Del: 3 Febbraio 2020 Di: Luca Pagani Commenti: 0
Iowa 2020

Questa rubrica accompagnerà i lettori di Vulcano lungo il cammino delle primarie dei Democratici per la scelta del candidato da opporre a Trump il prossimo novembre. Dopo questa prima puntata, la rubrica uscirà ogni due settimane.


Il 3 febbraio si darà il via alle elezioni per definire la nomination democratica per le presidenziali americane attraverso i famosi caucus dell’Iowa. Ma come fa un piccolo stato del Midwest a maggioranza bianca essere fondamentale per la corsa alle primarie? E soprattutto, cosa ci dobbiamo aspettare dalle votazioni di lunedì?

L’Iowa è una piccolo stato americano che conta poco più di 3 milioni di abitanti, solo l’1% circa dei 327,2 totali.

Il 90% della popolazione è bianca e questo lo rende uno degli stati più etnicamente omogenei degli Stati Uniti. 

Normalmente uno stato con queste caratteristiche non avrebbe così tanto peso se votasse ad aprile o a marzo, ma la sua unicità sta proprio nell’essere il primo stato in cui si vota. Sin dalle elezioni del 1972, infatti, i Democratici decisero che la prima tappa della lunga ed estenuante corsa alla nomination presidenziale sarebbe dovuta iniziare qui. Da quel momento, l’Iowa, ha avuto il compito di indicare quello che per i suoi abitanti è il profilo migliore per rappresentare il partito a novembre. E, di solito, le decisioni che i suoi abitanti prendono vengono confermate dal resto della popolazione. Ben sette candidati democratici su dieci, dal 1972 ad oggi, dopo aver vinto in Iowa hanno ottenuto la nomination democratica e questo tutto è fuorché un caso.

Viene considerato una delle votazioni più importanti dell’anno e i candidati dei partiti investono molti fondi elettorali per assicurarsi un buon risultato. Pensate che Sanders ha speso fino ad ora circa 50 milioni di dollari per la sua campagna elettorale in Iowa. Secondo Politico ben 15 in più di Biden, Warren e Buttigieg.

Risultato che in alcuni casi potrebbe anche significare il rilancio della corsa alla presidenza.

Quindi siamo avvertiti: la situazione dopo queste votazioni potrebbe anche cambiare.

Cosa sono i caucus.

Queste votazioni sono molto interessanti non solo per la loro importanza, ma anche per la modalità con cui si svolgono.

Quello dei Caucus è un sistema di scelta dei candidati adottato da solo tre stati statunitensi (Iowa, Nevada e Wyoming) che viene generalmente definito “gatherings of neighbors” ovvero “raduni di vicini di casa”. Gli iscritti al partito, infatti, il giorno delle elezioni, si ritrovano nel loro seggio di appartenenza (che viene allestito in palestre, scuole e chiese) tra i più di 1600 disposti in tutto lo stato e svolgono una vera e propria assemblea. Coloro che partecipano possono indicare la loro preferenza muovendosi fisicamente nella zona dell’edificio destinata al candidato che preferiscono.

Chi è rimasto in gara.

La corsa per la nomination democratica è stata fin qui la più affollata della storia americana, e nonostante ci siano state importanti defezioni, vedi tra gli altri Kamala Harris e Cory Booker (gli unici due rappresentanti afroamericani), la lista dei candidati alla presidenza è ancora molto corposa. Sembra però che nonostante il grande numero di contendenti la sfida si giochi principalmente tra quattro candidati: Joe Biden, che ha ancora la guida nei sondaggi nazionali nonostante il distacco dal secondo sia calato in pochi mesi dal 10 al 5%. Bernie Sanders, che stando agli ultimi polls sarebbe in testa in Iowa. Elizabeth Warren, che dopo un grande inizio di campagna sembra aver perso l’appeal iniziale. E Pete Buttigeg, che nonostante tutto è la più grande sorpresa politica dell’anno. 

Dati del sito Real Clear Politics, consultati il 03/02/2020

Come sono andate le primarie fino ad ora.

In questo momento Biden e Sanders sembrano i due che hanno più possibilità di giocarsi la nomination per il Partito Democratico. Sanders non sembra aver risentito dell’attacco di metà gennaio della sua nemico-amica Elizabeth Warren, che dopo avergli imputato un’infelice frase sull’impossibilità di una donna di diventare presidente, lo aveva accusato di averle dato della bugiarda in diretta nazionale durante l’ultimo dibattito televisivo del 14 gennaio 2020.

Biden sembra, invece, essere ancora l’uomo da battere. I sondaggi nazionali lo danno ancora in vantaggio di circa 5 punti percentuali su Sanders e la sua campagna elettorale è forse una delle più stabili dal punto di vista politico. Sembra inoltre che detenga il più alto grado di apprezzamento tra gli elettori afroamericani, fattore che ha da sempre grande importanza e che potrebbe rivelarsi fondamentale per la vittoria. 

La Warren è in uno dei periodi più difficili della sua campagna. Dopo aver visto la sua popolarità e i suoi numeri salire fino quasi a superare Biden nei sondaggi nazionali ad ottobre, attualmente è in terza posizione, con un distacco da Biden di più di 12 punti a livello nazionale e di 11 in Iowa. Non sembra infatti essere un caso la decisione che l’ha portata ad accusare Sanders di sessismo. Con una mossa però che sembra non aver portato alcun frutto in termini di consensi.  

Pete Buttigeg, il sindaco trentenne di South Bend (Indiana), contro ogni aspettativa è arrivato ad essere stabilmente tra le prime posizioni nei sondaggi nazionali. Fino a Gennaio poteva vantare la quarta posizione ma sembra che attualmente sia stato scavalcato da Bloomberg, il miliardario e ex sindaco di New York, che può permettersi di avere fondi praticamente infiniti.

Dopo questo voto.

Le principali date che seguiranno questo voto saranno mercoledì 5, giorno in cui ci sarà il voto finale sull’impeachment di Donald Trump che, a parte sorprese, dovrebbe esser considerato già archiviato dal POTUS. Per quanto riguarda le primarie sembra che il disprezzo nei confronti di Donald Trump sia la cosa che più accomuni tutti i candidati Dem

Dopo mercoledì l’attenzione si sposterà di nuovo sulla corsa alle primarie che proseguirà il 7 con l’ottavo dibattito democratico presentato da ABC e tenuto in New Hampshire, stato in cui il 14 i cittadini saranno chiamati alle urne. Da questa data inizierà un tour de force che culminerà il 5 marzo, giorno del super Tuesday in cui voteranno ben 17 stati. Da quel momento la corsa continuerà fino al 6 giugno, l’ultimo voto prima delle Conventions dei partiti di luglio.

La nostra redazione vi accompagnerà in questa corsa che sta finalmente cominciando e che definirà probabilmente il destino politico e non del nostro mondo per i prossimi 4 anni. Se siete particolarmente interessati al tema e desiderate aggiornamenti quotidiani vi consigliamo i profili Instagram di Francesco Costa, vicedirettore del Post che si trova sul campo per seguire da vicino le primarie (ha da poco scritto un libro). E di Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend che con i loro sondaggi sapranno darvi un quadro completo della situazione.

Luca Pagani
Tento di esprimermi su un po' di cose e spesso fallisco.
Però sono simpatico.

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