Del: 10 Dicembre 2019 Di: Valentina Testa Commenti: 1
Storia di un matrimonio, ma sgretolato -Vulcano Statale

È ormai opinione condivisa che non sia più possibile parlare di un’opera d’arte prescindendo dal titolo assegnatole dall’autore. Questo è e deve essere parte integrante della composizione, sia questa visiva, scritta, orale.

Il titolo diventa la chiave di lettura che l’autore offre al mondo, ai riceventi, è il modo che gli viene concesso per gettare uno sprazzo di luce su quella che dovrebbe essere l’interpretazione corretta.

Storia di un matrimonio di Noah Baumbach in questo senso non è da meno, e lo si capisce da un semplice dato di trama: la storia, infatti, è in realtà la storia di un divorzio.

Conosciamo i due protagonisti, Charlie (Adam Driver) e Nicole (Scarlett Johansson), l’uno attraverso le parole dell’altra. Nelle loro descrizioni reciproche raccontano di quotidianità, di lavoro e di famiglia, con una leggerezza e al contempo un senso di nostalgia tale che lo spettatore sente già che qualcosa nella relazione non va più.

Si è, infatti, subito catapultati nella storia della separazione e del divorzio che, però, come ci ricorda il titolo, resta la storia di un matrimonio.

Un matrimonio che si è rotto, o meglio sgretolato, logorato dalle avversità del tempo.

La storia passata è lasciata ai racconti soggettivi dei due protagonisti, a qualche foto su cui indugia il loro sguardo in casa, a degli accenni che sta allo spettatore cogliere, a dei dati usati in tribunale: eppure, sarebbe quella la vera storia del matrimonio.

Invece, seguiamo Charlie e Nicole mentre fanno i conti con la separazione. Li percepiamo al massimo della loro vulnerabilità, anche se non sempre manifesta. Li seguiamo mentre soppesano internamente le azioni del figlio Henry, mentre cercano di giudicare il rapporto che ha con l’altro con occhi esterni, perché c’è da pensare all’affido; ma allo stesso tempo si sentono in difetto, perché non vogliono trasformare il figlio solo nella pagina di un documento legale. Li vediamo vivere il loro divorzio quasi come potesse svanire, se ignorato. Li vediamo poi fare i conti con la realtà, che è sempre lì che attende e che in qualche modo deve pur essere affrontata.

Storia di un matrimonio racconta il momento più grigio di qualsiasi storia: non ci dà un quadro ben preciso, non vuole indurci a parteggiare per Charlie o per Nicole.

Mette invece sullo schermo delle impressioni di sentimenti, grazie alle interpretazioni di Driver e Johansson che ci regalano una delle più belle performance dell’anno – soprattutto nella scena dell’unica loro vera litigata, dove la sceneggiatura, sempre di Baumbach, lascia spazio all’esplosione del talento dei due. Anche l’accurato lavoro di regia ci fa calare davvero come spettatori invisibili all’interno della scena.

Ora inizia la scalata degli awards: sono proprio di questi giorni le notizie delle candidature ai Critic’s Choice Awards e ai Golden Globes, dove Storia di un matrimonio è affiancato da altri titani quali Joker e The Irishman, e sia Driver sia Johansson sono in lizza per le ambite statuette dei migliori protagonisti.

Insomma, Storia di un matrimonio ci vuole dire che la fine è parte del viaggio.

Anche se questa lascia un retrogusto dolce amaro in bocca, anche se forse qualcosa era ancora salvabile, anche se si sarebbe potuto fare di più, di meglio.

Charlie e Nicole non formavano una coppia disastrata: non avevano problemi di violenza e tra loro non c’erano in ballo questioni legali. Erano un abbinamento nato da una scintilla improvvisa che non sono poi stati in grado di mantenere.

Se Storia di un matrimonio vuole dirci qualcosa, allora forse è che una relazione è un po’ come una pianta, necessita cure attente e dedicate. Anche se può fare paura, come le piante della casa di Charlie che un po’ spaventano Henry.

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Valentina Testa
Guardo serie tv, a volte anche qualche bel film, leggo libri, scrivo. Da grande voglio diventare Vincenzo Mollica.

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