Immagine di copertina di Michael Tompsett
Il 14 febbraio è quasi universalmente riconosciuto come il giorno di San Valentino, una festività di origine religiosa istituita per volere di Papa Gelasio I come alternativa ai pagani Lupercalia. Ad essere celebrata era la figura di San Valentino da Terni, vescovo morto martire e fatto simbolo dell’amore e della fedeltà coniugale che ispirava alle coppie di cui celebrava il rito nuziale.
Un secolo e mezzo dopo, tuttavia, nei paesi di cultura occidentale quali Italia, Inghilterra e Francia, questo giorno è ormai divenuto più semplicemente la Festa degli innamorati, valicando il valore religioso della sua nascita e applicandosi a tutte le coppie di fatto.
Laddove in Italia siamo ormai abituati a scambiarci regali, dolciumi e rose rosse in una ritualità che ci deriva dall’idea trasmessa dai film anglo-americani e dalle pubblicità, è interessante notare come questo giorno possa invece assumere sfumature di significato diverse di paese in paese ed essere celebrato in diversi modi.
Gli inglesi, ad esempio, vantano una tradizione secolare quanto a biglietti d’auguri. Gli anonimi valentine devono infatti il proprio nome ad un episodio che risale al XV secolo, quando il Duca Carlo d’Orleans, imprigionato nella Torre di Londra, scrisse alla moglie definendola “ma tres doulce Valentinée”(“mia dolcissima Valentina”).
Curiosamente invece, in paesi asiatici quali Giappone, Corea del Sud e Taiwan, San Valentino vede protagoniste solo le donne che donano agli uomini cioccolatini in varia quantità e qualità, in base al rapporto che vogliono instaurare con loro: abbiamo quindi il “cioccolato del favorito” per l’innamorato, quello per l’amico e il “cioccolato d’obbligo” per i colleghi di lavoro.
Nel 1978 l’Associazione nazionale delle industrie dolciarie giapponesi ha poi inventato un’altra festa ad hoc, il White Day, che si celebra esattamente un mese dopo e prevede che gli uomini rispondano alla profferta delle donne con l’adeguata quantità e qualità di cioccolato bianco, a conferma o rettifica del tipo di relazione che il precedente dono in cioccolato aveva suggerito.
In America, poi, il 14 febbraio è più ampiamente inteso come la “Festa dell’amore” e perciò è sentito come l’occasione per manifestare il proprio affetto ai propri familiari. I biglietti d’auguri e i dolciumi vengono così scambiati non solo fra partner, ma anche fra genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli e sorelle.
Un’altra tradizione considera San Valentino come la Festa dell’amicizia e pertanto in Finlandia ed Estonia si usa trascorrere la serata in ampie compagnie, mentre in alcuni paesi dell’America Latina è stata addirittura inventata la figura dell’amigo secreto che, sulla falsa riga del secret Santa, si impegna a distribuire doni agli amici.
In Irlanda, infine, la festa prevede un rituale anche per i single, i quali si recano a far visita ai resti del martire presso Whitefriar Church a Dublino, nella speranza che una preghiera al santo possa favorirli nell’incontro con i futuri partner.
Guardando a queste diverse tradizioni e alla molteplicità del concetto di “festa di San Valentino” finora espressa, si potrebbe forse trovare un compromesso nel dibattito fra single e fidanzati e più ampiamente fra chi è favorevole a questa festa, con i suoi romantici annessi e connessi, e chi invece gli è contrario perché lo ritiene un giorno qualunque, anche un po’ troppo commercializzato. Se invece non vi è proprio modo di venire a patti, i più romantici potranno sempre godersi questa ricorrenza e gli altri potranno aspettare il 15 febbraio per festeggiare la sua nemesi sotto la protezione di San Faustino.