Del: 19 Febbraio 2020 Di: Redazione Commenti: 0

Il tentativo di questa rubrica è quello di essere utile per chiunque riconoscesse in sé o in qualcuno di vicino una forma di malessere. La sensibilizzazione è importante nel momento della comprensione e dell’azione, in quanto spinge alle opportune cure mirate.

Il termine “ansia” in un contesto fisiologico sta ad indicare uno stato di allerta fisica o psicologica. Questo stato di tensione consente all’individuo di attivare delle risorse che permettano l’adattamento a una certa situazione.

In un contesto patologico, invece, un disturbo d’ansia vuole significare il contrario a livello di conseguenze: una limitazione delle capacità dell’individuo. A volte è difficilmente riconoscibile, si tratta di una sensazione vaga e confusa. Oppure, è possibile ricondurre questa a eventi ben certi, in un futuro imminente o prossimo.

I comportamenti sono appunto l’evitamento, attacchi di panico e crisi emotive con correlati psicosomatici molto forti.

Con il termine attacco di panico si intende quel fenomeno che implica palpitazioni, sudorazione, tremore, senso di soffocamento, fino alla paura di stare per morire.

Si tratta di sintomi fisici che affondano le radici nello psicologico.

L’aspetto più terrificante è che possono manifestarsi in maniera subdola e inaspettata per il soggetto che le vive. Ma di certo, non in maniera inspiegabile e irrisolvibile. Il problema fondamentale nell’attacco di panico sta nell’accettazione delle proprie emozioni, tenute nascoste, persino a se stessi, per troppo tempo.

Qualora si avesse un attacco di panico, il consiglio è di rivolgersi al pronto soccorso più vicino. Esistono terapie farmacologiche e psicoterapeutiche (riconosciute dalla comunità scientifica internazionale) per la cura degli attacchi di panico, vedi ansiolitici (nelle dosi prescritte ovviamente!). Esistono poi le terapie omeopatiche (come valeriana, passiflora e biancospino) che possono essere definite “placebo” e per le quali la scienza nega attualmente efficacia medica. Oppure esistono delle tecniche esperienziali di meditazione e mindfulness che insegnano al soggetto l’accettazione delle emozioni negative. Infatti esiste una terapia di accettazione, la ACT, che mette in atto queste tecniche esperienziali.

Tornando al discorso del quadro sintomatologico, si può arrivare anche allo svilupparsi di fenomeni ossessivo-compulsivi, come la messa in atto di rituali scaramantici che però hanno una connotazione gestionale e alquanto incisiva.

Non si tratta del semplice “porto il bracciale della nonna all’esame per prendere un bel voto”, per intenderci. Piuttosto si tratta di un ” se non faccio questo per almeno tot volte, non riuscirò a fare questo” dove il pensiero di “questo” è martellante e insopportabile.

Per quanto riguarda i correlati psicosomatici, chi soffre di ansia, avverte un senso di profonda sofferenza fisica.
Il peso all’altezza della cassa toracica è non solo asfissiante, ma soffocante.
Da aggiungere anche la nausea, le palpitazioni, il tremolio, le vertigini.

Il tutto porta al panico e alla paura stessa di avere paura.

Infatti, se avere paura significa provare queste sensazioni a livello fisico si ha paura di ricadere di nuovo in uno stato del genere.
Quindi si ha il circolo vizioso di stare male per paura di stare ancora male, circolo difficile da sventare, specie in ambito terapeutico.

Quali sono le cause dell’ansia?
Le cause sono principalmente psicologiche: si tratta di un meccanismo di funzionamento che fa risalire a galla questioni irrisolte che hanno causato sofferenza al soggetto e si manifestano, appunto, in tutta la loro impetuosa natura.

Alcuni sostengono le cause biologiche dell’ansia, in quanto genetiche e causate dall’alterazione dei recettori della serotonina, troppo ridotta, e della noradrenalina ( il cosiddetto ormone dello stress) eccessiva.

Eppure, sostenere che si tratti di un mero insieme di ingredienti che vengono a mancare oppure che vengono a essere presenti in eccesso, sarebbe riduttivo e soprattutto non darebbe speranza ai pazienti, proprio perchè, secondo questa rubrica, l’ambiente ha la componente preponderante all’interno delle interazioni psicopatologiche.

Non si nega certo la componente biologica, ma si nega il fatto che questa sia vincolante e, soprattutto, si nega che si tratti di un semplice meccanismo di ormoni.

Altrimenti si curerebbe tutto con i farmaci, ma purtroppo, e anche per fortuna, non è così.

Il valore della psicoterapia è ciò che spinge avanti questa rubrica, e se si adottasse una prospettiva riduzionista sarebbe una rubrica incoerente: “fissa nella biologia degli ormoni che mancano o sono in eccesso, come posso curarmi? Con i farmaci? Ma allora lo psicoterapeuta, a cosa mi serve?” Ebbene, no. È la psicoterapia che svolge il ruolo fondamentale all’interno del percorso di cura, perchè permette di fare nuove associazioni. Poi, assolutamente, non si nega il ruolo concomitante degli psicofarmaci, come supporto per alleviare i sintomi e tutelare il paziente.

In virtù della plasticità del cervello e in virtù delle grandi possibilità della mente, la psicoterapia è la scelta che vi permette di coltivare entrambe le facoltà menzionate.

Per questo, per chiunque soffrisse di ansia, il consiglio migliore è quello di seguire una terapia di carattere metacognitivo, oppure una terapia di carattere cognitivo standard.

Per chiunque non fosse compreso nel proprio intento di andare da un terapeuta, e quindi non supportato economicamente, o non avesse a chi rivolgersi per trovare uno psicoterapeuta adatto e a prezzo modico, si consiglia il sito Psicoterapia Aperta, dove si possono consultare i curricula e le aree di specializzazione.

Articolo di Chiara Dambrosio

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