
Il contesto storico.
Ci troviamo agli inizi degli anni Sessanta, in piena Guerra fredda, il mondo è diviso in due blocchi e il nostro Paese fa parte di quello Occidentale, con gli Stati Uniti e gli altri paesi NATO, contro l’Unione Sovietica e i suoi stati satelliti comunisti. In Italia, dalla fine della Seconda guerra mondiale, alti ufficiali e burocrati, reclutati tra il personale del Ventennio fascista, attraverso un contatto diretto con i servizi segreti della NATO e con la CIA si adoperarono per preparare una guerra contro i comunisti. Per queste persone non esisteva nessuna differenza fra comunisti e socialisti, ed è proprio per questo motivo che il governo Fanfani IV formatosi nel 1962, il primo con l’appoggio esterno del Partito socialista alla Democrazia cristiana, partito egemone dal secondo dopoguerra, destò molta preoccupazione.
Il programma di governo infatti era molto ambizioso e prevedeva, tra le altre, la riforma scolastica, l’attuazione delle regioni e la nazionalizzazione delle imprese elettriche.
Quando fu fondata l’Enel, in Confindustria si scatenò il panico: molti pensarono che il PSI fosse il “cavallo di Troia” del Partito comunista per penetrare all’interno di Palazzo Chigi. Dopo un anno di governo ci fu uno stop alle riforme deciso dal Presidente del Consiglio democristiano Amintore Fanfani, soprattutto perché nella DC le correnti di destra erano passate al contrattacco. Prova tangibile di questo fermento è l’elezione, nel maggio 1962, di Antonio Segni come Presidente della Repubblica, con l’appoggio determinante del Movimento Sociale Italiano.
Il governo Moro I e il “Piano Solo”.
Il 5 dicembre 1963 si formò il governo Moro I, il primo nella storia repubblicana con la partecipazione organica del PSI, con Pietro Nenni vicepresidente del Consiglio. In questo contesto proliferarono inevitabilmente le trame golpiste. Nello specifico, il 25 marzo 1964, il generale Giovanni De Lorenzo, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri ed ex capo del SIFAR, il servizio segreto militare in Italia, si incontrò con i comandanti delle divisioni di Milano, Roma e Napoli per parlare, con l’autorizzazione del Capo di stato maggiore della difesa, del “Piano Solo”.

Questo piano prevedeva l’azione “solo” dei carabinieri che avrebbero occupato la Rai, le sedi dei giornali di sinistra, le questure e avrebbero trasferito forzosamente 731 uomini politici e sindacalisti di sinistra nella base militare segreta di Capo Marrargiu, in Sardegna.
Il 10 maggio il generale De Lorenzo presentò il piano al Presidente della Repubblica Antonio Segni, che lo accolse positivamente. Il 2 giugno, durante la parata per la festa della Repubblica, fu presente un inconsueto numero di militari, molto più elevato del solito. Nelle settimane successive si tenne anche la parata per il 150esimo anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri e dopo questi eventi, il Comando generale, adducendo scuse di problematiche logistiche, comunicò che i militari sarebbero rimasti nella capitale fino alla fine del mese successivo. Il 25 giugno 1964 il governo Moro I cadde a causa degli scontri nella maggioranza su alcune riforme.
Il “tintinnar di sciabole” e il governo Moro II.
Durante le consultazioni per la formazione di un nuovo governo, Aldo Moro manifestò la propria intenzione di coinvolgere con più favore le istanze della sinistra, scontrandosi inevitabilmente con il Presidente della Repubblica, che forse minacciò la formazione di un governo tecnico appoggiato dai militari, poiché aveva paura di una grave crisi economica e della proposta di riforme contrarie al regime costituzionale. Il 15 luglio Antonio Segni, nel bel mezzo delle consultazioni, convocò ufficialmente al Quirinale il generale De Lorenzo e successivamente il Capo di Stato Maggiore della Difesa Aldo Rossi, un fatto del genere senza precedenti nella storia repubblicana. Nei giorni successivi, tuttavia, il pericolo di colpo di Stato rientrò, perché Moro riuscì ad accordarsi con il Partito Socialista ridimensionando fortemente il programma di riforme. Il 22 luglio si formò quindi il governo Moro II e finirono le settimane in cui Pietro Nenni, segretario del Partito socialista, avrebbe dichiarato di aver sentito il “tintinnar di sciabole” dei militari.
Epilogo.

Il 7 agosto successivo Antonio Segni fu colpito da una trombosi cerebrale mentre era a colloquio con Aldo Moro e Giuseppe Saragat; il 6 dicembre si dimise per ragioni di salute. Nel 1967, tre anni dopo, il “Piano Solo” venne svelato a tutta Italia da Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi, giornalisti della rivista L’Espresso. Il generale De Lorenzo venne subito rimosso dall’esercito e iniziò la sua carriera politica nelle file della destra: prima nel Partito monarchico e successivamente nel Movimento Sociale Italiano.