Guido è un regista acclamato e decide di approfittare di un momento di riposo presso un hotel termale per produrre il suo nuovo film. Ci viene presentato come un uomo normale, elegante e in carriera, catapultato in una dimensione surreale, onirica, che è costretto a condividere con i suoi collaboratori e un’amante trascurata.
Tutti lo assillano, ognuno di loro vuole proporre la propria idea mentre l’unico ancora confuso è proprio il regista il quale non riesce a trovare l’ispirazione. Cerca così di allontanarsi da tutto e da tutti, di prendere tempo, di rimandare i provini e rifugiarsi in un limbo metafisico dove non riesce più a distinguere se quello che sta vivendo sia vero o no.
Torna in sé solo quando lo raggiunge la moglie, l’unica a riportarlo alla realtà e rinfacciargli chi è veramente: un bugiardo che arriva a negare l’evidenza, un traditore, un uomo solo. La sua finta costruzione crolla così miseramente davanti a tutti ed è costretto dopo molto tempo ad affrontare se stesso dopo troppe scappatoie e fughe.
Guido si ritrova davanti alle ombre gigantesche delle responsabilità, incapace di reggere la propria immagine allo specchio e abbandonato da amici, moglie e amante.
Questa rivelazione lo induce dopo molto tempo a riflettere su se stesso e sugli errori che ha commesso. Un intenso dialogo interiore lo porta ad una maturazione e alla decisione drastica di abortire un film mai iniziato, perché frutto di un processo vuoto nato da un comportamento infantile e illusorio.
È durante la conferenza stampa, piena di giornalisti impazienti di avere novità, che si punta una pistola alla tempia e uccide il suo Io sporco e ingannevole per diventare qualcun’altro. Guido diventa così un uomo nuovo che riesce a trovare la forza di perdonarsi e di accettarsi per com’è veramente. Trova le parole per chiedere scusa a sua moglie, trova la forza di ripartire.
Così, alla fine, tutti cominciano a prendersi per mano, sia chi è vivo sia chi non esiste, e insieme, mano nella mano, imbastiscono un girotondo nel quale ognuno accetta se stesso e gli altri, dove tutti capiscono che restare uniti in questa assurda sarabanda che è la vita è il vero trionfo sulla morte.
Fellini, tramite la rinascita di Guido, lancia un messaggio di speranza universale e senza tempo: ogni persona può rinascere dai propri errori e tornare felice.
Oggi, ancora di più di ieri, le persone hanno costantemente paura di sbagliare e di cambiare a causa di una società sempre più giudice e giudicante e non si trova più il coraggio di fermarsi un attimo, riflettere e capire veramente cosa si vuole. Guido è riuscito a farlo e con umiltà è ripartito da zero, ma con un animo diverso, pronto a rimettersi in gioco a fare ciò che veramente vuole libero da tutte le pressioni e i giudizi.
Ciò che ci rende veramente liberi è la possibilità di scegliere e quello che il film trasmette è di non annichilirsi e poltrire in una situazione che ci rende tristi, ma di intraprendere il percorso che ci rende più felici, altrimenti si rischia di morire interiormente. I propri demoni vanno affrontati, più si scappa da loro più si finisce come Guido all’inizio della sua avventura: triste, vuoto e solo.
L’invito di Fellini è, in qualunque circostanza tossica e triste, di uccidersi per ricominciare, di non restare aggrappati a qualcosa che ci spezza, ma trovare il coraggio di mollare la presa e affrontare il vuoto.
Il cinema Felliniano è uno dei più particolari e più belli del mondo cinematografico, dominato da elementi surreali e onirici che accompagnano la narrazione di fotografie di vita reali, ricco di queste continue contrapposizioni che resero famoso il regista romagnolo in tutto il mondo portandolo a vincere quattro Oscar, una Palma d’oro e un Leone d’oro.
A cent’anni dalla sua nascita, cinema e televisione stanno ritrasmettendo i suoi capolavori nel tentativo di farli conoscere a chi ancora non li ha scoperti.