da spartire tra i due sfidanti.


Colin Kaepernick e la protesta “Take a knee”

Negli ultimi anni sono state numerose nel mondo dello sport le prese di posizioni su tematiche politiche e sociali da parte di giocatori o dirigenti, con gesti o dichiarazioni che hanno avuto grande risonanza mediatica proprio a causa della loro celebrità. Emblematico dell’ultimo decennio è sicuramente stato il movimento “take a knee” che ha preso le mosse dalla protesta di Colin Kaepernick, ex quarterback dei San Francisco 49ers che nel 2016 si è inginocchiato per la prima volta durante l’esecuzione dell’inno americano, per denunciare le violenze della polizia nei confronti della popolazione afroamericana negli Usa. Come ogni atto di denuncia così enfatico, la scelta di Kaepernik ha suscitato negli ultimi anni apprezzamenti ma anche critiche, dentro e fuori dai campi di football. Sicuramente nel periodo successivo alla sua protesta silenziosa sono stati molti gli atleti che hanno aderito a questo rituale, dando vita al movimento “take a knee”, inginocchiati. Fa riflettere il fatto che in seguito a questa vicenda, il giocatore sia stato rifiutato da tutte le maggiori squadre della Nfl. Sarà un caso, però…


Dinastia Golden State

Negli anni, durante le finali delle stagioni Nba, sono molte le squadre che si sono date battaglia fino all’ultimo per la conquista del titolo, mentre altre hanno creato delle vere e proprie “dinastie”. Nell’ultimo decennio ne hanno sicuramente fondata una i Golden State Warriors, campioni per cinque anni di seguito della Western Conference dal 2015 al 2019, battuti nelle finali del 2016 dai Cleveland Cavaliers e nel 2019 dai Toronto Raptors. Golden State ha fatto crollare però anche i record: nella stagione del 2016 chiudono la regular season con il maggior numero di vittorie della storia, 73 contro 9 sconfitte, spodestando i Chicago Bulls della stagione del ’95/’96 (72-10); altrettanto disarmanti sono i numeri di triple realizzati da questa squadra. Trascinati da Stephen Curry, i Warriors hanno creato una serie impressionante di successi che li hanno resi i protagonisti del basket americano degli ultimi anni. E il divertimento è garantito per la stagione 2020.


Leicester campione d’Inghilterra 2016

25 Maggio 2016, il derby londinese tra Chelsea e Tottenham finisce 2 a 2. Il Leicester è campione d’Inghilterra per la prima volta nella sua storia, il Leicester è leggenda. Dopo una cavalcata folle e inaspettata le “Foxes”, guidate dal tecnico nostrano Claudio Ranieri, si aggiudicano il titolo contro ogni attesa e pronostico, scatenando la gioia di tutti i suoi tifosi e non solo. Tutti in Inghilterra e in Europa tifano per loro, una squadra di provincia, salvatasi per il rotto della cuffia la stagione precedente, neanche lontanamente vicino alle disponibilità economiche dei top club inglesi e con il semplice obiettivo di mantenere la categoria. A inizio stagione nessuno, neanche lontanamente, avrebbe mai pensato che il Leicester avesse anche solo la minima speranza di potersi aggiudicare il titolo, ma partita dopo partita, vittoria dopo vittoria, il sogno, mai realmente concepito, comincia a materializzarsi; l’attenzione mediatica si concentra su di loro. Di domenica in domenica i sogni e i pensieri cominciano a essere sconfessati. Il Leicester è sulla bocca di tutti; ogni uomo, donna, bambino, ogni amante di questo sport, ogni romantico, ogni sognatore, spera nella loro vittoria, nella caduta dei giganti, nel trionfo di Davide su Golia. Il 25 Maggio il sogno diventa realtà, la favola Leicester ottiene il proprio lieto fine arrivando dritta al cuore di tutti, compiendo un’impresa che non è solo sportiva e professionale, ma che è un’impresa di vita, fatta di umiltà, determinazione e sacrificio.


Simon Biles e la rivoluzione della ginnastica artistica

22 anni, 23 medaglie mondiali. Alle ultime Olimpiadi svoltesi a Rio conquista quattro ori (squadra, individuale, volteggio e corpo libero) e un bronzo (trave). La regina della ginnastica artista è lei, Simone Biles, giovanissima americana che domina le pedane, con lo sguardo già rivolto verso Tokyo 2020. Anche agli occhi di chi non segue questo sport con assiduità, la precisa potenza di questa atleta appare disarmante. Infatti, non contenta di star abbattendo tutti i record, ci sono già due esercizi che portano il suo nome: un doppio salto mortale con doppio avvitamento nella trave e un doppio salto mortale con triplo avvitamento nel corpo libero. Nessuna ginnasta prima di lei aveva mai effettuato queste figure. Ma è la Storia che sta premiando la piccola Simone.


I Mondiali di calcio femminile 2019

Era l’ottava edizione dei mondiali di calcio femminile quella che si è svolta dal 7 giugno al 7 luglio 2019 in Francia, e che ha visto trionfare la squadra americana capitanata da Megan Rapinoe (le sensazionali azzurre che hanno raggiunto i quarti di finale). Sono stati 1,12 miliardi gli spettatori che hanno seguito il torneo secondo i dati diramati dalla Fifa: questi mondiali hanno dato una fondamentale spinta al calcio femminile contribuendo ad abbattere alcune barriere. Equal pay, equal pay” era il coro ripetuto dagli spalti durante la cerimonia di premiazione finale: le calciatrici chiedono uguale compenso a quello riservato ai colleghi maschi, sperando che questo sia il primo passo verso un maggior riconoscimento dello sport femminile in generale. Necessaria sarebbe, ad esempio, l’approvazione dello stato di “professioniste” per le atlete di sport come la pallavolo nel nostro stato. Ora dalle parole bisogna passare ai fatti. E questo può risultare difficile se alla premiazione della finale del mondiale non era neanche presente il presidente della nazione vincitrice…


Finale di Wimbledon 2019 Djokovic-Federer

14 Luglio 2019, Wimbledon. La finale del torneo di tennis più prestigioso al mondo vede contrapposti Novan Djokovic e Roger Federer. Il finale di gara ci regala il trionfo al tie break del serbo. Oltre che per il fantastico gioco espresso, fatto di ribaltamenti e match point annullati, la sfida è passata alla storia per le statistiche. Innanzitutto, con le sue 4 ore e 57 minuti di gioco è diventata la finale singolare maschile di Wimbledon più lunga di sempre, battendo il record precedente che apparteneva sempre all’atleta svizzero, Roger Federer, e a Rafa Nadal, di 4 ore e 48 minuti. Un altro record infranto riguarda il numero di match point annullati: Djokovic è stato capace di annullare due match point in risposta nel quinto set, riuscendo poi a portare a casa la partita. Per trovare qualcuno che ha fatto meglio bisogna tornare indietro fino al 1948, quando lo statunitense Falkenburg batté l’australiano Bromwich al quinto set, dopo aver annullato tre match point. Questo, abbinato al gioco sfavillante espresso da due campioni che hanno fatto e stanno facendo la storia di questo sport, conferisce a questo match un posto nella nostra classifica.


Diarchia Messi-Ronaldo

Chiunque abbia seguito il calcio negli ultimi dieci anni non può non essersi mai dovuto confrontare con l’eterna domanda: Messi o Cristiano? C’è chi risponde senza rispondere, dicendo che di Ronaldo ce n’è solo uno, il fenomeno, e che la pulce atomica non sarà mai all’altezza del suo connazionale, Diego Armando Maradona, dal momento che non si è mai portato a casa un mondiale. C’è chi invece tenta di sentenziare, dando la palma di migliore a un campione piuttosto che all’altro, cercando di risolvere un dilemma che ha attanagliato la nostra epoca e continuerà a farlo in futuro. Noi lasciamo dunque ai posteri l’ardua sentenza, ma quello che sappiamo è che Messi, in data 2 Dicembre 2019, si è aggiudicato il suo sesto pallone d’oro in dieci anni, continuando una tradizione che dal 2008 (dopo la vittoria di Ricardo Izecson Leite Ribeiro Kaka) ha visto sempre o l’argentino o il portoghese guadagnarsi questo riconoscimento (con un solo anno di interruzione in cui fu Modric ad aggiudicarselo, non senza polemiche). Questa eterna sfida, questo eterno dualismo che ci ha regalato notti magiche e ci ha fatto vivere un’epoca calcistica senza eguali non poteva non rientrare nella nostra top ten.


Come abbattere i limiti umani in meno di due ore: l’impresa di Eliu Kipchoge

Ci sono voluti 1 ora, 59 minuti e 40 secondi per entrare nella Storia e spostare i confini dei limiti umani oltre una barriera che sembrava infrangibile. Eliud Kipchoge è riuscito invece ad abbatterla correndo la maratona (42km e 195mt) sotto le due ore. G.O.A.T. Il risultato ottenuto all’INEOS di Vienna non può però essere omologato poiché è stato un evento “cucito” su misura per raggiungere questo record: il 12 ottobre di quest’anno il 34enne keniano ha corso per le strade della capitale austriaca accompagnato da sette lepri che si alternavano ogni 4,5km usufruendo di ristori volanti, auto frangi-vento e un paio di scarpe Nike studiate per ottenere una massima reattività. Ma poco importa a Kipchoge, già detentore del vero record della maratona di 2h 1 minuto e 39 secondi, che il giorno del record ha dichiarato “Today was about inspiring the world and show everyone that no human is Limited, no matter the challenge in Life. Asante”. E i limiti umani sembrano davvero vacillare sotto i passi dell’atleta che ha corso a un ritmo di 2 minuti e 50 secondi al chilometro, per un’intera maratona. Arrivando anche sufficientemente fresco. 

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