Del: 13 Gennaio 2020 Di: Arianna Preite Commenti: 3

L’emergenza relativa agli spazi non è una novità nel nostro Ateneo, come testimoniano anche i recenti avvenimenti relativi allo sgombero dell’auletta occupata in Festa del Perdono e degli spazi dell’Assemblea di Scienze Politiche in Via Conservatorio. La situazione in realtà è molto ampia e complessa e si trascina da diversi anni.

Il fuoco della polemica è destinato a non estinguersi tanto presto. […] la domanda che, tuttavia, resta inascoltata è: come vengono assegnate queste aule? Con quali criteri? Quanto ancora è procrastinabile l’uscita del bando delle associazioni che aspettiamo da due anni e richiesto a gran voce da tutte le rappresentanze politiche, gruppi studenteschi, associazioni e collettivi? I giorni precedenti alle elezioni sono sempre quelli più lunghi e tormentati. E sicuramente l’emergenza spazi sarà all’ordine del giorno dei prossimi eventi elettorali.

Questa citazione risale ad un nostro articolo di un anno e mezzo fa, era la campagna elettorale universitaria di aprile 2018 quando l’auletta A veniva riaperta dopo anni di chiusura.

Ma perché da allora nulla sembra essere cambiato?

Il nostro Ateneo presenta senza dubbio diversi problemi relativi alla questione spazi, essendo un edificio storico ci sono di fatto molte aree che non sono agibili o utilizzabili, questo rende difficile trovare spazi di aggregazione per le associazioni, i gruppi e qualsiasi altra forma di organizzazione spontanea sorga in università.

Storicamente sono state diverse le occupazioni di aule, da parte di varie realtà, al fine di riappropriarsi di uno spazio in cui potersi riunire all’interno dell’Ateneo. Come sottolineato anche nel nostro precedente articolo in merito, non esiste ad oggi alcun bando o regolamento che si occupi di assegnare le aule ai vari gruppi attivi in università. Nonostante questo, diversi spazi sono rimasti comunque utilizzati da una serie di realtà che hanno goduto di occupazioni storiche o accordi verbali presi con le varie amministrazioni.

L’esigenza di ricevere in assegnazione uno spazio è stata lungamente lamentata anche durante le precedenti amministrazioni, numerose problematiche sono sorte durante quella del Rettore Gianluca Vago, che sono poi appunto sfociate nell’occupazione dell’auletta A. L’aula in origine era stata concessa alla lista di rappresentanza UniLab, che ne avrebbe usufruito durante la campagna elettorale come deposito per il materiale, sempre appunto appellandosi però ad una dinamica di accordo arbitrario che escludeva qualsiasi tipo effettivo di regolamentazione ufficiale relativa agli spazi, tant’è che le problematiche in merito erano già costantemente lamentate in quel periodo da vari gruppi e liste di rappresentanza, in quanto non tutti avevano un’aula a disposizione.

In seguito agli eventi descritti nel nostro articolo l’auletta è rimasta chiusa per un periodo, fino a settembre 2018 quando è stata la lista di rappresentanza Udu a riaprirla e riunirsi al suo interno per un periodo di circa tre settimane. Il loro progetto sarebbe stato quello di organizzarsi, durante quest’arco di tempo, per coinvolgere poi anche i gruppi e le varie associazioni che lamentavano l’assenza di uno spazio a svolgere attività e riunirsi all’interno dell’auletta. Ma il 26 settembre 2018 è il collettivo LUMe che decide di occupare lo spazio, lamentando la gestione dell’aula che aveva operato la lista Udu. Viene poi convocata un’assemblea da LUMe, dove i gruppi e le associazioni sono stati invitati a unirsi a loro nell’utilizzo dell’aula, decidendo di estromettere le liste di rappresentanza da questa possibilità.

Da allora si è susseguita la partecipazione di diversi gruppi e collettività all’interno dello spazio, tra i quali anche noi, che come Vulcano Statale, ci siamo riuniti lì una volta a settimana per le nostre riunioni di redazione.

L’avvenimento più recente risale al ritorno dalle vacanze natalizie, il 7 gennaio 2020, giorno in cui l’auletta A è stata trovata chiusa e sigillata da una lamiera, sulla quale un cartello avvisava del fatto che stava avvenendo una riqualificazione del locale per l’assegnazione alle organizzazioni studentesche:

Nonostante nessuno fosse stato avvisato di questa chiusura, lo sgombero non è arrivato proprio come un fulmine a ciel sereno, viste le recenti misure applicate anche in Via Conservatorio (con gli sgomberi dell’Assemblea di Scienze Politiche). Il punto interessante da comprendere all’interno di tutta questa serie di eventi è se le occupazioni siano effettivamente servite come campanello d’allarme per l’Ateneo, così da riflettere sulla problematica situazione degli spazi e operarsi in qualche modo affinchè questo cambi.

Contando la quantità di studenti iscritti in Statale la percentuale di questi che effettivamente vive l’università applicandosi per parteciparvi attivamente, riflettendo su ciò che succede al suo interno e cercando di organizzarsi, dibattere o proporre iniziative culturali è già di per sé un numero molto basso. Queste attività rappresentano, sebbene molti continuino a sostenere fermamente la netta superiorità educativa delle lezioni frontali, dei momenti fondamentali nella formazione non tanto dello studente (anche se in parte sì), quanto più della persona. La capacità di auto-organizzazione e di collaborazione tra pari sviluppa senza dubbio un percorso di crescita e la maturazione di competenze alle quali non sarà mai possibile accedere attraverso una normale lezione. Per questo sarebbe importante che l’università nella costruzione di un percorso didattico realmente formativo e coerente tenesse conto di quest’ottica, cercando di stimolare la formazione di gruppi, associazioni e collettivi e facendo in modo di fornire loro degli spazi di lavoro adeguati all’interno dell’Ateneo.

Chiaramente tutta questa riflessione sarebbe molto più valida nella misura in cui anche da parte di queste realtà non si vivesse la dimensione di auto-organizzazione con rivalità e chiusura, ma con maggiore apertura e comunicazione tra i rispettivi gruppi. Gli spazi che vengono devoluti all’utilizzo degli studenti è fondamentale che siano davvero aperti a tutti, veramente partecipati e vissuti dalla maggior parte della comunità studentesca, e non aule di ritrovo chiuse per il beneficio soltanto di pochi. Altrimenti questo genere di condizioni porrebbe le realtà a costituire per prime una situazione di privatizzazione dello spazio universitario, che andrebbe invece restituito agli studenti.


Siamo stati dal Rettore Elio Franzini per rivolgergli qualche domanda in merito alla situazione degli spazi e alle future sorti dell’auletta A.

[L’intervista è stata editata per brevità e chiarezza]

Cosa pensa degli eventi relativi all’auletta A e quali sono le ragioni dello sgombero?

Io vedo e riconosco le ragioni di questa occupazione, è un guaio dell’Ateneo quello di non avere sufficienti spazi da poter concedere agli studenti per i momenti di aggregazione. Questo è il problema serio e reale, ai giovani non si può sempre chiedere così tanta burocrazia, per quei pochi ai quali interessa l’aggregazione gli spazi vanno concessi. Certamente basterebbero poche regole basilari: una porta da poter chiudere e che ci sia un’equa fruizione dell’aula da parte tutti coloro che realmente la necessitano. Prima del mandato di Vago c’era un’assegnazione delle aule tramite bandi, i gruppi si aggregavano in base alle tendenze ideologiche, attraverso raggruppamenti le varie associazioni si autogestivano nei vari spazi, poi questo bando non è più stato rinnovato dalla successiva amministrazione, che ha invece assegnato direttamente degli spazi alle liste, pur sempre soltanto tramite accordi verbali e non con un vero e proprio regolamento. UniLab attualmente è l’unico ad usufruire di uno spazio tramite un accordo legale con l’Ateneo, soltanto perché è stato di fatto l’ultimo ad ottenerlo. Per me il sistema migliore, che adesso cercherò di proporre alla commissione spazi, è quello di mettersi attorno ad un tavolo e suddividere nuovamente le aule tra le associazioni, liste e gruppi presenti in università.

Quindi possiamo dire che il criterio di assegnazione ad oggi, seppur soltanto accordato verbalmente, è quello di avere un rappresentante negli organi superiori, per poter ottenere uno spazio in università? E che quindi questo diritto spetterebbe soltanto ad alcune liste di rappresentanza, tagliandone fuori altre, oltre ai vari gruppi e collettivi?

Attualmente tutte le liste con un rappresentante negli organi hanno uno spazio. La mia intenzione è comunque quella di adoperarmi per fornire anche agli altri la possibilità di avere un’aula in università, anche alle liste che al momento non hanno rappresentanti negli organi. C’è una commissione spazi, che già nella prossima riunione discuterà un nuovo criterio di assegnazione, che garantisca equità e democrazia. È sempre difficile trovare dei criteri, per me sarebbe comunque positivo lasciare uno spazio aggregativo libero e non burocratizzato, io non avrei problemi a garantire anche ai collettivi, a LUMe e a tutti coloro che pur non si fanno riconoscere dall’università uno spazio in cui riunirsi e organizzare attività. Chiedo soltanto di sapere chi ha le chiavi dell’aula, che a queste venga dato accesso a chiunque, senza alcuna restrizione burocratica. Rifiutare la rappresentanza significa rifiutare i criteri basilari della democrazia, ma io non mi pongo questo problema, comprendo che le tendenze politiche possano essere di vario tipo e concedo volentieri la possibilità di usufruire di uno spazio a chi dimostra di impegnarsi per svolgere effettivamente un lavoro culturale per la collettività dell’Ateneo. Sono molto a favore degli spazi di libera aggregazione, ma vorrei che da ora in poi si desse un nuovo indirizzo generale a questa situazione relativa alle aule per gli studenti. Nessuno vorrebbe fare azioni forti, ma io ho delle responsabilità di cui dover rendere conto, anche se mi dispiaccio di essere visto come un repressore perché non mi sento tale.

Quali saranno quindi i cambiamenti in merito all’utilizzo e alla concessione degli spazi e per quali motivazioni?

Senza una regolamentazione non si capisce più nulla, anche dalle planimetrie e dalle cartine, non si sa più chi usufruisce di quali spazi e su quali basi di diritto lo fa. Adesso gli spazi verranno restituiti quanto più possibile agli studenti ma va semplicemente reso chiaro quali siano effettivamente utilizzati e da chi. Per quanto mi riguarda poi tutti potranno avere diritto ad uno spazio in cui riunirsi, ripeto, anche gli autonomi. Sicuramente però andrebbe fatto un esame di coscienza in ognuno, mi chiedo quanto si abbia realmente bisogno di questi spazi. Le aulette vicino al BronxLab (attualmente utilizzate da UniSì, Studenti Indipendenti e UniLab) sono spesso chiuse, l’unica realmente vissuta e sempre aperta era l’auletta A e mi dispiace averla dovuta temporaneamente chiudere. Stiamo effettuando uno screening assoluto di tutti gli spazi liberi o liberabili. Il problema è che nessuno è disposto a spostarsi in via Mercalli, lì il posto ci sarebbe. Gli spazi in sede sono pochi, molti non rispettano le norme di sicurezza, non sono abitabili. Appena avremo riaperto anche l’edificio in Santa Sofia sarà tutto diverso, il progetto nel 2012 era stato lasciato cadere, adesso i lavori fortunatamente invece inizieranno, una volta riaperto quello sarà più semplice gestire gli spazi qui.

Quando è prevista la riapertura dell’auletta e con quali modalità?

L’auletta A per febbraio sarà aperta, non c’è da attendere tempi lunghi, va aspettata soltanto la commissione spazi, nella quale risiedono anche i rappresentanti degli studenti che vi potranno aggiornare sull’andamento. La mia proposta sarà semplicemente quella di montare una porta nuova con una serratura in funzione che consenta all’occorrenza di chiudere lo spazio. Dopodiché qualcuno dell’amministrazione si dovrà occupare di fornire e ritirare le chiavi nei momenti in cui l’aula è vuota, ma per il resto sono favorevole al fatto che siano gli studenti a organizzarsi per gestirsi gli orari di utilizzo, senza troppi procedimenti formali.

Qual è invece lo statuto che regolamenta uno spazio come quello della CUSL?

La Cusl paga un affitto, senz’altro c’è stato un bando, sono cose che comunque stiamo appurando attraverso tutte queste verifiche relative agli spazi. Pagano un affitto che per altro naturalmente non è basso, ma comunque l’Ateneo non può assegnare nulla senza bandi. Per altro lo spazio viene utilizzato anche dai ragazzi di Lista Aperta- Obiettivo studenti, che grazie a questo infatti non premono per ottenere ulteriori spazi.

La prerogativa alla base della fruizione di qualsiasi spazio in Ateneo comunque sarà soggetta anche ad un nuovo emendamento riguardante l’antifascismo, giusto?

Sì, entrerà in vigore dal 30 gennaio e a tutti coloro che richiederanno uno spazio (professori compresi), verrà chiesto di firmare una dichiarazione in cui si affermi di rispettare la costituzione repubblicana e antifascista.

É a conoscenza di come si sia espressa in merito la lista di rappresentanza Azione Universitaria? (Qui trovate ciò a cui ci riferiamo in questa domanda)

Non sapevo avessero espresso opinioni contrarie all’emendamento, comunque quello che so è che l’apologia di fascismo è reato, quindi finché una lista di rappresentanza regolarmente riconosciuta dall’Ateneo mi richiede uno spazio e firma la suddetta dichiarazione di antifascismo per me non ci saranno problemi a consentire gli spazi, ma appunto soltanto firmando e affermando di riconoscersi in quei valori descritti. So anche io che molti gesti e azioni sono ricchi di provocazioni, e che le ragioni di chi reagisce possono essere valide, ma spesso reagendo a queste provocazioni con la forza e la violenza, specialmente se in presenza di ufficiali della digos, si può arrivare a conseguenze spiacevoli per tutti (il Rettore qui fa riferimento ad un recente banchetto di Azione Universitaria in Festa del Perdono, interrotto e contestato da varie realtà studentesche). Pongo un quesito che mi aspetto molti solleveranno: perché non si fa firmare anche una dichiarazione di anticomunismo? Perché questa non si trova tra i nostri principi costituzionali. Si tratta di rispettare la legge, l’apologia di fascismo è un reato e quindi chiunque non dichiarerà di rispettare questo emendamento in futuro (da febbraio 2020) non avrà né spazio né riconoscimento dalla nostra università, anche perché sottoscrivere i valori dell’antifascismo significa rispettare tutta una serie di valori di democrazia, diritti e libertà. La cosa però che consiglio è di fare attenzione anche a non comportarsi come i fascisti che si cercano di combattere, ma di usare mezzi più saggi, quali il confronto e il dibattito.


Stando quindi alle parole del Rettore, l’auletta A dovrebbe essere riaperta entro febbraio 2020 e restare uno spazio piuttosto libero e poco burocratizzato per i vari gruppi e collettività che saranno interessati a parteciparvi. Oltre a questo la commissione spazi si occuperà di effettuare un’analisi di tutte le aule presenti in università, anche di quelle già in uso a gruppi o liste di rappresentanza, in modo da garantire la distribuzione equa degli spazi in cui riunirsi a tutti coloro che li necessitino. La condizione necessaria per accedere a questa riorganizzazione degli spazi sarà la firma del nuovo emendamento in cui si dichiari di rispettare i valori della costituzione repubblicana e antifascista.

Che realmente il corso degli eventi ci stia portando verso una risoluzione dell’emergenza spazi? O perlomeno una maggiore vivibilità di questi da parte delle realtà studentesche? Noi non siamo in grado di assicurarlo. Ma continueremo senz’altro a indagare il problema e sollecitare affinchè questo venga effettivamente risolto nel minor tempo possibile.

Arianna Preite
Studentessa di Lettere Moderne.
Mi appassionano le conversazioni stimolanti, ma non le chiacchiere di prima mattina.

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